RIVOLUZIONE DEMOCRATICA
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[ 18 marzo 2010 ]
SE VOGLIAMO DAVVERO FARE SERIAMENTE
ALCUNI COMMENTI PERSONALI IN MARGINE ALL’INCONTRO CON SAVAS MATSAS
di Roberto Fondi*
Iniziato con le ottime presentazioni di Maurizio Fratta e Leonardo Mazzei, a mio parere l’incontro fiorentino di sabato 6 marzo con Savas Matsas non si è concluso altrettanto bene.
Già da tempo abbiamo la certezza che sconvolgimenti sociali come quello greco interesseranno sempre più sia i PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) che il resto delle nazioni europee. Pertanto, se aspiriamo veramente a metterci alla guida, qui in Italia, del popolo di cittadini delusi, amareggiati, insoddisfatti, preoccupati, precari, disoccupati e disperati che sempre più andrà incrementandosi nel prossimo futuro, allora dobbiamo metterci nelle condizioni di rivolgerci il prima possibile a tutti loro con un concreto progetto di Stato alternativo da indicare come obiettivo da realizzare e del quale tutti quanti compenetrarci bene la mente, nonché efficaci soluzioni di emergenza per assicurare sussistenza e lavoro ai più bisognosi.
So benissimo che si tratta di due compiti terribilmente difficili ed impegnativi, ma non vedo altre direzioni da percorrere, salvo l’abbandonarsi al più completo ed egoistico “si salvi chi può!” e alla logica spietata della mors tua vita mea. Speravo dunque che – dopo aver preso atto del quadro della situazione della Grecia delineatoci da Matsas, e magari prendendo spunto da esso – si parlasse dei temi suddetti. Invece tutto è scaduto nella solita riunione di parrocchia, con interventi abbastanza evanescenti e il sostantivo “compagno” ripetutamente recitato come un’amen. Moreno Pasquinelli ha riportato l’attenzione su cose più consistenti sostenendo quanto segue: c’è un risveglio operaio non ancora anti-capitalista né anti-berlusconiano, e c’è un risveglio non operaio, “viola”, anch’esso non ancora anti-capitalista ma ferocemente anti-berlusconiano; siccome però entrambi questi risvegli, per quanto in sé positivi, non comunicano fra di loro, dobbiamo lavorare perché lo facciano e si fondano in uno.
Già. Ma ammesso che riusciamo in questo intento, che cosa diciamo poi a tale massa di gente riunita? Porgiamo ad essa le quattro soluzioni proposte da Matsas, cioè (1) cancellare il debito, (2) riorganizzare la società in modo socialista, (3) nazionalizzare il sistema bancario e (4) fare da “scintilla” per propagare il fuoco della rivolta al resto del mondo mediterraneo? Posso concordare sulla (1) e sulla (3), ma che cosa si intende esattamente, quando si dice “riorganizzare la società in modo socialista”?
Quando poi nell’aria è risuonato il nome di Lenin, allora mi sono sentito veramente stanco e, anche per non correre il rischio di perdere l’autobus, ho creduto opportuno andarmene. Con discorsi di simile natura, come possiamo sperare di raccogliere e coinvolgere i nostri connazionali in un nuovo Risorgimento etico-politico? D’altra parte, a quale obiettivo dobbiamo puntare se non solo ed esclusivamente a questo?
* del Coordinamento Nazionale di Rivoluzione Democratica