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NEL FANGO UCRAINO MUORE L’EUROPA di Claudio De Simini*

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E adesso si attende la controffensiva ucraina. Nuovo sangue da spargere sul terreno di battaglia. Sangue di europei. Siano essi ucraini o russi. Il gioco americano prevede questo e tutti si devono adeguare. La Russia ha cercato di opporsi e nonostante l’ultimo ventennio di crescita è un paese uscito assai malconcio dalla tragedia nazionale del 1991-92 e appena ripresosi, gettato in guerra contro l’unica superpotenza militare, che, in questo caso, non ha neanche la necessità di mandare il suo subproletariato per difendere gli interessi delle élite plutocratiche che lo dominano.

Riflettendo è una guerra d’attesa cominciata già prima del colpo di stato di EuroMaidan.

Rasputitsa, la “stagione del pantano” è il fango che blocca e incatena i carri armati a quelle latitudini delle pianure orientali: metafora d’attesa in cui è stata gettata la vecchia Europa che questa volta rischia di passare definitivamente all’irrilevanza storica e politica, già avviata nell’ultimo trentennio.

Così al posto di trovare una via d’uscita continentale all’ultima tragedia che si stava prospettando si è aspettato che i Russi passassero all’azione nel febbraio 2022 dopo averli traditi come europei dal primo giorno di Minsk. Il tavolo era stato ben apparecchiato da Washington, addestrando gli ucraini, e le carte hanno chiamato il gioco del logoramento.

La flessibilità a stelle e strisce ha giocato d’anticipo e sfruttato l’occasione per azzoppare i suoi sudditi europei nell’opera di soffocamento russo. Due piccioni con una fava.

Un campo di battaglia esterno “limitato” fu già scelto in Corea, Laos e Vietnam. Questa è l’Ucraina. La NATO è un’evidente impostura che fa si che l’Europa serva tutt’al più da “fanteria coloniale” alla bisogna degli USA.

Non c’è stata rapida vittoria e da più di un anno ci si ammazza in trincea e sotto i colpi dell’artiglieria pesante.

Ai Russi va attribuita la colpa di essere intervenuti in un conflitto senza saperlo vincere in poco tempo o quantomeno raggiungere saldamente gli obbiettivi militari dell’occupazione del Donbass, ancora lontani dopo più di un anno dall’inizio dell’Operazione Speciale.

Così la Materialschlacht scomparsa dalle guerre asimmetriche degli ultimi cinquant’anni è ritornata in auge e drena risorse economiche dalla vecchia ed esausta Europa togliendo pane a società già messe in ginocchio da ripetute crisi economiche sistemiche del liberalismo sfrenato collegato all’occultismo finanziario.

Si sono così ottenuti molteplici obbiettivi. Assicurarsi commesse miliardarie per rimpinguare gli arsenali ormai svuotati: soldi agli americani. Vedasi caso polacco su tutti. Troncare l’approvvigionamento energetico russo: soldi agli americani ed europei col cappello in mano a cercare gas e petrolio a caro prezzo, mentre i benefici sono in capo a Indiani e Cinesi e agli statunitensi: vedasi gas liquefatto. Rendere l’industria europea non competitiva a causa dei costi energetici: soldi agli americani e vedasi colossi industriali del nostro continente in libera uscita. Creare un solco nel continente euroasiatico. Impedire all’Europa, da Lisbona a Vladivostok, di pensare come un sé, di contare dal punto di vista internazionale, unica via d’uscita non solo economica, ma culturale e sociale per slegarsi dal cappio usuraio e liberista di Washington.

Tutto questo denaro sottratto agli europei, queste loro energie, questo loro definitivo asservimento, forse servirà agli USA per giocare la partita che considerano cruciale: quella Cinese con Taiwan e il 90 percento della produzione mondiale di semiconduttori prodotti nell’antica Formosa: il terreno di scontro.

Quindi si attende. Si attende una controffensiva ucraina e con essa la definitiva morte di un continente, impantanato prima di tutto nelle sue paure. I Tedeschi potevano avere nel misfatto Nord Stream un’occasione per mettersi alla guida del processo di liberazione europea accordandosi con i Russi, ma presi dal tremore, sono tornati a guardare al loro egoismo economico al piccolo impero della UE. I Francesi che avrebbero potuto cogliere l’occasione grazie ai loro storici rapporti con l’est per fare da garante ad un progetto non germanocentrico, tacciono pensando a difendere la “loro” Africa e il loro maledetto franco Cfa.

