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MINIBOT: UNA FURBATA ALL’ITALIANA? di Eros Cococcetta

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[ giovedì 27 giugno 2019 ]


Abbiamo già scritto e detto dei MiniBoT. Volentieri pubblichiamo questo contributo di Cococetta, segnalando tuttavia due cose. Il nostro difende la tesi che i MiniBoT non saranno a corso forzoso bensì “titoli ad accettazione facoltativa”. Abbiamo avuto modo di segnalare QUI e QUI perché questa facoltatività sarebbe un pericoloso vulnus.
Infine. Cococcetta conclude affermando che ove non si introducesse una moneta parallela l’uscita dall’euro sarebbe impossibile poiché “per uscire dall’Euro bisogna PRIMA avere già in circolazione (da almeno 6 mesi) un’altra moneta nazionale”. Un’affermazione (quella che occorrerebbero 6 mesi) che a quanto risulta a noi non poggia su alcuna evidenza fattuale ed empirica.

*  *  *


Il ragionamento che fa Marco Mori è completamente sbagliato, sia sotto l’aspetto giuridico che economico, e stranamente pro UE e pro BCE anche se fatto da un leader politico che H24 si dichiara contro l’Euro e la UE.
La discussione sui Minibot ha ormai raggiunto livelli di propaganda incredibili. I contrari, con Draghi in testa, dicono che se sono moneta sono illegali, ma si guardano bene dal menzionare quali siano le norme violate, oppure se sono titoli di stato sono più debito, mentre invece si tratta di regolare un debito già esistente. 


Cerchiamo di fare il punto


I MINIBOT CERTAMENTE NON SONO MONETA perché sono titoli ad accettazione facoltativa, mentre la caratteristica principale della moneta è il corso forzoso, il che significa che la moneta deve essere accettata da chiunque e per questo è anche definita a corso legale.
Ricordiamo che lo Stato ha piena facoltà di emettere titoli di stato del taglio ritenuto più opportuno (grande, medio o piccolo). 

I MINIBOT sono dei TITOLI DI STATO DI PICCOLO TAGLIO, con alcune caratteristiche particolari: non hanno scadenza, non danno interessi, sono di accettazione facoltativa e sono di piccolo taglio per favorirne la circolazione anche per i piccoli pagamenti. E questa ultima caratteristica, anche per la grafica, le fa assomigliare alle banconote o più precisamente ai biglietti di Stato (come le vecchie 500 Lire di Aldo Moro), ma non sono banconote né biglietti di Stato perché di accettazione facoltativa. Ma per questa caratteristica del piccolo taglio i MINIBOT all’occorrenza potrebbero essere facilmente trasformati in MONETA SOVRANA e questo certamente terrorizza Draghi e la Commissione Europea. 

Ma i MINIBOT NON SONO NEPPURE DEBITO perché 

«sono titoli di pagamento a valere su debiti già maturati e contabilizzati dalla pubblica amministrazione. Quindi si tratta solo di dare luogo all’erogazione: è un problema di liquidità, non di debito ….. I minibot sono stati congegnati come mezzi di pagamento fiduciari: chi li riceve lo fa di propria volontà ….. Sicuramente ci potrà pagare le tasse, perché l’emettitore – lo Stato – dovrà accettare i minibot come pagamento delle tasse…. Quindi non è che lo Stato si indebita di più perché riceve meno tasse in euro, essendo stato pagato il suo credito in minibot. Si è semplicemente regolata, parzialmente, la problematica della liquidità …»  Nino GALLONI a Draghi: i minibot non sono né valuta né debito

– Su debito pubblico e MiniBoT: Carlo BOTTA: audio intervista a “Non è la Radio 

Diciamo che i MINIBOT sono una GENIALATA perfettamente legale, UNA FURBATA ALL’ITALIANA, su cui la Commissione Europea e Draghi non possono farci nulla, oltre che sbraitare, perché capiscono perfettamente il pericolo che nascondano: la CADUTA DELL’EURO….
Sulla MONETA quasi tutti gli esperti si sono dimenticati dell’art. 117 della COSTITUZIONE: 

«LO STATO HA LEGISLAZIONE ESCLUSIVA NELLE SEGUENTI MATERIE: lett. e) MONETA, TUTELA DEL RISPARMIO E MERCATI FINANZIARI; tutela della concorrenza; sistema valutario; sistema tributario e contabile dello Stato; ….»

