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NO ALLO SBREGO DELLA COSTITUZIONE di Marco Dal Toso

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[ 17 ottobre ]

In seconda lettura, con 179 voti favorevoli, 17 contrari, 7 astenuti e 120 non partecipanti, il Senato della Repubblica ha approvato la modifica della seconda parte della Costituzione Repubblicana.

La modifica costituzionale contiene molte novità, quale quella del superamento del “bicameralismo perfetto”, con il potere legislativo – e soprattutto quello di dare e negare la fiducia al governo – che si sposta alla Camera dei deputati.

Una complicata elezione indiretta di nuovi senatori, che saranno solo 100 (non più 315) e saranno scelti dai cittadini al momento di eleggere i Consigli regionali.
Viene confermata, per i senatori, l’immunità parlamentare. Le corsie preferenziali per i disegni di legge del governo, ma anche per le proposte dell’opposizioni.
Si modifica ulteriormente il titolo quinto della Carta riportando alcune competenze legislative, in via esclusiva, allo Stato (trasporto e distribuzione nazionale dell’energia) in luogo di quelle regionali.
I nuovi senatori saranno solo 100: 95 eletti dalle Regioni (74 consiglieri regionali e 21 sindaci) più cinque senatori di nomina presidenziale, che resteranno in carica per sette anni.
I senatori(art. 2 del ddl Boschi ) saranno eletti dai consigli regionali, “in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri “, applicando una legge elettorale che dovrà essere approvata dal Parlamento entro sei mesi dall’entrata in vigore della nuova Costituzione.

Il Senato non voterà più la fiducia al governo ma solo per alcune materie conserverà la funzione legislativa. Restano le competenze in tema di nomina delle commissioni d’inchiesta, le leggi costituzionali, le leggi sui referendum popolari, le leggi elettorali degli enti locali.
Le altre leggi saranno di competenza della Camera dei deputati, ma il Senato potrà esprimere proposte di modifica (su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti) entro trenta giorni, dopodiché la legge tornerà alla Camera che potrà anche respingere le proposte di modifica. Per quanto riguarda le leggi di bilancio, il termine per le proposte di modifica viene ridotto a quindici giorni.

Inoltre, il Governo sui provvedimenti indicati come “essenziali per l’attuazione del programma di governo “ avrà il potere di chiedere alla Camera di pronunciarsi entro il termine perentorio di 70 giorni.

Questa modifica costituzionale, operata da un Parlamento eletto sulla base di una legge elettorale”Porcellum “ dichiarata incostituzionale con la nota sentenza n1 /2014 dal Giudice delle leggi [Corte costituzionale, Ndr] , unitamente alla legge elettorale “Italicum” approvata (legge 6 maggio 2015 n.52) prefigurano una pericolosa torsione autoritaria del paese nella direzione di un’alterazione del principio di rappresentanza anche mediante un rafforzamento eccessivo delle prerogative del potere esecutivo (premierato assoluto) a discapito di quelle parlamentari e degli organi di controllo.

Una camera dei deputati, infatti, composta in base alla nuova legge elettorale, grazie ad un forte premio assegnata a un solo partito e per di più, nel caso di ballottaggio, indipendentemente dal consenso ottenuto al primo turno, costituisce un passo preoccupante verso una possibile involuzione autoritaria.

Il premio di maggioranza per il vincitore non solo è enorme al primo turno ma potrebbe diventare enormemente sproporzionato nel caso di ricorso al ballottaggio (soglia sotto il 40 %), a cui si accede senza soglia di accesso e in contrasto con gli argomenti sviluppati nella sentenza della Corte Costituzionale che ha dichiarato illegittimo il “Porcellum “.

In questa situazione , occorre da subito avviare l’istituzione, ovunque, dei comitati per il “No al referendum consultivo” sulla modifica costituzionale“ che, per i motivi esposti, assume il carattere di una vera e propria controriforma.

Nel giugno 2006, il popolo italiano bocciò la controriforma costituzionale promossa dal centro destra che prevedeva oltre alla “devoluzione dei poteri “ norme, in tema di scioglimento delle Camere e premierato assoluto, analoghe a quelle approvate dal Parlamento su proposta del Governo Renzi.

Il Governo Renzi cercherà l’investitura popolare che non ha ricevuto nel 2013 tramite il mandato elettorale delle elezioni politiche.

Sappiamo che la lotta referendaria sarà durissima e che il Governo partirà da una situazione vantaggiosa, sotto il profilo mediatico e del potenziale consenso. Il tema della riduzione dei parlamentari e della riduzione dei costi della politica è infatti un tema molto popolare.

Per noi la Costituzione è un punto di riferimento essenziale. Nata dalla Resistenza ha rappresentato il punto di riferimento, il tessuto della convivenza politica, sociale e civile nel nostro paese.
La prima parte della carta, relativa ai diritti sociali e civili, è indissolubilmente collegata alla seconda parte (ordinamento della Repubblica ), quella che il Parlamento si appresta a modificare radicalmente.

Crediamo che occorra, in primo luogo, chiedere l’applicazione integrale della Costituzione Repubblicana vigente (a partire dall’attuazione del diritto al lavoro) e ad essa essere fedeli. La fedeltà alla carta costituzionale e ai suoi valori, per noi, viene prima dl quella al singolo partito.

* Fonte: Sinistra e lavoro

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