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LEGGE DI BILANCIO: SI TORNA ALL’AUSTERITÀ di Fronte del Dissenso

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Ormai ci siamo, l’austerità sta per tornare legge. Mentre il governo Meloni ha varato la Legge di Bilancio più insulsa della storia repubblicana, a Bruxelles siamo alla stretta finale per il ripristino delle norme (probabilmente peggiorate) del Patto di stabilità. Nel frattempo, verrà chiesto all’Italia di approvare la riforma, anch’essa peggiorativa, del famigerato Mes.

Il periodo di sospensione dell’austerità, dovuto al Covid prima ed alla crisi energetica poi, si sta dunque chiudendo. E delle “riforme” antiausteritarie, da molti annunciate nel 2020, nulla si è visto. Mentre da marzo la Bce ha chiuso il rubinetto del Quantitative easing, riducendo così la liquidità, le nuove regole di bilancio in arrivo dall’Unione Europea sono destinate a far sprofondare l’Italia in una stagnazione senza fine.

Di fronte a questo quadro disastroso, il governo italiano sembra solo interessato a modestissime misure di bandiera, affogate in una gigantesca presa in giro chiamata “taglio del cuneo fiscale”. Questo taglio, che è il cuore della manovra economica per il 2024, è solo una misura provvisoria, valida esclusivamente per il prossimo anno. Questo significa che, se la misura non verrà rifinanziata rendendola strutturale, all’inizio del 2025 i lavoratori si ritroveranno con una busta paga decurtata. Del resto, stiamo parlando di un governo che ha affossato senza pudore ogni ipotesi di salario minimo.

Una Legge di Bilancio di fatto provvisoria è una novità assoluta, un primato che straccia ogni record precedente. E’ un modo per prendere tempo, certamente anche un trucco in vista delle elezioni europee, ma è soprattutto il segno di una difficoltà irrisolvibile. Fin dal suo insediamento Meloni ha scelto la linea della continuità con Draghi, mettendosi così sotto l’ombrello protettivo della NATO e dell’UE. Ma se questo ombrello protegge politicamente il governo, sul piano economico il disastro appare certo.

Non si può infatti voler continuare a stare nell’UE e nell’euro, sperando al contempo di uscire dalla spirale recessiva che attanaglia l’Italia dal 2008. Con i vincoli europei il nostro Paese è destinato ad impoverirsi, travolto dall’impossibilità di una politica economica basata sull’interesse nazionale. La trappola dell’euro è infatti molto semplice: se il governo aumenta la spesa pubblica finisce in pasto ai pescecani della finanza ed ai sacerdoti dello spread, se invece riduce le spese od aumenta le tasse la prospettiva certa è quella di una prolungata recessione. Ed è proprio questa la direzione di marcia intrapresa dal duo Giorgetti-Meloni, che tutto vorrebbero fare salvo battersi per la riconquista della sovranità monetaria e dell’indipendenza politica.

E’ in questa situazione che arriverà il nuovo Patto di stabilità, la cui riforma è prevista entro la fine dell’anno. Sul punto la trattativa è ancora in corso, ma per quanto è dato sapere il nuovo patto non solo confermerà gli assurdi vincoli di Maastricht (3% nel rapporto deficit/pil, 60% nel rapporto debito/pil), ma andrà anche oltre. Si parla infatti dell’introduzione di due nuove parolette magiche: «ancora» del deficit e «salvaguardia» del debito. Con l’«ancora» si vorrebbe portare il limite al deficit tra l’1 ed il 2%, togliendo così altro ossigeno all’economia; con la «salvaguardia» si vorrebbe introdurre un meccanismo teoricamente automatico (tipo Fiscal compact) onde ridurre annualmente il debito di una percentuale vicina all’1% del Pil. Ove dovessero passare, il combinato disposto di queste due misure darebbe una mazzata tremenda all’economia italiana, alla faccia della ridicola “patriota” che siede a Palazzo Chigi.

Altrettanto pesanti le nuove regole del Mes “riformato”, che porterebbero ad una suddivisione dei vari paesi dell’Eurozona: alcuni classificati di serie A, altri di serie B. Questa diversa classificazione servirebbe a stabilire il grado di pesantezza delle condizionalità imposte in caso di intervento del Mes, con l’esplicita previsione di una ristrutturazione del debito per quelli di “serie B”. Una norma, quest’ultima, destinata a far esplodere lo spread di un paese come l’Italia.
Come si vede, tutti i nodi stanno venendo al pettine. Un più ampio disastro sociale è alle porte. Proprio per questo il Fronte del Dissenso rilancia la battaglia per l’uscita dalla gabbia eurista.

Basta austerità!
No al ripristino del Patto di stabilità, no al Mes!
Fuori dall’euro e dall’UE!
Mandiamo a casa il governo Giorgetti-Meloni!

FRONTE DEL DISSENSO
14 novembre 2023

2 pensieri su “LEGGE DI BILANCIO: SI TORNA ALL’AUSTERITÀ di Fronte del Dissenso”

  1. Lorenzo60 dice:

    Il governo Meloni ricalca il solito copione già visto, promettere di salvaguardare gli interessi dei cittadini salvo poi fare un indecoroso dietro front per dare priorità ai vincoli europei. A questo punto non resta che seguire l’esempio della Gran Bretannia.

  2. Tiziano Mistrorigo dice:

    Se al governo ci fosse il PD avrebbe fatto una Legge di Bilancio fotocopia (il testo è fatto da UE). Continuo a dire che quella che chiamano “sinistra” e “destra” sono due pacchi con lo stesso contenuto, la differenza riguarda solo la carta che avvolge il pacco. Poi c’è la miriade di gruppuscoli che si dichiarano anticapitalisti, comunisti, rivoluzionari ecc Io ho perso il conto e non so nemmeno cosa fanno di preciso. Quest’area sostanzialmente è ininfluente e soprattutto priva di un obiettivo chiaro anche se parziale, come potrebbe essere uscita da euro. Se buona parte di quest’area non riesce ad unificarsi, resteranno solo come piccole sette. Tiziano M.

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