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PASTORI SARDI: “NESSUN PASSO INDIETRO!” di Felice Floris

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Flice Floris portavoce del Movimento Pastori Sardi (MPS)

[ 18 febbraio 2019 ]

Mentre diverse procure hanno aperto fascicoli sugli “atti di violenza” che sarebbero stati compiuti dai pastori (ovvero valutando le conseguenze dei blocchi in base al famigerato e salviniano “decreto sicurezza” recentemente entrato in vigore), i pastori sono in assemblea per valutare la cosiddetta pre-intesa (latte a 72 centesimi il litro) con governo e regione —la tregua è stata spezzata solo nell’oristanese — vedi video più sotto

Dalle assemblee sembra prevalere il no all’accordo, proprio come chiede Felice Floris in questa intervista rilasciata all’ANSA.

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Latte: pastori,pre-intesa passo indietro

La bozza di accordo sul tavolo di filiera del latte ovino “è un passo indietro”. “Si torna così alla proposta già scartata un mese fa al tavolo organizzato dall’assessore regionale dell’Agricoltura. Allora si stava chiudendo sopra i 70 centesimi più Iva e non abbiamo accettato.

E senza mettere sul piatto della bilancia i 50 milioni di euro di oggi”. Lo dice all’ANSA lo storico leader del Movimento Pastori Sardi, Felice Floris. “La gente, però, non torna indietro e noi lo sentiamo – spiega – Non c’è trattativa se non c’è un sistema immediato che porti ad una soluzione strutturale, con un minimo garantito per i costi di produzione e non con il prezzo del latte che viene stabilito dopo la vendita. Il valore finale deve essere poi ancorato ad una griglia di prodotti che non preveda solo il Pecorino Romano”.

Floris si dice “stupito per la semplicità con la quale, anche il ministro Centinaio, in questo caso, abbia appoggiato un preaccordo così limitato, così povero e anche poco rispettoso dell’intelligenza degli altri. Invito a guardare la lista del documento – incalza – non c’è niente: è pieno di se. Invece il latte munto è una cosa certa. Ma è l’unico prodotto al mondo per il quale il prezzo viene fatto dopo che viene trasformato e viene venduta la materia. Ma stiamo scherzando? Questo lo può fare una cooperativa, ma non un privato”. E sulla questione della riprogrammazione della scadenza dell’8 marzo per continuare sino a luglio tronca di netto: “è demenziale. Perché può funzionare per salvare i bilanci delle aziende, delle cooperative e degli industriali, ma sulle spalle dei pastori. Gli hanno servito un piatto ricco”. Un’altra questione è quella della diversificazione delle produzioni, per non restare ancorati alle oscillazioni del mercato del Pecorino Romano, il formaggio che oggi più di tutti determina il prezzo del latte.

“Esiste l’articolo legge regionale 15 del 2010 che prevede un contributo senza cifre esorbitanti per la diversificazione – ricorda Floris – e per affacciarsi al mercato con prodotti nuovi e togliere latte. Eppure non si applica”.



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