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INDIGNAZIONE A CHIAMATA di Maria Grazia da Costa

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31 gennaio

I morti del Cairo non sono parigini, la socialista egiziana Shaimaa (nella foto) non vale come la filo-occidentale iraniana Neda: i due pesi e le due misure dei dirittoumanisti dell’ipocrita occidente.
NEDA
Chi non ricorda Neda Agha-Soltan, la studente iraniana, uccisa durante una manifestazione a Teheran il 20 Giugno 2009?

In poche ore divenne un’icona di Internet e social network, e il video amatoriale degli ultimi istanti della sua vita fu pubblicato su Youtube e trasmesso da tutti i telegiornali del mondo, e per alcuni mesi, la vicenda, occupò le pagine di quotidiani e riviste di tutto il mondo. Fu oggetto di talk show, di servizi speciali e approfondimenti.  Divenne, in pratica, il simbolo mondiale della repressione perpetrata da uno stato autoritario contro il proprio popolo.

I partiti italiani, i politici, attraverso comunicati e  dure prese di posizioni sui rispettivi siti e blog condannarono fermamente l’accaduto con altrettanto ferme accuse contro lo stato iraniano.

Il PD regionale del Lazio, per bocca del segretario regionale Roberto Morassut, lanciò l’iniziativa “I balconi delle città per la Democrazia in Iran“, e rivolse un appello a tutti cittadini “affinché espongano dal proprio balcone o dalla propria finestra un segno di colore verde, un drappo, una bandiera, un lenzuolo, in modo da testimoniare la propria solidarietà nei confronti del popolo iraniano che sta lottando per la libertà. La mobilitazione democratica del popolo iraniano contro la dittatura fondamentalista di Ahmadinejad si sta estendendo in tutto il Paese. Il dovere dei Democratici italiani è sostenere con ogni mezzo la lotta dei giovani, delle donne, dei lavoratori, degli studenti e degli intellettuali“.

A Genova, il 26 Giugno 2009: “Piazza De Ferrari giovedì pomeriggio si è riempita di bandiere della pace e drappi verdi simbolo dell’opposizione al regime di Mahmud Ahmadinejad, per esprimere solidarietà ai ragazzi e alle ragazze di Tehran. E’ stato un sit in silenzioso, al quale hanno aderito duecento manifestanti oltre a Cgil, Cisl, Uil, Emergency, Partito Democratico, Rifondazione Comunista, Sinistra e Libertà, Socialismo Rivoluzionario, Sinistra Critica, Lila Genova, e a molti esuli iraniani. In segno di solidarietà con la società civile iraniana il Segretario Provinciale del PD Victor Rasetto ha invitato i genovesi a esporre fuori dalle casa un drappo verde”.

Secondo quanto scritto da “Repubblica” l’allora titolare della Farnesina, l’on. Frattini, il 22 Giugno 2009, declinò l’invito alla delegazione iraniana  al G8: “In questo quadro in serata è definitivamente saltata la partecipazione della repubblica islamica alla riunione ministeriale del G8 di Trieste. Al mattino Frattini aveva chiesto una risposta entro la giornata. La risposta non è arrivata e il titolare della Farnesina ha detto che a questo punto, quando mancano tre giorni alla conferenza, ritiene “declinato l’invito”. “La presidenza G8 non può aspettare molto“, ha aggiunto.

Il 25 Giugno 2009, Nichi Vendola, sul proprio blog scriveva “Come si possa star fermi, zitti e buoni quando a Teheran squadracce di polizia segreta ammazzano impunemente la meglio gioventù del Paese è un mistero che devo ancora scoprire”. 

Il quotidiano “Repubblica”  titolava così l’articolo del 21 Giugno 2009 “Neda, la ragazza uccisa a Teheran diventa il simbolo della rivolta” e ancora “Il video che mostra i suoi ultimi istanti di vita ha fatto il giro del mondo e sul web si moltiplicano i messaggi: “Ti ricorderemo, non sei morta invano”.

Per “The Times”, a Dicembre 2009, Neda diventò  il personaggio dell’anno in quanto: “simbolo globale dell’opposizione alla tirannia“.

