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LA RABBIA CHE MONTA, IL BLOCCO SOCIALE DA COSTRUIRE di Piemme

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La notizia del giorno, che infatti campeggia sulla maggior parte dei giornali, sono i dati Istat che segnalano il crollo del Pil e dell’occupazione.

Sono numeri da capogiro: 600mila occupati in meno rispetto al periodo pre-Covid e 700mila “inattivi” in più da febbraio.

Non fosse stato per la cassa integrazione avremmo un crollo ancor più esteso, stante che secondo diversi analisti molti dei cassaintegrati sono già da considerare disoccupati de facto.

Per quanto concerne il Pil, si prevede una discesa senza precedenti, più forte di quel che ci si attendeva, visti i dati che arrivano dalgli Stati Uniti e anzitutto dalla Germania, un –10,1 mentre ci si aspettava circa la metà.

Accanto ai dati Istat sono piombati quelli del focus Censis-Confcooperative: “In Italia ci sono oggi 2milioni e 100mila famiglie sul baratro della povertà”.

La crisi Covid ha tolto alle famiglie che si arrangiavano con lavori irregolari (i cosiddeti “acrobrati della povertà”) ogni possibilià di reddito.

Si legge nel Focus: “Hanno sempre guadagnato il minimo per sbarcare il lunario e oggi hanno visto crollare il loro reddito andando ad ingrossare la sacca della povertà assoluta, con il rischio di una nuova frattura sociale con diffusione di rabbia e odio”.

Nel 2019 erano 4,6 milioni in stato di povertà assoluta in Italia, di cui 1,14 minorenni.

“A causa del lockdown la situazione è drasticamente peggiorata: il 50,8% degli italiani ha subito un improvviso crollo del proprio reddito, con punte del 60% tra i giovani, del 69,4% tra i lavoratori precari, del 78,7% fra imprenditori e professionisti”.

Voglio sottolineare questi dati:

«A causa del lockdown la situazione è drasticamente peggiorata: il 50,8% degli italiani ha subito un improvviso crollo del proprio reddito, con punte del 60% tra i giovani, del 69,4% tra i lavoratori precari, del 78,7% fra imprenditori e professionisti».

Essi ci dicono che il crollo economico concausato dal lockdown, ha letteralmente spaccato il Paese in due.
Il risultato, com’è evidente, non è affatto il “99% contro l’1%”.

C’è chi può ancora galleggiare e chi, senza una radicale svolta di politica economica (che non c’è) e una rapida ripresa (che non avverrà), è destinato ad affogare.

Lasciamoci alle spalle la semplificazione di un indistinto “basso” contro uno stratosferico “alto”.

Il crollo economico taglia in maniera trasversale tutte le classi sociali, colpendo i settori precari del proletariato (anzitutto) come pure classi medie, professionisti ed anche pezzi di borghesia costretti a chiudere bottega.

Chi può ancora galleggiare assumerà un comportamento sociale conservatore, non sarà certo protagonista della montante protesta sociale.

Dall’altra parte tutti i pezzi di società sofferente (che aumenteranno nel prossimo periodo) tenderanno a ribellarsi, chi alla miseria e alla fame, chi alla perdita del proprio status sociale.

Le proteste sociali non mancheranno, forse già a partire dal prossimo autunno.

Il rischio è che maturino in maniera disordinata e senza che riescano a confluire in un unico grande fronte popolare.

Occorre far confluire i tanti rivoli della rivolta che verrà in un fiume in piena.

Bisogna lavorare ad un grande blocco sociale alternativo a quello capeggiato delle classi dominanti.

Questo blocco verrà fuori nella lotta ma solo a condizione che ci sia una forza politica, una direzione, che sappia unificare i movimenti sulla base di una piattaforma unitaria e di un piano per ricostruire il nostro Paese, facendolo uscire una volta per tutte dal marasma neoliberista e dalla gabbia dell’Unione europea.

2 pensieri su “LA RABBIA CHE MONTA, IL BLOCCO SOCIALE DA COSTRUIRE di Piemme”

  1. Nicola dice:

    Tra i “galleggianti” ci sono soprattutto gli impiegati pubblici, i quali già costituiscono un blocco conservatore e che nel prossimo futuro radicalizzeranno la loro posizione. Da questa massa di pigiatasti non aspettiamoci nulla di buono.

  2. Cittadino dice:

    Il problema è quanto rischia di trascinarsi ancora la situazione. Dopo aver trovato una convergenza su MES/Recovery fund cosa accade sul fronte UK-UE?

    Dopo che per mesi Johnson, insieme a Frost, aveva detto che si doveva arrivare ad un accordo entro fine luglio o era no-deal e WTO, che non si sarebbe arrivati fino ad ottobre, contrapponendosi a Barnier che invece ha sempre cercato di prorogare fino ad ottobre. Il primo di agosto cosa accade? Che l’ineffabile Frost 8che il giorno prima aveva ancora dichiarato o cos’ o no-deal), senza dire né A e né B pubblica la tabella di marcia per i prossimi colloqui che si estende fino ad ottobre. Come se mai avessero fatto i tanti proclami che se non si finiva per fine luglio era no-deal, senza neppure abbozzare una spiegazione. Di fatto una cessione alla tabella di marcia voluta da Barnier con l’ultimatum di Johnson che diventa ancora una volta un penultimatum.

    E le elezioni USA incombono, se dovesse vincere Biden perderebbero il sostegno USA e potremo avere una piccola restaurazioncina. Ancora non è detta l’ultima parola ma la situazione non mi pare buona.

    Giovanni

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