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IL POS E LA SOVRANITÀ di Vincenzo Angelini*

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Solitamente si dice “La montagna ha partorito un topolino”, ma questa volta al Governo Sovranista della Meloni non possiamo neppure dirlo perché la montagna, alla fine, ha fatto fiasco!
La promessa del contenimento dell’uso del POS per i pagamenti, partita con altisonanti proclami, è terminata nel peggiore dei modi per la nostra libertà futura.

Ma prima di affrontare il nodo del POS e della moneta elettronica dobbiamo fare un piccolo excursus sul significato e sul senso del concetto chiamato MONETA.
La moneta è uno strumento, un mezzo attraverso il quale viene estinto un debito.
Di fatto il debitore dando moneta al creditore, estingue l’obbligo che aveva con quest’ultimo.
Ma è il creditore che stabilisce e decide come e con quale mezzo intende essere pagato: può, ad esempio, stabilire di essere pagato in natura, con buoni pasto, con i gettoni, con i francobolli ovvero con un mezzo ritenuto idoneo ad estinguere il credito.
Ma i mezzi anzidetti hanno un difetto: non tutti li accettano. Nella realtà ognuno di noi in società è a volte creditore ed a volte debitore, ecco allora che nel vivere sociale bisogna individuare un bene, un mezzo che sia universalmente accettato.
Prima, nella storia, c’erano le monete in oro, in argento ed in bronzo, erano quindi monete merce il cui valore era determinato dal contenuto materiale delle stesse.

La società capitalista, attraverso svariati passi – che non è il caso di illustrare adesso – è giunta ad imporre, quale mezzo universalmente accettato, la MONETA a CORSO LEGALE, ovvero una moneta ove l’obbligo di accettazione universale vien imposto per legge, questo a maggior ragione ora che non vi è più nessun minimo collegamento tra il valore nominale del denaro la sua copertura aurea.
L’euro, nell’attuale fase storica, è la moneta che soddisfa il criterio di mezzo di pagamento obbligatorio per l’estinzione dei debiti, siamo quindi tutti obbligati ad accettarlo e la circolazione avviene senza oneri per il debitore e per il creditore: se chiedo 100 euro, ricevo 100 euro.
La moneta elettronica, che viene scambiata attraverso il POS, ha invece il problema che la sua circolazione è onerosa dal momento che ci sono un terzo ed un quarto soggetto che si pongono tra il debitore ed il creditore. Tale soggetti, la banca e la società che emette la carta di credito, intervengono riducendo l’ammontare del valore transato. Se il mio debito è 100, al mio creditore arriverà 99 e, ad ogni passaggio, l’ammontare scenderà delle commissioni prelevate. Potremmo dire che dopo 100 passaggi tutti i 100 euro di valore sono stati sottratti dagli intermediari.

A quersto punto il dilemma diventa: lo Stato può imporre una circolazione NON ONEROSA della monete elettronica tramite il POS? Non lo può fare perché interverrebbe a disciplinare un rapporto tra privati (esercente e banca) ma al contempo non dovrebbe neppure IMPORRE l’utilizzo di uno strumento elettronico per l’estinzione del debito tra debitore e creditore non potendo ugualmente intervenire in un rapporto tra privati; giuridicamente dovrebbe essere il creditore a decidere se accettare o meno l’estinzione del credito tramite il POS.

Ma allora perché questa forzatura giuridica?

Le motivazioni che vengono addotte si riducono principalmente a due: 1) il POS serve per combattere l’evasione fiscale; 2) ce lo chiede il PNNR.
Per quanto riguarda il primo punto diversi economisti hanno chiarito che non vi è diretta correlazione tra pagamento con il POS e diminuzione dell’evasione. Anzi, studi recenti dell’Osservatorio “Innovative Payments” del Politecnico di Milano ha accertato che i pagamenti elettronici sono effettuati principalmente per importi medio-bassi; l’80% delle transazioni digitali ha riguardato infatti un importo medio di 47,5 euro. In Italia si può statisticamente affermare che già oggi il 42% del valore complessivo delle transazioni avviene attraverso pagamenti elettronici. Non sono quindi gli importi medi, relativi a scambi commerciali tra privati cittadini ed esercenti o professionisti, a creare evasione ma sono le grandi società che determinano il notevole ammontare della stessa. Tale assunto è riconosciuto dallo stesso Consiglio Europeo attraverso la Presidente di turno Zbynek Stanjura.
Per quanto attiene invece al riferimento al PNRR va chiarito che il Governo Meloni intende ridiscutere alcuni punti dello stesso, considerato il diverso quadro economico rispetto a quando il PNNR è stato emanato, ma non parla del POS.

Qual è allora il vero motivo della forzatura sul POS? Questo è da ricercare nel piano digitale stabilito dalla Commissione Europea denominato “2030 DIGITAL COMPASS” che spinge ad un’urgente riforma dell’impianto normativo relativo all’identificazione elettronica (eIDAS).
L’impalcatura UE obbligherà ciascuno ad avere un’identità elettronica per godere dei propri diritti!
L’eIDAS sarà il perno principale di azioni di massiccia informatizzazione che andranno applicate a tutti i livelli, specie nei servizi pubblici.
L’identificazione prevista dal progetto eIDAS, incentrato sulla creazione di portafogli europei di identità digitale, ovvero CERTIFICAZIONI DI CREDENZIALI PERSONALI, da conservare su un wallet (portafoglio) dotato di firme crittografiche sotto forma di Qr code, permetterà di collegare le identità DIGITALI degli utilizzatori alla sussistenza di caratteri personali (salute, laurea, certificato elettorale, patente, conto bancario, ecc.).

