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DAL GRANDE RESET AL GREEN RESET: Intervista ad I. Bifarini

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D. Dal Grande Reset al Green Reset —il tuo nuovo saggio —, ma tu già tre anni fa avevi perfettamente inquadrato dove stavamo andando a seguito delle politiche sanitarie e nel tuo precedente libro Grande Reset parlavi di rivoluzione post-industriale. Che cosa intendi con questa definizione?

R. Nel Grande Reset denunciavo il piano di Klaus Schwab, del Forum di Davos e di tutti i grandi think thank di attuare questa rivoluzione — che di industriale non ha nulla — e non è nient’altro che l’attuazione della trasformazione della nostra società in un sistema “tecno-digitale” in cui l’IA supportata dalla rete del 5G — tassello fondamentale alla messa in pratica di questa rivoluzione — gestisca i processi, in maniera tale che l’uomo possa essere totalmente sostituito in tutti gli ambiti della vita. Sostituito nel lavoro, nelle produzioni, e, più che altro, sostituito come essere capace di “generare” e di “creare”. Un’economia nella quale l’IA sostituirà l’uomo anche nei lavori “creativi”, di “concetto”, di “pensiero”. Non parliamo di sogni e fantasie mentali di certe élite. La rivoluzione in corso è qualcosa di palpabile che sta avvenendo davanti ai nostri occhi ed a grande velocità. Un’intelligenza artificiale che allarma sempre più addirittura per gli stessi addetti ai lavori ed esperti.

D. Hai parlato di intelligenze artificiali generatrici ed hai sottolineato l’effettiva sostituzione che a breve arriverà appunto anche per i lavori concettuali. Martin Ford grande esperto di intelligenza artificiale nel suo recente saggio Il Dominio Dei Robot afferma che certi tipi di lavoro — quelli manuali: di artigianato e non solo — non saranno sostituibili in quanto comunque queste intelligenze artificiali sono deboli e non sono in grado di interagire e com-prendere la realtà. Un altro punto interessante: Ford sostiene che andiamo verso un “nuovo inverno” dell’intelligenza artificiale; in quanto l’accumulo e l’elaborazione di dati non è più sostenibile in questa quantità a livello energetico. Tu cosa puoi dirmi?

R. Riguardo la prima osservazione direi che sì, l’intelligenza artificiale sicuramente non potrà mai svolgere la mansione di un calzolaio che “ripara il prodotto” ma con l’avvento delle stampanti 3D ed una società dove l’iper-produzione è talmente a basso costo, a mio avviso diventa un problema marginale. Sarà un lavoro di cui disporrà una classe sociale molto abbiente: una ristretta cerchia. Per i più procederà la sostituzione sul lavoro. Sul secondo punto, è un quesito che mi sono posta anche io. Tuttavia la tendenza sembra quella a risparmiare energia su altri ambiti. Si punta al risparmio del consumo domestico, delle piccole e medie imprese. Attraverso le politiche pseudo-ecologiche della quarta rivoluzione industriale che si abbattono sui più piccoli per fare tabula rasa della classe media, delle piccole e medie imprese. Andiamo verso un vero e proprio “oligopolio” in cui le multinazionali appoggiate dai governi e dagli organismi sovranazionali dominano il mercato nonché le risorse.

D. Nel tuo nuovo saggio osservi intelligentemente che tutti si preoccupano di ridurre le emissioni da CO2 eppure sembra che a nessuno interessi di ridurre lo sfruttamento del suolo o la produzione della plastica che generano grande inquinamento e poi parli dell’ingegner Peccei che sarebbe il padre intellettuale di Klaus Schwab e delle assurde politiche ambientaliste che adesso perseguono appunto il WEF e l’Unione Europea. Puoi spiegarci dove e come nascono queste politiche?

R. Sicuramente questo è un falso ambientalismo. Dovremmo rivedere il sistema di produzione, dovremmo interrompere la logica di sistema dell’obsolescenza programmata, ma neanche ciò si fa, né si ha intenzione di fare. Impera un sistema che produce oggetti di bassissima qualità e scarsissima durata che generano quantità inaudite di rifiuti. Non c’è interesse per la tutela dell’ambiente e per la manutenzione del territorio (lo abbiamo visto in Emilia Romagna), non c’è amore per la natura. Lo dimostra l’urbanizzazione selvaggia. Tutto ciò che interessa è la riduzione delle emissioni da CO2 e i suoi presunti effetti sul cambiamento climatico, fenomeno connaturato al clima stesso, come sostenuto da Franco Prodi. Tutto ciò succede nonostante non ci sia unanimità nel mondo scientifico e questo è stato denunciato da Franco Battaglia, che ha dimostrato come il mondo scientifico sia in realtà scettico su tale cambiamento. Si parla di meno di un terzo dei climatologi che sposano questa narrazione e non il 97% come ci viene detto dai media. Queste politiche risalgono al Club di Roma fondato dall’ingegner Peccei per occuparsi in maniera scientifica, o meglio scientista, di politiche globali. L’ambito di studio nella fattispecie riguardava l’ambiente e il destino dell’umanità. Nel 1972 esce I Limiti dello Sviluppo Umano nel quale viene vaticinato che se non si punterà a ridurre popolazione mondiale e crescita economica l’uomo andrà verso una catastrofe irreparabile ed irreversibile. Questo libro fece breccia sull’opinione pubblica e anche sulla classe intellettuale dell’epoca. Inizia così quello che io definisco l’eco-malthusianesimo, ossia la riduzione della popolazione in chiave ambientalista. Prende forma la religione del “cancrismo” ovvero si inizia ad immaginare l’uomo come la causa di tutte le catastrofi del pianeta.

D. In questo contesto qual è il ruolo della Cina e dei BRICS? A me sembra che il paradigma della Quarta Rivoluzione Industriale venga portato avanti alla stessa maniera o sbaglio?

R. C’è una differenza fondamentale. Se da un lato la Cina è anche più avanti sul lato della dematerializzazione del denaro, della digitalizzazione delle nostre vite, dell’implementazione dell’intelligenza artificiale, sulla sorveglianza intrusiva così come sul biopotere utilizzato in pandemia, dall’altro la Cina non ha nessuna intenzione di praticare questo “suicidio green”. Sta qua la differenza: la Cina cura la sua economia, mentre l’Europa si sta proprio suicidando. l’Europa è vittima e carnefice delle sue stesse politiche.

D. Secondo te come smaltiremo tutti i materiali della transizione ecologica: terre rare, litio, cobalto, pale eoliche e quant’altro?

R. Esatto, questa è la contraddizione. Oltretutto diventeremo sempre più dipendenti dalla Cina che è il principale fornitore di tali tecnologie ed innovazioni. Tutto ciò sulla pelle dei bambini e sullo sfruttamento dell’ambiente. L’Unione Europea è finita in un “blackout cognitivo”.

D. Hai ragione Ilaria e da vendere; cambiamo argomento. Una battuta: Shohana Zuboff lo avrà capito che le politiche pandemiche sono state applicate per introdurre ed implementare lo stato di sorveglianza?

R. Ma guarda già l’ho detto, la Zuboff è sopravvalutata perché nonostante il pregevole lavoro di ricerca non ha denunciato nulla di ciò che è successo durante la pandemia e oltretutto non fa altro che propagandare la “cricca dem”. Insomma nulla di speciale sicuramente.

Ilaria ti ringrazio del tuo tempo.

Ma grazie a voi un saluto!

Intervista a cura di Francesco Centineo

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