Gli europei dell’est tornati schiavi dopo la fine del socialismo reale si vendono ad un nuovo oscuro padrone e sono desiderosi di beneficiare del ruolo di spaccaossa al soldo d’oltre atlantico al fine di vendicare gli ultimi settant’anni.

I latini portatori di pensiero universalistico e di carità abdicano al loro compito credendo che il barcamenarsi al guinzaglio a stelle e strisce possa riservare briciole per sopravvivere.

L’Europa con cardine universalità e bene comune sta lentamente scomparendo nel fango.

Gli stessi Russi non sono stati in grado di comprendere che le sole risorse energetiche e materiali non sono garanzia di sopravvivenza.

Sullo sfondo una terribile questione sociale legata al modello culturale e di sviluppo che rischia di  precipitare gli Stati europei ad una contrapposizione di interessi economici di picciolo cabotaggio contrapposti, foriero di nuove sventure.

Tutto ciò mentre l’agenda transumana, falsamente green, gender fluid e cybercapitalista scompagina le coscienze e rammollisce nel cyberspazio, surrogato di felicità in un mondo destinato alla povertà morale e materiale.

Si attende perciò. Che gli altri muovano le loro pedine, mentre gli europei immobili e tenuti alla corda manco più balbettano: come primitivi muovono le clave contro i fratelli.

In tutto questo sconvolgimento si guarda speranzosi all’estremo oriente dove spicca il Dragone cinese ormai seconda potenza mondiale, mentre l’India pare la grande sottovalutata, nonostante abbia interessi contrapposti ai cinesi e si sia mangiata la produzione siderurgica e metallurgica europea.

I Brics possono essere l’ennesima delusione. Troppo facilmente osannati, benché tatticamente utili per liberarsi dalla schiavitù della Casa Bianca, non possono rappresentate un’alternativa, perché sono la riproposizione del medesimo modello di sviluppo in salsa multipolare. Infatti India e Cina su tutti sacrificano i loro interi popoli al servizio del dio denaro. La schiavitù moderna di queste masse di diseredati grida vendetta al cospetto di Dio.

Per uscire dal pantano servirebbe tornare a gettare sul tavolo della storia quella cultura europea e quel progetto politico che vede nell’universalità e nel bene comune i fari della nostra civilizzazione da declinare in linguaggio che parli alle profondità della nostra coscienza, e tocchi il nostro modo di essere nel mondo. Questa speranza è la realizzazione di un’esistenza irrorata dalla luce di un senso,  di giustizia, di carità, di fraternità, di pensiero religioso, che è il vero volto della nostra civiltà, tante volte tradito.

Risorse energetiche ad est, tecnologia e conquiste sociali ad ovest potrebbero essere le due gambe di una nuova corsa per gli Europei, resi autonomi da produzioni globalizzate dirette dai conglomerati finanziari apolidi di stampo liberista.

Bisogna rifare una nuova Vestfalia. Un vero equilibrio delle potenze nel continente euroasiatico, con il principio del rispetto della sovranità degli stati che rappresenta uno dei meccanismi essenziali dell’ordine di Vestfalia. Il risultato è un concetto fondamentale della politica moderna: la ragion di stato. Rimesso in discussione dopo la fine della guerra fredda, il principio di non ingerenza è stato per tre secoli e mezzo una delle rare, se non l’unica legge sacra della politica internazionale.

Si creerebbero in questo modo due modelli: la potenza continentale e la potenza marittima, lo stato sociale e lo stato mercantile.

Questa è una possibile soluzione politica al dominio americano e permetterebbe al contempo agli europei di trattare alla pari con il subcontinente indiano e i cinesi. Pensare che ogni paese d’Europa si possa salvare da solo contro giganti come USA, Cina e India pare improbabile. Questo è l’unico multipolarismo possibile.

È essenziale ritrovare l’anima europea, il suo spirito, non più diviso in est ed ovest, senza aspettare che qualcuno ci salvi, ma salvandoci da noi, attuando quella rivoluzione sociale, economica e politica tante volte sfiorata.

Nonostante la Rasputitsa, cova sotto la cenere insoddisfazione e un senso d’ingiustizia, che potranno essere innesco per la rivolta contro il mondo moderno voluto dai maghi della finanza e dai loro scherani politici.

