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DERIVATI

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[ 18 marzo 2010 ]

Come ti frego il comune di Milano

Oramai è ufficiale.
La Procura della Repubblica ha deciso di procedere penalmente, ovvero rinviare a giudizio, quattro banche e 13 persone per la vicenda dei Derivati sottoscritti dal Comune di Milano. 
Secondo la Procura le banche in questione (Jp Morgan, Ubs, Dpfa Bank e Deutsche Bank) avrebbero raggirato, leggi truffato, l’amministrazione locale, traendone lauti guadagni: all’incirca cento milioni di euro!
Vedremo se alla fine ci sarà una condanna (che farebbe scuola). C’è da dubitarne, visto che questa  equivarrebbe, né più e né meno, che a dichiarare illegali o almeno illeciti, se non tutti i Derivati, di sicuro i  famigerati Swap.

Se infatti avessimo una sentenza che sanzionasse come “illeciti” i contratti Derivati si aprirebbe un vero e proprio Vaso di Pandora, visto che oltre alla Borsa i contratti Derivati Swap e Futures (ecc.) vengono trattati anzitutto over the counter, ovvero fuori da ogni controllo, passando per le reti telematiche, offerti da banche et similia non solo a soggetti privati ma anche pubblici.
Non esistono statistiche ufficiali, ma pare che siano innumerevoli gli enti pubblici che abbiano, dalla metà dei novanta in qua, assicurato i prestiti ricevuti con contratti Swap.
Il caso di Milano è in effetti un classico. Il Comune emise un Bond, un’obbligazione a lunga scadenza, da 685 milioni di euro. Le quattro banche in questione elargirono denaro sonante e contante, ovviamente ad un conveniente tasso di interesse.
Fin qui, “niente di male”: Palazzo Marino alla stipula del contratto si impegnava a restituire il capitale più gli interessi, ovviamente calcolati ad un tasso variabile, che quindi avrebbe oscillato a seconda dell’andamento dei volatili mercati valutari.
Ed ecco che entrano in gioco gli Swap.
La banche, ovvero i funzionari in questione, fanno notare che il Comune potrebbe assicurare il prestito, per coprire il rischio derivante dalla volatilità e imprevedibilità dell’andamento del tasso d’interesse, che sulla somma di 685 milioni e sul lungo periodo fa un bel gruzzolo.
In teoria lo Swap sarebbe appunto andato a coprire il rischio di eventuali perdite derivanti dalle oscillazioni verso l’alto del tasso d’interesse.
Senonché (e qui starebbe la truffa) gli ignari (o forse hanno staccato anche loro la cedola?)  funzionari del comune firmarono un contratto che come tutti gli Swap, conteneva alcune clausole capestro. Quali esattamente non è chiaro dalla lettura dei giornali.
Sappiamo però delle diaboliche peculiarità degli Swap
Essi non sono legati solo a un identificato titolo sottostante (nel caso milanese al Bond), ma ad una serie di altri titoli o variabili che, come in un gioco di specchi, si riverberano sull’andamento del Bond primario. Per farla semplice può accadere che la cattiva performance dei titoli collaterali agganciati a quel determinato Swap, roveschi il guadagno in una perdita enorme. Che è quello che dev’essere accaduto al comune di Milano. 
Dovè la truffa? Che un meccanismo presentato e venduto a protezione del rischio, diventa in pratica un moltiplicatore di rischio e di perdita.
Non sappiamo se i city-manger del Municipio fossero consapevoli di questo meccanismo, e se, nel caso, abbiano sottobanco tratto, dall’uso di soldi pubblici, un illecito guadagno. Di sicuro lo erano i funzionari di banca e i traders.
C’è stato dolo nel loro operato? Certamente essi erano ben al corrente di sottoporre un contratto che avrebbe potuto rovesciarsi da copertura di rischio ad moltiplicatore dello stesso. Ovvero sapevano ingannare i contraenti e di star compiendo una potenziale rapina ai danni del comune.
La qual cosa è un caso esemplare che dimostra come il turbo-capitalismo o capitalismo-casinò abbia violato il confine tra il lecito e l’illecito, tra gli affari “regolari” e la vera e propria truffa. Alcuni ci diranno che l’inganno e la truffa sono connaturati al capitalismo. Può darsi, ma la differenza è che da quando sono apparsi i Derivati, la truffa, da eccezione, è diventata la norma, codeterminando la crisi attuale e producendo un’instabilità sistemica dagli esiti imprevedibili.
Ciò che era considerato “devianza” riguarda una massa enorme di capitali e di denaro, svariate volte il Pil mondiale. La speculazione è un vampiro che si alimenta e cresce succhiando sangue non solo al popolo lavoratore, ma spesso agli stessi capitalisti “tradizionali”, ai fondi sovrani, dissanguando le casse degli stati. Stiamo arrivando ad un punto che, o si fa fuori il vampiro o il vampito fa fuori la sua vittima.

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