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CONTROFFENSIVA, A CHE PUNTO SIAMO? di Filippo Dellepiane

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A circa due mesi dall’inizio della tanto sbandierata controffensiva vale la pena fare un primo resoconto di cosa sta succedendo tenendo conto di alcuni fattori; di seguito:

-il tempo è dalla parte dei russi, nel momento in cui arriverà la rasputiza il fronte tenderà a fermarsi completamente. Ad oggi, ultimo giorno dell’estate dal punto di vista meteorologico, non ci sono piogge ancora in vista. Inoltre, sono gli ucraini che devono dimostrare agli alleati occidentali dei risultati;

-il fattore uomini pesa sempre di più per l’attaccante (gli Ucraini), visto anche l’incredibile squilibrio che c’è nella demografia dei due paesi;

-l’Ucraina mente sempre più spesso ed in modo sistematico rispetto a quanto fanno i russi ma, in ogni caso, la nebbia di guerra è fittissima da entrambe le parti;

-gli obiettivi iniziali della controffensiva (presa di Tokmak, Melitopol, l’isolamento della Crimea) con ogni probabilità non saranno raggiunti, né lo sono mai stati, stante anche le dichiarazioni americane e britanniche a riguardo.

-il fatto che gli ucraini portino la guerra in Russia (droni, attacchi terroristici) segnala sì alcune falle nella difesa del paese ma è un segnale di difficoltà sul campo per gli Ucraini.

– più di questo, con questo grado di coinvolgimento nella guerra, l’Occidente non può fare.

-questo tipo di attacchi “alle retrovie russe” espone la popolazione ucraina a forme di “retaliation”.

Analizziamo, dopo questa piccola premessa, il fronte più caldo vale a dire quello di Rabotyne: piccola località nell’oblast di Zaporizhzhya dove da settimane russi ed ucraini se le danno di santa ragione. Chi un giorno dichiara di aver preso la località, chi dice di averla ripresa il giorno successivo. Al momento i russi pare abbiano ripiegato dalla città, ormai ridotta ad un cumulo di macerie. Gli ucraini, trovandosi di fronte campi minati, bunker, trappole, trincee hanno inizialmente provato ad andare in profondità seguendo questo tipo di direttrice (freccetta gialla)

Penetrare, quindi, in profondità ed avviarsi sulla strada che conduce poi a Tokmak. Il problema è che lì passa la linea Surovikin e vi sono, inoltre, altre numerose piccole linee difensive in tutti i 20 km da Rabotyne a Tokmak, rendendo probabilmente la “scampagnata” un inferno. Gli ucraini hanno deciso, quindi, di provare un’altra strada vale a dire quella di Verbove (linea rossa). E qui il mezzo patatrac, certo ancora locale, per i russi, i quali hanno dovuto constatare che la prima linea difensiva qui da parte degli ucraini è stata sorpassata. Non sappiamo ancora in che entità, si parla fossero soltanto ricognizioni di Kiev e che quindi alcuni soldati si siano soltanto, momentaneamente, trovati oltre la prima linea russa. Che cosa comporta questo? Anzitutto ci fa capire l’intenzione ucraina, vale a dire aprire la testa di ponte. Essendo le truppe da entrambe le parti in numero equivalente chi attacca ha più difficoltà e deve, se ha reparti corazzati, necessariamente ampliare il fronte su cui lavora per poter sfruttare tutta la sua potenza di fuoco. Nell’ottica di aumentare la superficie di attacco vale la pena notare che gli ucraini, dopo alcuni tentativi, hanno evitato totalmente la strada di Novoprokopivka (SOTTO RABOTYNE, LA FRECCIA ROSSA) a causa di una lieve spalla (una collinetta fra 100/150 mt) da cui i Russi sono veramente difficili da scalzare. Ecco il rilievo altimetrico della zona:

Zona rimasta finora silente è Kopani, ad ovest, dove gli ucraini hanno ormai abbandonato ogni tipo di azione offensiva.

PERCHE’ LA SITUAZIONE DI VERBOVE PUO’ PROVOCARE PROBLEMI AI RUSSI?

Rappresenta il ventre molle del sistema di difesa russo, d’altronde la guerra d’attrito è anche questo. Provare e riprovare fino a che non si trovi un punto.

CASO PEGGIORE: Gli ucraini prendono Verbove, dopodiché NON PRENDONO la strada di Tokmak bensì iniziano a minacciare le linee logistiche russe che portano viveri, armi e soldati stessi alla zona di Cherson e alla Crimea. Il rischio è che il corridoio risulti troppo dispendioso a livello umano e di energie e che i russi si trovino in enorme difficoltà e possano sì, a quel punto, abbandonare Tokmak. È il caso peggiore, ce ne sono molte di sfumature, ma non è da escludere.

