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LASCIATE OGNI SPERANZA VOI CHE VOTATE (3)

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[ 20 marzo 2010 ]

«RASSEGNO LE MIE DIMISSIONI DA ELETTORE»
L’ultimo nascondiglio degli elezionisti è quello al cui ingresso c’è scritto: “non voglio demandare ad altri le scelte che riguardano il mio futuro”. In verità, qui non sono in ballo le scelte individuali, ma il destino stesso di un popolo e di una nazione. L’unica possibilità collettiva di “non demandare” le decisioni politiche, ovvero di riappropriarsi della sovranità popolare, è proprio la disobbedienza civile, l’obiezione di coscienza, lo sciopero generale  elettorale.

Mentre scriviamo sta iniziano la manifestazione di piazza dei Berluscones (“che peste li colga!”). Sabato scorso c’era stata quella del centro-sinistra.

Le due “grandi armate” del bipolarismo, quelle che hanno condiviso il potere per tutta la durata della Seconda Repubblica (e che quindi portano per intero le responsabilità dello sfascio politico, del degrado morale e della crescita senza precedenti delle diseguaglianze e delle ingiustizie sociali) sono alle prese con una disperata caccia al voto
Le loro sfilate bipolari a questo servono, come serve loro l’esasperazione della contrapposizione, inversamente proporzionale alle differenze sulle questioni di sostanza. 

Ma su una cosa tutti, dal PRC a Forza Nuova, non nascondono di esser daccordo: portare i tele-cittadini alle urne, visto che considerano l’astensione il loro nemico comune. In effetti è proprio la crescita dell’astensione lo spettro che s’aggira per l’Italia, ed è per questo che ogni blocco e ogni lista si sbracciano e si dimenano, tutti terrorizzati che dalle urne, al di la di come verranno ripartiti i seggi, emerga come dato eclatante, l’OBIEZIONE DI COSCIENZA verso il voto, quello che abbiamo chiamato esodo dalle urne o “Aventino popolare”, ovvero un generale voltare le spalle non solo ai politicanti, ma alle istituzioni-truffa che essi si sono cuciti addosso.

La “casta politica”, irrimediabilmente sputtanata, chiama questo esodo “ANTIPOLITICA”. In verità, se è vero che nel fiume in piena dell’astensione confluiscono anche i tanti rivoli del qualunquisno e dell’apatia, nonché di un generico disprezzo per la politica in quanto tale, l’affluente principale ha un segno esattamente contrario: la passione per la Politica con la P maiuscola, il rimpianto di quando questa era una cosa seria, il disprezzo tutto POLITICO per i politicanti in lizza. Antipolitica è la casta dei demagoghi, non la rivolta dei cittadini contro di essa.

Questa rivolta, nelle attuali condizioni di tele-crazia, ovvero di dittatura pervasiva, non può che essere afona, silenziosa. Come potrebbe essere diversamente visto che voce in capitolo ce l’hanno solo coloro che godono del duopolio di apparizione in TV? Ma afona non vuol dire impotente. Ogni “rumorosa” rivolta popolare ha avuto una sua silenzioza gestazione.

L’ultimo nascondiglio degli elezionisti è quello al cui ingresso c’è scritto: “non voglio demandare ad altri le scelte che riguardano il mio futuro”. In verità, qui non sono in ballo le scelte individuali, ma il destino stesso di un popolo e di una nazione. L’unica possibilità collettiva di “non demandare” le decisioni politiche, ovvero di riappropriarsi della sovranità popolare, è proprio la disobbedienza civile, l’obiezione di coscienza, lo sciopero generale  elettorale.


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