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LE RADICI DEL NOSTRO PATRIOTTISMO

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[ 12 febbraio 2018 ]

«La repubblica riguarda tutti i popoli come fratelli: rispetta ogni nazionalità: propugna l’italiana».

Così recita il preambolo della Costituzione della Repubblica Romana, nata con la rivolta popolare del 9 febbraio 1849. Fu il canto del cigno della rivoluzione europea del 1848, schiacciata infatti dall’esercito francese di Napoleone III, giunto in soccorso del Papato.

Tengano a mente queste parole certi sinistrati senza memoria storica che equiparano il patriottismo al nazionalismo xenofobo e fascistoide.  Rivendichiamo questo patriottismo internazionalista e repubblicano che fu alla base del “Risorgimento caldo” come una delle fonti spirituali a cui ci abbeveriamo. A maggior ragione lo rivendichiamo poiché esso venne seppellito da quello “freddo”, quello borghese e monarchico, che userà la vanagloria nazionalista per soggiogare il popolo (quello del Mezzogiorno col ferro e col fuoco) e giustificare le sue sanguinarie imprese coloniali.

Alla memoria dei martiri della Repubblica Romana vogliamo dedicare questa magistrale interpretazione di Nino Manfredi nel film IN NOME DEL POPOLO SOVRANO.

7 pensieri su “LE RADICI DEL NOSTRO PATRIOTTISMO”

  1. Anonimo dice:

    “Primo pilastro fondamentale dell'azione fascista è l'italianità”Benito Mussolini , Trieste , 1920 .“Il marxismo sostituisce a ogni nazionalismo l'internazionalismo, la fusione di tutte le nazioni in una unità superiore. (…) Il proletariato non può appoggiare nessun consolidamento del nazionalismo, anzi, esso appoggia tutto ciò che favorisce la scomparsa delle differenze nazionali, il crollo delle barriere nazionali, tutto ciò che rende sempre più stretto il legame fra le nazionalità, tutto ciò che conduce alla fusione delle nazioni”. Lenin – L'autodecisione delle nazioni “Chi ama la propria nazione può solo provare il suo amore mediante i sacrifici che è pronto a fare per essa.” Adolf Hitler – La mia battaglia “La borghesia ha giocato nella storia un ruolo altamente rivoluzionario(..)Con grande dispiacere dei reazionari essa ha sottratto all'industria il suo fondamento nazionale.(..) Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre più già con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l'uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni d'esistenza. Il dominio del proletariato li farà scomparire ancor di più(…) Proletari di tutto il mondo unitevi”K.Marx – IlManifesto ,

  2. Matteo dice:

    E com'è che dal 1848 non si sono ancora uniti?

  3. Anonimo dice:

    Per l'anonimo del "12 febbraio 18.48"quindi, con le tue citazioni vorresti dire …"viva la borghesia rivoluzionaria, democratica e antifascionazista" …."viva la globalizzazione finanziario-capitalista che abbatte ogni barriera e realizza il socialismo"!!Mi sembra un uso ridicolo, inappropriato, decontestualizzato delle citazioni, visto che Marx e Lenin, in contesti diversi hanno scritto cose opposte a quelle che saputamente citi. Soprattutto mi sembra un modo schizoide, per non dire psicotico di affrontare la questione, infatti quelle citazioni, se applicate alla lettera, ti avrebbero portato a sparare nel 1943 contro i partigiani, o qualche anno prima contro gli Arditi del Popolo.Anonimo delle 08:48 del 13 febbraio

