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UNIONI CIVILI ED UNIONE EUROPEA: OVVERO LA FONDAMENTALE DIFFERENZA TRA LIBERALISMO E LIBERISMO di Domenico Rondoni*

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[ 31 maggio ]

* Domenico Rondoni è un attivista della Me-Mmt

«L’organizzazione è indispensabile, perché la libertà sorge e acquista senso solo dentro una comunità che sappia regolarsi da sé, composta da individui liberi e cooperanti. Ma l’organizzazione, seppur indispensabile, può anche essere letale. L’eccessiva organizzazione trasforma gli uomini in automi, soffoca lo spirito creativo, toglie ogni possibilità di liberazione.
Come sempre, la via di mezzo è quella sicura: fra l’estremo del laissez-faire da una parte e il controllo totale dall’altra».   
Aldous Huxley – Ritorno al Mondo Nuovo (1958)

«Il liberismo è un concetto inferiore e subordinato a quello di liberalismo. E in Italia si può essere liberali senza essere liberisti».   
Benedetto Croce

Si parla tanto in questi giorni dell’argomento unioni civili. 
Se ne parla così tanto che l’argomento crisi economica e disoccupazione è passato quasi totalmente in secondo piano in quasi tutti i media nazionali. 
Tuttavia credo che anche il dibattito sulle unioni civili possa essere utile per capire qualcosa in più di economia, sopratutto in relazione al periodo storico che stiamo vivendo. Ed in questo articolo cercherò di spiegare perchè. 
Ma prima, per comprendere e valutare a pieno questi argomenti, credo sia fondamentale partire dalle basi e dal significato di alcuni termini, in particolare dagli importantissimi concetti di liberalismo e liberismo.

Il virgolettato seguente è preso da Wikipedia:

«Il liberalismo è un insieme di dottrine, definite in tempi e luoghi diversi durante l’età moderna e contemporanea, che pongono precisi limiti al potere e all’intervento dello stato, al fine di proteggere i diritti naturali, di salvaguardare i diritti di libertà (orientamento religioso, sessuale, politico, etc etc n.d.a) e, di conseguenza, promuovere l’autonomia creativa dell’individuo oltre che la sua indipendenza politica».

«Per liberismo si intende, essenzialmente, la libertà economica, ossia la libertà del mercato, della concorrenza fra industrie, aziende, semplici lavoratori, in qualsiasi condizione storica, geografica, sociale. 
Padri nobili del liberismo sono i liberali alla Adam Smith, tutti coloro che fra Settecento e Ottocento propugnarono, contro i privilegi della nobiltà, dell’alto clero, dell’antico regime, la libera iniziativa economica». 

«Solo la lingua italiana pone una distinzione tra liberalismo e liberismo: mentre il primo è una teorizzazione politica e sociale, il secondo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello Stato dall’economia: perciò un’economia liberista pura è un’economia di mercato non temperata da interventi esterni.
La lingua francese parla di libéralisme politique e libéralisme économique (quest’ultimo chiamato anche laissez-faire, letteralmente lasciate fare), lo spagnolo di liberalismo social e liberalismo económico. 
La lingua inglese parla di free trade (libero commercio) ma usa il termine liberalism anche per riferirsi al liberismo economico. 
Neo-liberalism (in italiano neoliberismo) è il termine usato dagli oppositori del liberismo per indicare la politica sostenuta da Margaret Thatcher e Ronald Reagan. 
Sebbene i neoliberisti si proclamino talvolta i veri eredi del liberalismo classico molti hanno contestato questa pretesa e ritengono (ed a mio parere a ragione n.d.a.) che i neoliberisti possano piuttosto essere collocati tra i conservatori (al Partito Conservatore inglese apparteneva infatti la Thatcher)».


Tornando all’attuale periodo storico, è bene notare come il MinCulPop di stampo europeista proponga sempre di più all’opinione pubblica il paradigma dell’Unione Europea come baluardo dei diritti civili e delle libertà individuali: “L’Europa dei Popoli e delle Libertà” si sente spesso affermare. 
Basta ricordare i contenuti degli spot di qualche tempo fa intercalati dal tormentone “Perchè di Europa si deve parlare.. DLIN!” Ricordate?

Questa presentazione dell’Europa come baluardo delle libertà individuali era in realtà rilevabile fin dalle origini del processo di integrazione europea, e prendeva principalmente spunto dalle società civili dei paesi “core” della UE (Benelux, Francia, Germania) dove la legislazione stava già accogliendo e regolamentando le richieste di alcune minoranze che si sentivano discriminate. 

