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UN COMPLOTTO AGRICOLO EMILIANO? di Leonardo Mazzei

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Non è con le idiozie che si combatte il sistema

Non è con le idiozie che si combatte il sistema. Mi scuso per la banalità di questo sottotitolo, ma il fenomeno ormai dilaga e bisogna pure che qualcuno se ne occupi. C’è tutto un mondo che dice di opporsi al regime, e che crede di farlo diffondendo ogni tipo di nefandezza, purtroppo anche quelle inesistenti. In questo modo, mentre da un lato si alimenta un’incontrollata spirale allarmistica, dall’altro si consente al regime di ridicolizzare l’opposizione intera.

E’ un gioco assurdo e demenziale e lorsignori non potrebbero chiedere di meglio. Fra l’altro, così facendo, due sono le conseguenze immediate di certe notizione diffuse in rete: cancellare (o quanto meno sminuire) le nefandezze vere, che pure abbondano come non mai; diffondere un senso di impotenza, di fronte ad un nemico talmente forte da poter procedere indisturbato verso un progetto di sterminio dell’intera umanità.

Naturalmente, basti pensare al sostegno dell’Occidente intero al genocidio in corso a Gaza, il sistema è veramente mostruoso e capace di ogni delitto, ma chi diffonde certe cose finisce per occuparsi invece di problemi inesistenti, o quantomeno (nella migliore delle ipotesi) del tutto secondari.

Il fenomeno è talmente ampio che non basterebbe un intero volume, ma non ci occuperemmo adesso della questione se non ci fossimo imbattuti in un post che circola insistentemente in rete in questi giorni e raccolto dal giornalaccio LA VERITA’:

«Emilia Romagna: bando per ritirare i seminativi dalla produzione. Niente produzione agricola e pascolo».

Messa così, la notizia lascia intendere che si voglia fermare massicciamente la produzione agricola per oscuri ed inconfessabili scopi. L’allarme viene così argomentato:

«Chi decide di aderire al bando deve impegnarsi per 20 anni a non coltivare i propri terreni, che dovranno essere popolati da specie arboree selvatiche. Gli agricoltori non solo dovranno astenersi dal piantare semi per la produzione agricola, ma dovranno gestire e fare manutenzione del terreno per favorire la crescita delle piante e degli alberi selvatici indicati nella delibera e mettere delle trappole per controllare la popolazione delle nutrie».

Come ormai in uso in ogni atto delle pubbliche amministrazioni, anche la delibera della Giunta regionale dell’Emilia Romagna (la n. 2133 del 4 dicembre scorso) è infarcita di riferimenti alla questione climatica ed all’Agenda 2030. Questa prassi sconcia e lecchina è del tutto insopportabile e da denunciare, ma un’occhiata al contenuto bisognerebbe pur darla. Altrimenti si finisce per vedere il complotto dove non c’è, per considerare come criminali alcuni interventi invece condivisibili per quanto pittorescamente modesti.

Ma leggere è faticoso, e così l’autore del post preferisce andare subito alla sua apodittica conclusione:

«Conclusione. Sulla base dell’ennesima farsa, quella del clima, si aprono finestre di Overton per tentare l’ennesimo attacco alla proprietà privata degli individui in nome dell’agenda 2030».

Comprensibilmente, il 99,99% dei lettori non andrà a leggere le oltre 120 pagine della delibera e – se animato da un’onesta consapevolezza critica sulla drammaticità dei tempi nostri – finirà magari per credere che l’ennesimo crimine si stia compiendo.

Ora, di fronte a certi mostri, qualcuno potrebbe pensare che in fondo tutto può far brodo. Sfortunatamente non è così, e le fesserie – che tali restano anche se dette e scritte in buona fede – alimentano solo il gioco del sistema.

Basta andare a vedere il contenuto reale della delibera in questione per capire l’assurdità dell’allarmismo diffuso in rete. Già le risorse previste fanno ridere: 2 milioni e 446.805 euro in quattro anni (2024-27). Meno di un millesimo dell’ingaggio di Cristiano Ronaldo nello stesso periodo, giusto per capirci.

