Francia: verso lo sciopero a oltranza contro la riforma previdenziale
[ 07 ottobre 2010 ]
AUTUNNO CALDO?
Accadrà come nel 1995, quando un memorabile sciopero ad oltranza dei dipendenti pubblici fece capitolare il premier Alain Juppé?
E’ probabile. Tutti dipende da Sarkozy, se farà o meno un passo indietro sulla questione dell’allungamento della soglia dei 67 anni (dai 65 attuali) per andare in pensione.
Pareva che la mina dello scontro sociale fosse stata disinnescata, dal momento che la “riforma” (col tacito silenzio-assenso dei sindacati e del partito socialista) era già stata approvata dalla Camera. Invece, mentre il Senato si appresta a votarla, soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti, ha preso forma una contagiosa protesta dal basso. Scavalcando i sindacati in questi due settori principalmente, i lavoratori hanno iniziato ad organizzarsi in comitati di sciopero.
I sindacati, CGT in testa, ma pure CFDT e Force Ouvrière, hanno inopinatamente deciso, pur di non perdere gli ultimi consesni di cui godono, di cavalcare questa protesta e di metterci il cappello sopra. Essi hanno indetto lo sciopero ad oltranza, dicendo di portare in piazza, per il terzo giorno, martedì prossimo, milioni di lavoratori. E ove il Senato non apportasse “modifiche sostanziali” alla “riforma previdenziale”, dal giorno dopo sciopero ad oltranza.
I giornali francesi affermano che ci sono ancora margini per un compromesso “onorevole” per Sarkozy, che fino ad ora ha ostentato la più recisa intransigenza. nel frattempo le centrali sindacali hanno già consegnato il preavviso alla SNCF, alla compagnia ferroviaria RATP e alle 140 principali società del settore energetico. Senza un passo indietro del governo la totale paralisi della Francia è quindi imminente poiché, al contrario dell’Italia, dove gli scioperi sono oramai da decenni innocui scioperi-barzelletta di poche ore, sappiamo che in Francia lo sciopero è restato una cosa seria, e se lo si fa, lo si fa per far male all’avversario.
Nel frattempo non demordono i portuali di Marsiglia, giunti al decimo giorno di sciopero contro la ristrutturazione liberistica del loro comparto nonché per i tagli alle loro pensioni. I terminali petroliferi sono paralizzati e il carburante inizia a scarseggiare in alcune regioni.