INFERNO DIGITALE di Francesco Centineo*
Scrive Pitron: “Se c’è stato un tempo in cui guardavamo il cielo per migliorare la nostra comprensione del mondo qui in basso, oggi è l’esatto contrario: migliaia di astri elettronici guardano senza sosta noi e i nostri compagni, i tonni del Mediterraneo, i pinguini del Capo o i pini del Paranà in Brasile. Mai prima d’ora la natura è stata sottoposta a una tale sorveglianza!” – siamo in un mondo folle: tossico, freddo, pieno di cavi ed acciaio, sottoposti alla dittatura dei sensori e della digitalizzazione.
Quella verso cui andiamo non è una rivoluzione “Green”; questa è la favola che narrano a quattro colonne. In realtà: ciò verso cui andiamo è una nuova catastrofe ambientale dovuta ad una ennesima rivoluzione tecnologica che genera e genererà sempre più inquinamento.
Partiamo da una delle conclusioni del giornalista d’inchiesta Guillieme Pitron: “Sebbene stimoli la nascita di iniziative incredibili con lo scopo di proteggere il clima e la biodiversità, la rete non è pensata per “salvare” il pianeta e ogni discorso che collega la resilienza delle vita sulla Terra alle prestazioni degli strumenti digitali, è, secondo il nostro parere, una forma di mistificazione, una favola”.
Così, con un secco, lapidario, quanto ponderato e ragionato giudizio, Pitron smonta la balla della favola verde che altro non è che un mega operazione di “greenwashing” che comporta inquinamento ambientale, enormi costi energetici, e che, pensate un pò, per la gioia degli attivisti climatici, produce un sacco, ma un sacco di co2: più del 4% delle emissioni totali; ed è una percentuale destinata a crescere ed abbondantemente.
Pitron ci prende per mano e ci guida con lui in questa straordinaria inchiesta lungo 4 continenti: dalle miniere cinesi dove si “purifica” la grafite, in Europa dentro i Data Center (i giganteschi mostri energivori che conservano i nostri avatar digitali), poi negli States dove il gigante dell’energia Dominion spiana le montagne per estrarre il carbone con cui produrre l’energia che serve per mantenere i mega server delle Gafam (Google, Amazon, Facebook, Apple, Microsoft), fino all’Antartico dove i “conquistatori digitali” vorrebbero far passare i nuovi cavi sottomarini per interconnettere il globo. Perchè, in caso non lo sapeste, l’industria del digitale per la gran parte delle proprie necessità va a carbone! Altroché “Green”, qui a rinverdirsi sarà solo il capitale.
Come osserva Pitron: “il mondo smaterializzato sarà sempre più materialista” , ed un mondo sempre più materialista non può che essere un mondo sempre più inquinato ed un mondo “insostenibile” sotto ogni punto di vista.
Secondo l’indice Mips — un’indice che si concentra sull’impatto dei materiali usati per fabbricarlo — “un computer di 2 chili richiede tra gli altri, 22 chili di prodotti chimici, 240 chili di combustibile e 1,5 tonnellata d’acqua pulita. Il Mips di una televisione varia dalle 200 alle 1000 volte in più, mentre quello di uno smartphone è di 1200 circa (183 kg di materie prime per n150 granammo di prodotto finito). Ma è il Mips di un microchip a battere tutti i record. 32 chili di materiali per un circuito integrato di due grammi, ovvero un coefficiente sconcertante di 16000 volte ad uno”.
Daremo solo un’altra informazione tratta da questo straordinario saggio-inchiesta che consigliamo vivamente. Sappiate che “Internet” e le sue infrastrutture consumano il 10 per cento dell’energia mondiale, 3 volte ciò che consuma una nazione come la Francia ed è una quota che è destinata ad aumentare esponenzialmente, con il rischio che questa “svolta digitale”, secondo il giornalista, non riesca neanche effettivamente a compiersi. Quello cui andiamo incontro comunque sia non è un mondo idilliaco e perfetto, tutt’altro, quello verso cui andiamo è un vero proprio “Inferno Digitale”!
Il saggio affronta nel dettaglio i molteplici aspetti di questa follia, consigliamo vivamente la lettura.
* Fronte del Dissenso -Torino