La stessa tecnologia servirà ad introdurre l’EURO DIGITALE una volta eliminata completamente la moneta cartacea tramite la spinta all’uso della moneta elettronica e svilupperà funzioni di pagamento e tracciabilità on line.
Fabio Panetta, membro del Comitato Esecutivo della BCE, curatore della valuta digitale BCE, durante l’intervento alla Digital Week organizzata da Milano Finanza nel novembre del 2021, ha dichiarato “l’euro digitale – che verrà probabilmente introdotto nel 2026- sarà sicuro e privo di rischi come il contante e non avrà nulla a che vedere con le criptovalute che non sono moneta; nessun mezzo di pagamento privato è sicuro al 100%: SOLO LA BCE può EMETTERE PASSIVITÀ PRIVE DI RISCHIO”.

L’euro digitale non avrà più le caratteristiche del denaro contante cartaceo (ovvero la possibilità di tenerlo, utilizzarlo, investirlo, donarlo, bruciarlo, ecc.) ma sarà concesso e scambiato sotto il diretto controllo di chi lo crea (BCE).
L’euro digitale, al quale la BCE sta già lavorando ed il cui progetto realizzativo dovrebbe concludersi dopo il 2023, sarà inserito nelle apple wallet (tasca elettronica = Green Pass) posseduta da ogni cittadino con nome ed identità tracciabile anche se crittografati nel QR-Code del Green Pass, quindi la BCE saprà sempre chi detiene, chi scambia e quanta moneta possiede ogni cittadino.

Cosa accadrà quando il denaro digitale finirà tutto sul Green Pass? Quello che è già accaduto in Canada dove il primo ministro Trudeau ha bloccato gli account bancari di chi protestava (i camionisti e i cittadini che li aiutavano con la raccolta fondi!) e le banche sono rimaste in blackout per evitare prelievi! Lo stesso sta già avvenendo in Cina; Alessia Amighini ricercatrice dell’Istituto di Politica Internazionale di Milano dice “Le buste paghe di alcune categorie di lavoratori vengono già accreditate in Yuan Digitale. Ovviamente l’introduzione del Yuan Digitale risponde anche ad una esigenza di controllo TOTALITARIO delle masse, in questo caso dei loro portafogli. Un controllo facile da gestire e senza errori. Il Governo saprà tutto di tutti. Cosa hanno comprato, da chi, a che ora e per quanto!”

Un altro studioso, Tobias Ruck avverte “La FED, nel dollaro digitale in via di realizzazione, potrebbe inserire una data di scadenza, questo potrebbe essere fatto di nascosto. Allora se qualcuno vorrà spenderlo ma la data di scadenza sarà passata, non potrà più contare sul proprio denaro. In tal modo le autorità potrebbero proibire anche, a parti specifiche della popolazione, la possibilità di risparmiare.
Se si realizzerà malauguratamente lo Stato distopico preconizzato da Orwell nella sua opera 1984 a chi protesterà verrà automaticamente applicata una multa e congelata la disponibilità finanziaria!

Ecco perché la battaglia contro il POS obbligatorio è una battaglia di libertà e di Sovranità popolare alla quale il Governo Meloni ha purtroppo rinunciato. La vera libertà sarà poter scegliere tra utilizzo della moneta cartacea (che non dovrà mai essere abolita) e la moneta digitale. Bisognerà eliminare l’obbligatorietà del POS e conseguentemente delle multe per chi non adempie. Da una recente ricerca condotta dalla BCE risulta che il 60% dei consumatori considera importante o molto importante pagare in contanti perché il mezzo rende più consapevoli delle proprie spese e, al contempo, garantisce anonimato e privacy; di contro, altri consumatori percepiscono il pagamento elettronico più pratico e sicuro. L’obiettivo deve essere quello di mantenere entrambi i mezzi di pagamento.

*Attivista di Firenze Rinasce

2 pensieri su “IL POS E LA SOVRANITÀ di Vincenzo Angelini*”

  1. Francesco dice:

    Il “reddito di cittadinanza” e il “green pass” sono state le prove generali di ciò che le élite hanno in programma nell’immediato futuro:

    1) un reddito (che sia di lavoro, di risparmio o di assistenza sociale non fa differenza) accreditato ai cittadini su un supporto elettronico (…”virtuale”.. ), in modo tale che sia costantemente sotto il controllo dei governanti (…in quest’ottica si ripensi alla “spinta” da parte di Poste Italiane a sostituire i libretti di risparmio “cartacei” e i buoni “cartacei” con i libretti “smart” e i buoni “dematerializzati”
    2) un passaporto che sia un vero e proprio strumento di discriminazione tra coloro che “obbediscono” e coloro che “disobbediscono” al Potere.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

  2. Graziano+PRIOTTO dice:

    Per salvare l’esistenza del contante la soluzione ci sarebbe …

    Nell’unica democrazia reale e sostanziale (e non immaginaria e formale ) rimasta in Europa, la Svizzera,
    i cittadini con referendum hanno deciso che il contante non verrà mai abolito.
    È pur vero che in Italia i referendum sono uno specchietto per le allodole, e anche se si riuscisse a organizzarne uno e il no all’abolizione del contante vincesse non avremmo garanzia alcuna che poi i governanti non ignorerebbero del tutto la decisione popolare.
    Però organizzando la raccolta firme per un referendum propositivo si aprirebbe un dibattito utile a far capire alla gente il pericolo al quale va incontro. E se la gente capisse, smetterebbe di pagare come viene ordinato da chi ha l’interesse a giungere al punto descritto appunto da Orwell e già sperimentato in Canada dal governo a spese di chi protestava.

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