* Membro del Direttivo Nazionale del Fronte del Dissenso

2 pensieri su “NEL FANGO UCRAINO MUORE L’EUROPA di Claudio De Simini*”

  1. Graziano+PRIOTTO dice:

    Come nel 1647 ?

    concordo pienamento con le valutazioni sintetiche ma complete di questa analisi. E la situazione attuale mi ricorda in qualche modo la situazione tedesca (che anche ora è al centro del conflitto almeno in termini geopolitici) alla fine dellal guerra dei Trent’anni.
    Günter Grass aveva scritto nel 1979 un racconto („Das Treffen in Telgte”, “L’incontro di Telgte”) ambientato nell’anno 1647 ma con riferimento al gruppo 47, cioè nello spirito della Germania uscita dalla seconda guerra mondiale in condizioni appunto di divisione, decadenza anche linguistica (nel senso che bisognava ridare senso alle parole private di senso dalla propaganda hitleriana).
    Un incontro fittizio in cui però Grass faceva parlare poeti , letterati e musicisti realmente esistiti i del 1647). Dall’incontro doveva uscire un manifesto diretto a tutti i governanti per chiedere la fine della guerra in corso ormai da 29 anni. Ovviamente il racconto si concude con un incendio in cui il manifesto brucia insieme all’albergo in cui gli intellettuali di allora si erano riuniti: “cosí rimase inespresso ciò che comunque non sarebbe stato ascoltato “. Un’ amara constatazione dell’impotenza della ragione.
    Oggi siamo ancora un passo più indietro, la grandissima parte deglli intellettuali cosí come si era piegata alla falsa narrazione pandemica, si piega ora alla narrazione dei servi atlantici: falsi sinistroidi del PD in Italia, della SPD in Germania (per citare solo un paio deglli ignobili striscianti) invocano con la bava alla bocca armi su armi per … consentire ad un gruppo di nazifascisti di distruggere la lingua e la cultura russe nella martoriata Ucraina. E gli sciagurati europei che continuano a mandare armi per questa infame criminale bisogna bollano di “putinisti” chi li critica, non rendendosi conto che mentre follemente invocano la “liberazione” della Crimea sono loro stessi “Chruščëviani” poiché sostengono che il “regalo” fatto all’Ucraina da un presidente per interessi personali e di potere al di fuori di ogni consultazione democratica è irrinunciabile e vale il massacro di centinaia di migliaia di malcapitati ucraini per essere mantenuto.
    Come per la guerra dei Trent’anni, anch eoggi una soluzione non può che essere un compromesso … oppure la fine appunto dell’Europa intera.

  2. Francesco dice:

    Una perfetta fotografia della attuale (DISASTROSA) situazione dell’Europa in campo geopolitico.
    Gli yankees che fanno combattere “gli altri” (…gli Europei-TAFAZZIANI…) per realizzare i PROPRI interessi: da una parte dando lo zuccherino a Tedeschi e Francesi (la garanzia… o piuttosto L’ILLUSIONE… che continueranno ad essere i “privilegiati” nell’ambito dell’orticello dell’Ue) e dall’altra corrompendo PERSONALMENTE le classi dirigenti di altri Paesi (… Italiani in primis…) o puntando su vecchie ruggini tra popoli orientali (…in primis tra Polacchi e Russi).
    Ai Russi si deve imputare l’ingenuità per essersi fidati degli yankees (e degli occidentali in generale) sia in occasione del golpe di euromaidan sia in occasione degli accordi di Minsk: se i Russi fossero intervenuti nel 2013/14 avrebbero trovato un esercito ucraino molto più vulnerabile rispetto a quello di oggi, (…un esercito ucraino addestrato ed equipaggiato dalla Nato da ormai 8/9 anni….) e avrebbero avuto tutte le carte in regola per giustificare il proprio intervento militare (…le persecuzioni ucraine nei confronti della popolazione russofona del Donbass) davanti all’opinione pubblica internazionale (… sarebbe stato molto più difficile per yankees e c. far passare Putin come “il nuovo Hitler”…)
    Come se non bastasse hanno poi commesso lo stesso errore di ingenuità in occasione degli accordi di Minsk: non accorgendosi che si trattava di un semplice espediente escogitato dagli occidentali per guadagnare tempo in vista dell’offensiva contro la Russia.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

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