CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE di Moreno Pasquinelli
Semmai fosse stata necessaria una conferma che il movimento contro l’Operazione Covid-19 è morto e defunto, questa ce l’ha data la giornata di Siena del 17 giugno. Spiegarsi la scarsa partecipazione con la divisione della protesta in “tre piazze” è l’alibi consolatorio di chi si ostina a non guardare in faccia la realtà. Quando il vento della rivolta sociale soffia, non gonfia una vela sola.
La realtà è che il ciclo sociale e politico contraddistinto dalle mobilitazioni contro Green Pass e obblighi vaccinali si era già chiuso l’anno scorso, col sopraggiungere della guerra in Ucraina prima, con le elezioni politiche del 25 settembre poi. I risultati consegnati dalle urne colpirono infatti in modo fatale un movimento già in riflusso. Quanto avesse pesato, davanti alla prova elettorale, il frazionamento in più liste, è cosa nota. Si sottovaluta l’altro aspetto: che quel frazionamento non ha solo spinto tanti all’astensione, molti di più ne ha gettati tra le braccia del centro-destra a trazione meloniana. Un abbraccio soffocante che è stato il vero colpo di grazia di un movimento che di limiti se ne portava appresso molti.
E’ una legge sociale: un movimento di massa non può stare a lungo in posizione di stallo: avanza e resiste se occupa la ribalta, una volta che ne sia stato spodestato, o cambia pelle, compiendo un salto politico, o si spegne.
Di chi è la responsabilità della consunzione? Non è solo dei “partitini” e delle loro scelte divisioniste. E’ dei falsi profeti che hanno alimentato astensionismo e nichilismo politico. E’ delle anime erranti che nell’illusione di poter evitare il terreno dello scontro politico, hanno chiamato all’esodo dal mondo per trovare conforto e rifugio in un’immaginaria terra promessa. La responsabilità è infine dei demagoghi che in nome di un movimentismo qualunquistico hanno respinto ogni salto di consapevolezza e distrutto la possibilità di una ritirata ordinata. E sempre a proposito di responsabilità, non è da escludere quella del Diavolo, che sempre ci mette lo zampino, inquinando, corrompendo, mettendo indicazioni stradali fasulle per depistare la rivolta, addirittura installando suoi agenti alla guida dei movimenti in marcia.
A scanso di equivoci: la protesta contro la presenza di Fauci a Siena, con tanto di consegna della laurea ad honorem non era solo doverosa, era un’obbligazione politica e morale. Ci sono lotte che vanno condotte dato il loro grande rilievo politico e simbolico, che vanno intraprese anche quando alto è il rischio di perderle. La storia non ha pietà, è vero, ma anzitutto degli ignavi, come anche di coloro che si gettano nella mischia a patto di avere già in tasca la certezza di vincere. In battaglia si può essere battuti, l’importante è perdere in modo onorevole, quindi capire gli errori eventualmente commessi. E’ così che anche le sconfitte si rivelano utili per vincere in futuro.
Bene ha fatto dunque il Fronte del Dissenso a mettere in chiaro ex ante che la divisione non poteva essere usata come alibi per starsene a casa. Fanno quindi pena, prima ancora che rabbia, quei disertori i quali, ex post, hanno avuto il cattivo gusto di sbeffeggiare chi, a gridare il suo sdegno a Siena, pur in condizioni difficili, c’è andato. Non affannatevi a disprezzare questi grilli parlanti, con le loro mani si stanno scavando la fossa del disonore.
Pensiamo piuttosto a noi, a compiere il salto di livello che il cambiamento di fase di impone. Non c’è dubbio che una nuova e più devastante rivolta sociale verrà. Nessuno potrà scappare, anche lo volesse. Molto meglio prepararsi, attrezzarsi, quindi andargli incontro a viso aperto.