  4. Anonimo dice:

    Ogni tanto spunta il nostro amico anonimo che cerca di convincerci a colpi di citazioni che il concetto stesso di nazione, cioè di popolo, sarebbe fascista (in modo particolare quando cerca di agire come soggetto politico, scommetto). Ovviamente niente di tutto ciò ha la minima attinenza col pensiero di Marx, Engels e Lenin, di cui riporta il solito passaggio che si riferisce alla società post-rivoluzionaria. Ma sul prima il nostro che diceva?"Questo non è giusto. Il proletariato non può vincere se non attraverso la democrazia, cioè realizzando completamente la democrazia e presentando, ad ogni passo della sua lotta, rivendicazioni democratiche nella formulazione più recisa. È assurdo contrapporre la rivoluzione socialista e la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo ad una delle questioni della democrazia, nel nostro caso alla questione nazionale. Dobbiamo unire la lotta rivoluzionaria contro il capitalismo al programma rivoluzionario e alla tattica rivoluzionaria per tutte le rivendicazioni democratiche: repubblica, milizia, elezionedei funzionari da parte del popolo, parità di diritti per le donne, autodecisionedei popoli, ecc.""Perciò, nel programma dei socialdemocratici, il punto centrale dev’essere precisamente quella divisione delle nazioni in dominanti e oppresse, che rappresenta l'essenza dell’imperialismo e alla quale sfuggono mentendo i socialsciovinisti e Kautsky. Questa divisione non è sostanziale dal punto di vista del pacifismo borghese o dell’utopiapiccolo-borghese della concorrenza pacifica tra nazioni indipendenti in regime capitalista, ma essa è indiscutibilmente sostanziale dal punto di vista della lotta rivoluzionaria contro l’imperialismo. E da questa divisione deve scaturire la nostra definizione — coerentemente democratica, rivoluzionaria e corrispondente al compito generale della lottaimmediata per il socialismo — del « diritto delle nazioni all’autodecisione»." (Il proletariato rivoluzionario e il diritto di autodecisione delle nazioni, Opere complete, vol. 21, pagg. 373-4). Resta in effetti da capire una cosa: quale comunità politica non cadrà sotto l'accusa di fascismo? A questo punto direi solo la civitas maxima… Mi taccio per carità di patria su come penserebbe di impostare una lotta antimperialista. Ovvero di liberali travestiti da marxisti anche basta, grazie.

  5. chiunque scriva ciò che vuole dice:

    Citazioni da Marx mal comprese "Le separazioni e gli antagonismi nazionali dei popoli vanno scomparendo sempre più già con lo sviluppo della borghesia, con la libertà di commercio, col mercato mondiale, con l'uniformità della produzione industriale e delle corrispondenti condizioni d'esistenza"Volevano dire Marx ed Engels che la lotta degli sfruttati contro gli sfruttatori si combattere … a livello internazionale ?! Che si doveva dimenticare l'esistenza delle singole nazioni ?! In realtà Marx ed Enels semplicemente intendevano dire che lo sviluppo industriale senza frontiere (si riferivano all'eliminazione dei dazi) stava creando in tutte le nazioni la medesima classe – il proletariato – che si sarebbe scontrata con la borghesia. Dunque l'appello non era ad abbattere le fontiere, ma piuttosto a ricordare che la lotta era ovunque la stessa e doveva essere condotta nelle rispettive nazioni. Nell' Ideologia tedesca il concetto è espresso senza possibili malintesi: """La grande industria (…) generalmente produce ovunque le stesse relazioni tra le classi della società, distruggendo così la peculiarità delle singole nazionalità. E infine, mentre la borghesia di ogni nazione mantiene interessi distintivi nazionali, la grande industria ha creato una classe che ha lo stesso interesse in tutte le nazioni, e che ha già distrutto la nazionalità, una classe che si sbarazza davvero di tutto il vecchio mondo e che allo stesso tempo lo affronta" (Karl Marx / Friedrich Engels,Die Deutsche Ideologie, 1845/46. In: MEW, vol. 3, Berlino (Est) 1959, p. 60 (mia traduz., G.P.) Era un appello a non cadere nella trappaola giocata dalla borghesia con le due guerre mondiali ed i conflitti successivi, fatti appunto combattere fra proletari per salvare i propri interessi. Un conto è riconoscere che la lotta è la stessa in tutte le nazioni, una altro è fingere che le nazioni non esistano, come fanno gli illusi europeisti/euristi/antinazinalisti/antisovranisti:una comoda posizione per stare con le mani in mano aspettando la rivoluzione internazionale.

  6. Redazione SollevAzione dice:

    CITAZIONI….risponderemo ai critici marxisti "ortodossi", quelli che oppongono internazionalismo e patriottismo (difesa della nazione come comunità democratica fondata sull'autogoverno popolare) con un post. Una cosa diciamola subito: da queste parti consideriamo un errore fatale quello compiuto in gioventù da Marx e Engels, quello di sostenere il liberoscambismo, considerandolo apripista del socialismo adveniente (non lo era infatti). Proprio quell'errore sta ala base dell'attuale bastardo connubio tra internazionalismo proletario e cosmopolitismo liberale.

  7. Anonimo dice:

    Certamente la posizione quarantottesca di Marx era sbagliata, proprio sul piano analitico (non a caso però è anteriore allo studio sistematico dell'economia da parte del Moro) e quindi politico; "fatale" direi proprio di no, visto che il relativo giudizio sulla dinamica della modernizzazione capitalistica è stato successivamente molto problematizzato (vedi il recente Marx on Margin di Kevin Anderson) e poi superato da Lenin. Le attuali miserie del dibattito, tipo che la nazione sarebbe "fascista", temo abbiano comunque molto a che fare con l'oggi e ben poco con cose scritte più di un secolo e mezzo fa (da Marx).

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