Ma di queste risorse, solo 844.800 euro (cioè, 211.200 all’anno!) andranno al cosiddetto “ritiro dei seminativi”. Giusto per saperlo, un milione e 568mila euro andranno invece agli “Allevatori custodi dell’agrobiodiversità”, soggetti che si impegneranno a tutelare per vent’anni qualche decina di razze locali minacciate di abbandono. Tra queste citiamo il cavallo bardigiano, l’asino romagnolo ed il pollo modenese. Agli “Agricoltori custodi dell’agrobiodiversità” andrà invece la fantastiliardica cifra di 34.005 euro (trentaquattromila e cinque), beninteso sempre in quattro anni, per tutelare ben 203 specie vegetali.

Ora, anziché denunciare l’assoluta inconsistenza di questi interventi, frutto di qualche residuo fondo europeo, i nostri allarmisti gridano alla “Finestra di Overton” e addirittura – pensate un po’ come vedono il mondo alla rovescia – come un “attacco alla proprietà privata”. Ma si può!

Veniamo adesso al cuore del “complotto” emiliano-romagnolo: il cosiddetto “ritiro dei seminativi”. Dal post di cui ci stiamo occupando, sembrerebbe che la Regione voglia spingere chi coltiva grano o mais a smettere di colpo, per far sviluppare al loro posto una flora selvatica ricompensata con la ricca cifra di ben 1.500 euro ad ettaro: un affarone!

Ovviamente la realtà è completamente diversa. Per accedere ai finanziamenti del bando bisogna possedere terreni molto, ma molto particolari. Tralasciando qui la pletora delle regole da rispettare, che scoraggerebbe anche il più tosto degli azzeccagarbugli, basti ricordare due condizioni che tagliano la testa al toro, cioè ad ogni discorso complottista. Possono accedere alla spartizione della magra torta (lo ripetiamo, 211.200 euro all’anno per quattro anni) solo i terreni sommergibili – dunque con la presenza di stagni e laghetti, terreni acquitrinosi od allagabili – ed i cosiddetti “complessi macchia radura”.

Ma questa prima condizione non basta, bisogna pure che i destinatari abbiano già conservato in precedenza i terreni in questione (pur classificati come seminativi) allo stato selvatico, avendo aderito a precedenti misure agroambientali di programmazione rurale. Insomma, ci si può impegnare per i prossimi vent’anni (ad esempio garantendo l’allagamento almeno parziale dei terreni in oggetto), solo se lo si è già fatto per altri 20 anni in passato! E’ chiara o no l’assoluta particolarità dei terreni interessati alla delibera?

Nessun abbandono della semina, dunque, ma solo la prosecuzione di una preesistente tutela ambientale, in questo caso a favore della flora e della fauna selvatica che popola questi particolarissimi habitat.

C’è forse qualcosa di sbagliato in questa tutela degli ambienti e della biodiversità? L’unica cosa veramente sbagliata è la sua assoluta inconsistenza. Basti pensare che, con i fondi stanziati, si tuteleranno al massimo 140 ettari, su una superficie agricola della Regione Emilia Romagna che è pari a 1 milione e 326mila ettari. Capite di cosa stiamo parlando!?

Ma, come al solito, anziché fare la critica giusta, in questo caso a Bonaccini ed alla micragnosità dell’Unione Europea, si lancia invece un allarme assurdo ed infondato. Si trattasse di un caso isolato potremmo tranquillamente soprassedere, ma poiché così non è il problema ha ormai una sua rilevanza politica.

No, diciamolo una volta per tutte, gli errori sono ammessi ma le idiozie a getto continuo proprio no. E nel campo dell’opposizione anti-sistema certe scempiaggini devono essere bandite. Quando ne saremo tutti consapevoli non sarà mai troppo presto.