 Questo è il testo vigente anche dopo le modifiche apportate da Monti sul pareggio di bilancio (legge cost. 1/2012). Può un Trattato europeo approvato dal Parlamento con una legge di ratifica (il Trattato di Lisbona del dic. 2007 è stato approvato con legge 2.8.2008 n. 130) annullare o vanificare una norma costituzionale? DIREI PROPRIO DI NO, anzi anche le leggi di esecuzione dei Trattati europei possono essere assoggettate al giudizio della Corte Cost. se in contrasto con i principi fondamentali della nostra Costituzione o con i diritti inalienabili della persona umana (v. sentt. nn. 183 del 1973, 170 del 1984). E non c’è dubbio che i trattati europei violano il diritto al lavoro spettante a tutti i cittadini e il dovere dello Stato di garantire la piena occupazione (artt. 1, 3 e 4 Costituzione).

E’ bene sottolineare che gli Stati dell’Eurozona, ai sensi dell’art. 128 TFUE, emettono monete metalliche in Euro ma non possono emettere banconote in Euro, poiché tale facoltà è riservata alla BCE e alle Banche Centrali Nazionali; e la POLITICA MONETARIA che fa capo alla BCE (artt. 2, 3 e 127 TFUE) riguarda soltanto l’Euro e gli aspetti finanziari connessi all’Euro (e certamente non l’emissione dei titoli di stato che rientra nella competenza esclusiva degli Stati): essenzialmente la quantità di banconote in Euro in circolazione e l’acquisto di titoli di stato già in circolazione, cioè sul mercato secondario (QE), dato che la BCE non può avere alcun rapporto finanziario diretto con gli Stati UE — art.123 TFUE, la norma più assurda dei trattati europei, che svela in modo evidente le intenzioni anti statali di chi ha redatto i trattati, ossia le élite finanziarie. 


Ma la BCE non può decidere nulla sulle monete dei n. 9 Stati UE che hanno mantenuto la propria valuta rinunciando all’Euro (una scelta molto felice dato che i 9 Stati ribelli presentano incrementi annuali di PIL quasi sempre superiori rispetto agli Stati Eurozona). L’aspetto importante da sottolineare è che la competenza della BCE riguarda soltanto l’Euro, in particolare le banconote in Euro e la moneta elettronica in Euro; cioè la BCE ha il monopolio dell’Euro e non della moneta in generale e gli artt. 2, 3 e 127 vanno letti insieme all’art.128. 

Perciò gli Stati Eurozona possono benissimo emettere BIGLIETTI DI STATO (emessi dalla Zecca) in un’altra valuta valida soltanto sul territorio nazionale (almeno inizialmente). Questo perché anche nell’Unione Europea vige il PRINCIPIO DI LEGALITA’, per cui quello che non è espressamente vietato dalla legge o dai trattati, o comunque non è regolato da tali norme, è consentito. 

I mercati ci attaccherebbero? Pazienza, un motivo in più per stampare a manetta la nuova moneta sovrana. Ricordiamoci che noi abbiamo POSTE ITALIANE presente in tutto il territorio nazionale, che è la banca della CASSA DEPOSITI E PRESTITI. E non dimentichiamo che esiste anche l’ART. 114-bis del Testo Unico Bancario concernente la facoltà di emettere MONETA ELETTRONICA, che riguarda: le banche e «la BCE, le banche centrali comunitarie, LO STATO ITALIANO e gli altri Stati comunitari, LE PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI STATALI, REGIONALI E LOCALI, nonché POSTE ITALIANE». 

Un’ultima notazione: qualora si ritenesse (anche se erroneamente, per quanto sopra chiarito) che non sia possibile introdurre una MONETA PARALLELA SOVRANA NAZIONALE sarebbe di fatto impossibile uscire dall’Euro. Questo perché per uscire dall’Euro bisogna PRIMA avere già in circolazione (da almeno 6 mesi) un’altra moneta nazionale, per l’evidente motivo tecnico che uscendo dall’Euro da oggi a domani ci troveremmo senza Euro e senza la moneta nazionale, che sarebbe un disastro finanziario assoluto.
Quindi possiamo concludere dicendo: avanti con i Minibot, poi con i Certificati di credito fiscale e poi con la Moneta sovrana nazionale.



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