CASO MIGLIORE: L’evento è da ridimensionare; certo i russi sono in difficoltà ma l’arrivo di due reggimenti (1 reggimento= 1500/3000 uomini) della VDV della 76esima russa (truppe di élite) riescono a frenare l’altro schieramento di élite ucraino, l’82esima brigata ucraina che ha trovato la strada per Verbove. Visto come è stato lungo il conflitto per Rabotyne potremmo aspettarci qualcosa di similare per questa città.

l’imbucata che la 82esima brigata ucraina avrebbe fatto (in rosso la prima linea difensiva russa)

ELEMENTI OGGETTIVI IN QUESTI CASI:

  • essendo una guerra di attrito, come un braccio di ferro, chi crolla spesso crolla di colpo. I russi NON sono crollati e stanno tamponando, hanno anche altre truppe della riserva strategica da poter inviare (fucilieri di marina, per esempio, che sono affluiti nella zona di Tokmak ).
  • Pare il numero di morti e feriti a livello ucraino sia 3 volte superiore a quello russo in alcuni casi (video in cui i russi cercano di convincere gli ucraini ad arrendersi e a non morire invano: https://twitter.com/narrative_hole/status/1696213382943150182?s=08)
  • le condizioni della truppa, a giudicare da video e testimonianze, è veramente difficile anche fra i più esperti da entrambe le parti. Si segnala, per esempio, come l’utilizzo dei droni da parte dei russi non si limiti solo ai corazzati ma anche alla fanteria (sintomo che la produzione russa è molto aumentata, probabilmente con un aiuto, camuffato molto bene, da parte dei cinesi) e non c’è motivo per escludere che gli ucraini non facciano lo stesso. C’è in generale moltissima stanchezza.
  • è ancora presto per dire cosa succederà, il crollo di uno dei due avverrà fra settembre ed ottobre. Per il sottoscritto è il momento deciso della guerra. Se i russi terranno, e ci sono motivi di credere che sia assolutamente nelle loro possibilità, avranno tutto il tempo per passare nuovamente all’offensiva dopo una fase di stallo. La partita si gioca qua.
  • gli Ucraini hanno molta più difficoltà nell’andare avanti con la mobilitazione, a detta del ministro della salute Per questo Zelensky sta minacciando misure draconiane per chi nasconde imboscati o gente che, grazie a contatti, scappa ed evita di andare al fronte.
  • l’età al fronte, dalla parte ucraina, si sta alzando vertiginosamente e non è mai un buon segnale. Il massimo che si può mobilitare è solitamente il 5% della popolazione (la Wehrmacht fra il 1944/45 raggiunse il picco più alto per quanto riguarda la percentuale di popolazione reclutata).
  • con ogni probabilità vincerà chi ha più riserve. Non possiamo contare in questo le voci di una potenziale mobilitazione russa perché dalla mobilitazione allo schieramento delle truppe devono passare necessariamente molti mesi.

SU CHI PUNTARE DUNQUE? Nessuno può saperlo, la situazione è talmente in rapido cambiamento che è difficile fare ogni tipo di previsione. L’unica cosa è che ogni giorno che passa è un giorno più favorevole ai russi ed al congelamento del conflitto con l’arrivo dell’autunno. Questa sarebbe anzitutto una sconfitta mediatica ucraina, di fatto già avvenuta, e chiaramente dalle ripercussioni militari importanti.

Tutto passa da questa parte del fronte. I russi, per poter tamponare le perdite, hanno spostato da nord alcune truppe ed hanno dovuto così rallentare le offensive in zona Kreminna e nella zona del fiume Oskil.

Certo, ci sono voci di raggruppamenti di ingenti forze russe per una potenziale offensiva (si parla circa di un totale di 100000 uomini) ma per ora non sono altro che pettegolezzi, confermati da qualche immagine e comunicato che però non possono prescindere dall’analisi della situazione nel settore Rabotyne-Verbove.

Il resto del fronte si muove, certo, ma si muove a livelli ed intensità diverse (Urozhaine, Bakhmut…) che non valgono la pena sottolineare in questa fase rientrando in un gioco di avanzate e ritirate continue che, sostanzialmente, si bilanciano.

Le ricadute politiche di cosa accadrà sono moltissime, diversificate per ogni possibile scenario. Sicuramente, e qui concludo davvero, l’apertura di Zelensky ad una soluzione politica sulla Crimea ci fa capire che un bagno di realtà a Kiev se lo sono fatto.

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