La mirata operazione di manipolazione culturale ha inizio laddove all’interno di tale difesa dei diritti individuali ci si è inserito forzatamente, ed in maniera assolutamente non disinteressata, il concetto di libertà economica, considerandola anch’essa come una delle fondamentali libertà individuali, e portandola all’estremo limite di ridurre all’osso il fondamentale ruolo dello Stato. Con tutto il disastro che ne è conseguito dagli anni ’80 in poi.

Tenendo in mente i concetti appena descritti di liberalismo e liberismo, risulta quanto mai evidente quanto questa operazione mediatica e culturale sia meschina ed intellettualmente disonesta.
Infatti il Minculpop europeista gioca furbescamente sul doppio binario della libertà individuale secondo il diritto naturale e della libertà economica secondo il liberismo classico. 
La differenza è sostanziale, ed il neoliberismo, versione moderna e perversa del liberismo, si alimenta molto grazie a questo equivoco sapientemente cavalcato.

Per capire quanto questo accostamento sia del tutto fuori luogo, tanto dal punto di vista filosofico-concettuale quanto dal punto di vista storico, basti ricordare che lo stesso Beveridge, autore del famoso Piano Beveridge, considerato il fondatore del welfare moderno, fosse un convinto liberale non socialista.
I punti fondamentali del suo piano erano la lotta alla povertà, disoccupazione, ignoranza, malattie. 
E proprio lui, ripeto liberale non socialista, individuava nello stato moderno il soggetto che doveva farsi carico di questa missione, attraverso una sanità pubblica, un sistema pensionistico equo, istruzione pubblica e il perseguimento della piena occupazione. 

Le libertà individuali sono delle conquiste che la società moderna sta gradatamente facendo, e vanno perseguite, ampliate e ove necessario regolamentate. 
Ed ogni collettività che ha il potere di esercitare l’attività democratica dovrebbe avere la possibilità di decidere se e come regolamentare tali libertà individuali. 

Ma la macroeconomia, quella seria e lontana da interessi economici di parte, ci insegna che nel momento in cui il cittadino opera come soggetto economico all’interno delle società moderne, egli dovrebbe essere consapevole del fatto che l’economia moderna è innanzitutto una  disciplina SISTEMICA, e il raggiungimento del suo benessere non potrà mai prescindere dalla corretta gestione della politica economica. 

In quest’ottica uno Stato che interviene bene in una economia mista pubblico-privato, indirizzando l’allocazione di risorse e garantendo il welfare, crea in realtà i presupposti per un maggiore benessere diffuso, e quindi non provoca un restringimento bensì un ampliamento delle libertà e delle potenzialità individuali.
Il liberalismo può contenere in sé una parte di liberismo. Ma non può e non deve appiattirsi sul liberismo stesso. Vi possono essere momenti della storia in cui il liberalismo, cioè l’affermazione e la difesa delle libertà individuali, passa proprio per la limitazione del potere del libero mercato.
E questo è uno di questi periodi storici.

Per concludere vi riporto un dibattito che mi è capitato di avere in rete con una persona che si dichiarava di scuola economica austriaca (si vedano Von Hayek et al.). 
Dopo qualche scambio di opinioni abbastanza acceso, in cui lui continuava a ripetere che lo Stato è cattivo perchè limita le libertà individuali, gli pongo la seguente domanda secca: 
«fammi capire, un ragazzo disabile che nasce in una famiglia disagiata, come vivrebbe nel vostro sistema?» 
E la sua testuale risposta è stata: «grazie a qualche benefattore che si prende a cuore il suo destino» (Sic..)

Ecco svelati i diritti che l’ “Europa dei Popoli e delle Libertà” fondata sulle dottrine neoliberiste garantirà alle future generazioni. 
Indipendemente da condizione sociale, orientamento religioso, orientamento sessuale o politico, nelle future generazioni tutti i cittadini europei saranno uguali ed avranno lo stesso diritto. 
Il diritto di mendicare per la sopravvivenza.

Un pensiero su “UNIONI CIVILI ED UNIONE EUROPEA: OVVERO LA FONDAMENTALE DIFFERENZA TRA LIBERALISMO E LIBERISMO di Domenico Rondoni*”

  1. Anonimo dice:

    Mi piace la frase conclusiva che preconizza "il diritto di mendicare per la propria sopravvivenza" La lezione della Grecia sta finalmente insegnando questa eccelsa filosofia sociale. il diritto di mendicare. Non il diritto a nascere, vivere, morire decorosamente. "Il diritto di mendicare"Basta tuttavia che ci sia ancora qualcuno che getta una moneta nel piattino!A quando la distribuzione della "pillola del commiato" ?!

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