Nel primo anniversario dell’uccisione di Neda, Amnesty International lanciò un’iniziativa globale per raccogliere in una galleria le immagini di persone di ogni parte del mondo che chiedono il rispetto dei diritti umani in Iran attraverso la frase “I am Neda“.

Wikipedia ha una pagina sulla vicenda “Morte di Neda Agha-Soltan” in cui si trova scritto: “Neda significa “voce” o “chiamata” in persiano e per questo la donna è stata definita come la “voce dell’Iran“.

Sempre su Wikipedia si può leggere che il 6 Luglio 2009: “Nel consiglio comunale di Roma è stata avanzata la proposta, firmata dai capigruppo di tutti i partiti, di intitolare a Neda una via della capitale, con la motivazione che “Neda Agha-Soltan è ormai il simbolo internazionale di una generazione che sa anche impegnarsi pubblicamente e che non vuole arrendersi”.

SHAIMAA

Il 25 Gennaio 2015, Shaimaa el-Sabbagh, una giovane 33enne dirigente di un piccolo partito di sinistra egiziano, è stata uccisa al Cairo, colpita da proiettili “di gomma” sparati a distanza ravvicinata. La formazione socialista, di cui Shaimaa era la dirigente, era presente sulla piazza insieme al suo segretario generale che è stato picchiato e arrestato.

Insieme alla giovane attivista, sono rimaste uccise, sulle strade egiziane, altre quattordici persone che stavano, con dimostrazioni e cortei, ricordando il quarto anniversario della rivoluzione del 2011 e la caduta di Hosni Mubarak.

Ho per caso appreso la notizia da Internet la mattina del 25 Gennaio, e il caso ha voluto che in quel momento mi trovassi a Roma dove sarei rimasta fino alla sera. Nessun balcone del Lazio ha esposto drappi di nessun colore (il rosso poteva andare bene, dato che la vittima era una socialista) e sul sito del PD Lazio nessun segretario regionale ha esortato a testimoniare la propria solidarietà.

Ho sentito di nuovo la notizia per radio, sull’autostrada. Una comunicazione data senza molta enfasi in cui si ripercorreva in poche parole la storia egiziana degli ultimi anni, ricordando la caduta di Mubarak in seguito alle violente proteste di piazza e la successiva ascesa di Morsi che è finita con un colpo di stato militare che ha portato alla presidenza Abdel Fatah el Sisi.

Ho letto stamani la notizia sui quotidiani, subito travolta e nascosta dai risultati delle elezioni greche. Su la “Repubblica”, ormai in 25° posizione, appaiono anche le terribili foto scattate da un fotografo della Reuters.

Una sequenza tragica che evidenzia la totale indifferenza della polizia, armata di fucili e manganelli, di fronte allo stato della vittima e alla disperazione del marito che tenta di soccorrerla e portarla in salvo. Il titolo: “Egitto scontri di piazza Tahir, polizia spara 17 morti e decine di feriti”  Video: Shamina L’ultimo abbraccio prima di morire”.

Sul Corriere della Sera, anche qui oramai in 25° posizione si legge: Shaimaa al-Sabbagh, 34 anni, attivista politica del Partito dell’Alleanza popolare socialista egiziana, uccisa al Cairo durante la manifestazione nell’anniversario della rivoluzione.  A presentazione del video, una nota che dice “Le immagini della donna colpita a morte da alcuni proiettili, soccorsa e presa in braccio da un compagno, hanno fatto il giro del mondo e commosso. Almeno 17 persone sono rimaste uccise e circa 30 ferite, nei disordini scoppiati al Cairo e ad Alessandria”. (Afp)

E sotto il video, il dubbio: “Egitto, il video dell’attivista uccisa.  La vittima è Shaimaa al-Sabbagh, 33 anni, morta mentre gli agenti disperdevano la folla. Per i manifestanti a sparare sarebbe stata proprio la polizia“.