PS – A scanso di equivoci, è il caso di precisare che la vicenda della delibera 2133 della Regione Emilia Romagna non ha nulla a che vedere con la normativa europea, entrata in vigore con il 2024, sull’obbligo di rotazione dei terreni seminativi. Anche in questo caso qualcuno ha voluto vedere nelle nuove norme un attacco alla produzione agricola in generale. Attacco che in realtà non c’è, sia perché si possono ruotare le colture in molti modi, sia perché la normativa è blanda ed aggirabile. Dunque, non ci sarà nessun tracollo della produzione agricola. La cosa da chiedersi è piuttosto un’altra: è giusta o no la rotazione? Essa non solo è giusta, ma è assolutamente necessaria se si vuole tutelare la fertilità dei suoli. Lo scandalo, semmai, sta nel non aver finora rispettato questo principio noto fin dall’antichità.

A chi sostiene che l’Unione Europea vuol colpire la propria agricoltura per scopi inconfessabili, rammentiamo che la produzione agricola europea è invece largamente sovvenzionata dall’UE. Basti ricordare che solo il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) ha in bilancio una spesa di ben 94,5 miliardi per il periodo 2021-2027. Altro che abbandono!

Qui il problema è opposto: come da sempre denunciano tanti paesi del Terzo Mondo, i paesi occidentali, forti della loro supremazia imperialista, sovvenzionano e sussidiano in modo spropositato i loro settori agricoli; in poche parole fanno dumping e concorrenza sleale verso tutti quei paesi che non possono permettersi simili sovvenzioni, mettendoli fuori mercato.

Detestiamo l’Unione Europea, le sue regole, la sua austerità, la sua natura liberista ed antipopolare, le sue finalità di classe, la sua struttura ademocratica, il suo servilismo verso gli Usa, il suo essere costola della Nato. E detestiamo anche la sua politica agricola, ma per ragioni ben diverse da quelle dei complottisti. Abbiamo tonnellate di argomenti per attaccarla e per proporre l’italexit. Davvero non si vede proprio la necessità di usare quelli sbagliati…

2 pensieri su “UN COMPLOTTO AGRICOLO EMILIANO? di Leonardo Mazzei”

  1. Giulio Francalanci dice:

    Ultimamente governo e opposizione si sono accusati a vicenda delle peggiori nefandezze, coprendosi entrambi di ridicolo. Tuttavia difendo il “giornalaccio”, i cui redattori hanno opinioni molto diverse dalle mie specie sulla politica internazionale, ma si sono battuti con dignità contro le imposture prima pandemica e poi climatica, dimostrandosi migliori di certi giornalisti sedicenti di sinistra o di qualche sindacalista che da una parte gridava al “fassismo”, dall’altra invocava il vaccino obbligatorio per tutti i lavoratori, senza degnare di una parola i discriminati della tessera verde o le vittime della puntura.
    Comunque non si può negare che in tutta Europa gli agricoltori siano sotto l’attacco delle istituzioni in nome di una fantomatica svolta verde, con manifestazioni di massa in Olanda e Germania. Noi europei abbiamo le accise e le imposte più alte al mondo sui carburanti agricoli, non scordiamolo.
    A dispetto dei proclami sovranisti, il nostro governo, dopo il cambio di rotta sugli insetti, ha reintrotto per il 2024 l’Irpef sui terreni, che è di fatto una patrimoniale, poiché l’imposta non grava sul reddito effettivo, ma su una rendita virtuale. Qualcuno sospetta lo zampino dell’industria dell’eolico e del fotovoltaico, interessati alle pianure piemontesi, buone solo per il riso e dove non si possono ruotare le colture, e ai soleggiati terreni del Meridione. Non saprei dire se sia vero: giudicate voi https://www.thehour.info/dal-governo-meloni-una-nuova-batosta-per-gli-agricoltori-e-stata-reintrodotto-lirpef-sui-terreni-agricoli-un-massacro-per-vigneti-frutteti-e-ortaggi/

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