Ho verificato, sul sito ufficiale del PD,  quali iniziative fossero state messe in cantiere per la condanna di questo terribile atto. Nella sezione “Donne” leggo un comunicato delle deputate del PD che esprimono “Soddisfazione per l’approvazione al Senato di norme molto incisive relative all’equilibrio della rappresentanza di genere”. Forse non ho cercato nelle pagine giuste. Sfoglio  altre pagine senza alcun risultato. Alla fine inserisco il nome della ragazza nel motore di ricerca del sito. Il risultato non cambia. Gli inorriditi difensori dei diritti umani che si strappavano le vesti per la morte di Neda, non hanno proferito parola. Le accanite femministe che gioiscono per “l’equilibrio della rappresentanza di genere” non hanno una parola di condanna  verso chi ha armato la mano che ha ucciso una compagna militante di sinistra che manifestava contro un governo insediato con un colpo di stato e che preclude qualsiasi forma di protesta al popolo.

Non contenta, ho cercato sul blog di Nichi Vendola per leggere la sua reazione a caldo e, non trovando niente, mi ricordo che il 25 Gennaio era impegnato con l’iniziativa di SEL “Human Factor” a Milano.

Però ha una pagina Facebook e visitandola vedo che l’unico post scritto venerdì è “curioso e felice verso Milano, per Human factor. Chi vuole scrivere un pezzettino di storia ci raggiunga!” Il post successivo è di sabato in cui pubblica foto di un “laboratorio” di Human factor.

Lo sghignazzante interlocutore telefonico di Archinà ha pensato forse che la  povera  Shaimaa, militante socialista, non avesse diritto a nessuna particolare attenzione. Probabilmente anche lei aveva “una faccia da provocatore” alla pari del giornalista che al Patron dell’Ilva chiedeva spiegazioni sui morti di tumore.

Non ho nemmeno tentato di vedere se Renzi avesse fatto una dichiarazione in merito ai fatti accaduti in Egitto perchè l’ho ritenuta una inutile perdita di tempo.

Il 7 di Gennaio tutto il mondo ha avuto un sussulto di indignazione per l’attentato di Parigi in cui hanno perso la vita gli ormai tristemente famosi vignettisti di Charlie Hebdo. Tutto il mondo si è risvegliato magicamente dal torpore che lo aveva avvolto durante i terribili bombardamenti di Gaza che sono costati la vita di centinaia di persone, bambini, donne, vecchi.

Quel mattino, camminando per strada, al lavoro, si respirava aria di rivolta, tutti avrebbero fatto qualcosa, tutti avevano qualcosa da dire. Per una settimana ho visto cartelli, manifesti appesi al muro, giornali e magliette con la scritta “Je suis Charlie”. Tutte le anime belle della politica italiana si sono strappate le vesti per il “diritto alla satira”. La condanna è stata unanime. Quotidiani, riviste, telegiornali, qualsiasi programma radio o TV aveva qualcosa da proporre. Parigi ha visto nelle sue strade la più grande manifestazione di massa di tutti i tempi. Numerosi capi di stato si sono “sgomitati”, a detta di Renzi, per conquistare la prima fila di quel corteo. Un corteo che rappresentava solo la pretesa supremazia della civiltà occidentale contro la barbarie del resto del mondo.

Dove sono finiti, oggi, dopo i fatti del Cairo e di Alessandria, i difensori dei diritti umani, le donne in nero, Amnesty international, i capi di stato campioni di democrazia? Dove sono, ora che la violenza è perpetrata da chi è stato voluto proprio dall’occidente, contro la barbarie dei “Fratelli musulmani”?

Dove sono le donne del PD, quelle che esultano quando “al Senato vengano introdotte norme molto incisive relative all’equilibrio della rappresentanza di genere”, dov’è la sbraitante Santanchè, dov’è la ex FGCI, ex PCI , ex DS  Mogherini? Nemmeno lei si indigna per una “compagna” uccisa per difendere i propri diritti? E un’ultima domanda: dove sono tutti i “compagni”, quelli che “il proletariato non ha nazione, internazionalismo, rivoluzione”? Internazionalismo si, ma occidentale!

Guardiamoci in faccia, finalmente. Siamo una società anestetizzata fino in fondo all’anima, che si indigna “a chiamata” del padrone di turno , che non sappiamo più discernere il bene dal male, che la pietà ci coglie solo se lo vogliono i nostri burattinai. Siamo succubi volontari dei nostri inetti politici.

Perchè la vita vera, quella per cui vale la pena essere pronti e ben svegli, sono il calcio e i salotti della Maria De Filippi.


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