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UGO MATTEI, IL COMPLOTTISTA di Leonardo Mazzei

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Il complottismo è la scienza dei semplici, ma pure dei furbacchioni. Ma se con i primi occorre la modestia e la pazienza del ragionamento, con i secondi sarebbe un peccato aver troppa pietà.

C’è però una complicazione. L’epiteto di “complottista” viene infatti appiccicato dai dominanti ad ogni tipo di critica al loro beneamato sistema. La parola va dunque usata con una certa prudenza. Ma quando ci vuole, ci vuole! E’ questo il caso del signor Ugo Mattei, non a caso ospitato sulle pagine dell’ultimo numero de L’Espresso.

Naturalmente i complotti esistono, e fanno parte a pieno titolo di quella cosa che chiamiamo storia. Ma voler spiegare la storia con i complotti – veri o presunti che siano – è quantomeno un’assurdità. Peggio, è il modo migliore per diffondere ignoranza, superficialità e soprattutto senso di impotenza tra gli oppressi di ogni latitudine. Se infatti ogni manifestazione di resistenza all’oppressione viene letta come un complotto degli oppressori, quale speranza di liberazione potrebbe mai esistere? La cosa è che così evidente che, se pure noi adottassimo quel modo di pensare, dovremmo allora concludere che sia proprio il complottista ad essere sul libro paga di qualche potente.

Qui, tuttavia, non ci interessa un discorso sul complottismo in generale, bensì il caso specifico dell’articolo di Ugo Mattei. Un vero caso da manuale, ma non certo un episodio isolato. In giro ci sono infatti diversi “Mattei”, il cui scritto prendiamo ad esempio proprio perché espressione di un fenomeno ben più vasto.

L’attacco della Resistenza palestinese del 7 ottobre è uno di quegli eventi che la storia la fanno, non la subiscono. Proprio per questo l’azione non solo riduzionistica, ma platealmente denigratoria dei complottisti, è particolarmente rivoltante.

L’articolo di Mattei inizia con la solita tecnica del fare di ogni erba un fascio, accostando addirittura, e senza pudore alcuno, il 7 ottobre all’incendio del Reichstag ed a Piazza Fontana. Ma che c’azzecca, come direbbe il noto Pm di una stagione che fu? Non c’azzecca proprio nulla, ed a Firenze in maniera più scientifica direbbero che “c’entra come il culo con le quarant’ore”.

Ma passiamo oltre. Dopo averci informato (pensa te!) che il potere usa l’infiltrazione, il presidente di “Generazioni future” vorrebbe spiegarci l’iniziativa della resistenza palestinese proprio come frutto dell’infiltrazione dell’onnipotente Mossad. Come no! Nel farlo il Mattei non rinuncia neppure alla diffamazione:
«Altrettanto difficile è spiegare la fuoriuscita simultanea via terra, aria e mare di centinaia di miliziani fanatici e armati fino ai denti».

Dunque, i combattenti palestinesi, oltre ad essere inconsapevolmente al servizio del loro nemico, erano semplicemente dei “fanatici”. Non solo nessun rispetto per chi ha sacrificato la vita per il proprio popolo, ma pure l’etichetta del fanatismo. Eh, l’avessero potuto saper prima dal prof. Mattei che stavano lavorando per Netanyahu!

La spocchia occidentalista di chi pontifica in questo modo non ha bisogno di altri commenti. Ma torniamo al discorso del giurista torinese. Secondo lui i combattenti del 7 ottobre – piccolo inciso: tremila non “alcune centinaia” come scrive – erano solo pedine all’oscuro del vero disegno di chi li manovrava. Tutto molto semplice, dato che: «infiltrare e corrompere la leadership di Hamas è un gioco da ragazzi».

Da dove gli venga questa apodittica certezza non si sa. Un complottista potrebbe pensare che glielo abbiano detto quelli del Mossad…

Al prof. Mattei sfuggono almeno due particolari. Primo, l’azione del 7 ottobre è stata compiuta e rivendicata da ben 4 organizzazioni della Resistenza (Hamas, Jihad Islamica, Fronte Popolare di Liberazione della Palestina, Fronte Democratico di Liberazione della Palestina). Secondo, Hamas è di gran lunga il primo partito tra i palestinesi, quello che ha vinto le uniche elezioni svolte, oggi nettamente maggioritario non solo a Gaza ma pure in Cisgiordania. Può non piacere, ma questa è la realtà, ed avrà pure un suo perché.

Al prof. Mattei sfugge certamente quanto il suo discorso sia offensivo, non solo nei confronti della Resistenza, ma dell’intero popolo palestinese in tutte le sue componenti religiose e laiche. E se non gli sfugge, allora è molto peggio.

Come ogni ragionamento complottista, anche quello del Mattei si incentra sulla fatidica domanda: cui prodest? A chi giova? Bene, pur non accettando in linea di principio questo modo di (s)ragionare, dato che i fattori da utilizzare per una corretta analisi sono sempre molteplici, accogliamo in questo caso la sfida del cui prodest.

Mattei si rifà all’esempio dell’11 settembre, che sarebbe servito (parole sue) al: «completamento del disegno neocon in Afghanistan e Iraq». Ottimo, se le cose stanno così, saprebbe dirci il prof. Mattei come quel disegno si è “completato”? A noi pare di aver visto due sconfitte americane, particolarmente pesante quella conclusasi con l’umiliante ritiro del Ferragosto di due anni fa da Kabul.

Ecco, visto che ai complottisti interessa tanto il presunto cui prodest degli avvenimenti, qualche volta dovrebbero pure fare i conti con le vicende storiche che da quegli avvenimenti sono scaturite, unico modo per verificare seriamente se le loro ipotesi iniziali hanno trovato un qualche conforto nella realtà. Ma siccome l’esito della “Guerra infinita” lanciata dai neocons americani dopo l’11 settembre suona come una smentita alla loro teoria, i complottisti preferiscono glissare e passare al complotto successivo.

Quel che non è avvenuto con la guerra di Bush, avverrà ora in Palestina? Secondo il Mattei, ovviamente sì:
«Il 7 ottobre consentirà a Netanyahu (con un governo di salvezza nazionale) di: completare l’annessione illegale della West Bank (oggetto di contestazione locale e internazionale); distruggere definitivamente Gaza e con essa la viabilità della “two states solution”; allargare il conflitto al Libano meridionale annettendone finalmente le ambite sorgenti idriche; forse estendere a Iran e Siria l’offensiva, rafforzando il loro legame con l’Arabia Saudita…».

Insomma, per Mattei un’Israele onnipotente, guidata da un rafforzato Netanyahu, dominerà il Medio Oriente. E questo grazie ad una resistenza stupida e corrotta. Non ci sono parole…

A noi, modesti osservatori, ma che almeno i giornali li leggiamo, la situazione pare del tutto rovesciata.

Primo. Politicamente parlando (basta consultare la stampa israeliana) Netanyahu è già adesso un uomo morto.
Secondo. Con l’attuale attacco su Gaza, Israele è finita in un cul de sac. Certo, può continuare la strage per mesi, ma con quale risultato politico? Del resto, se la strategia dello sterminio fosse sufficiente, Hitler avrebbe vinto la Seconda Guerra mondiale. In realtà lo sterminio è tragico, ma non sufficiente a vincere la guerra.
Terzo. Non sappiamo se il conflitto si estenderà, ma Israele teme (non auspica) questa possibile estensione, mentre gli accordi con l’Arabia Saudita sono ormai morti e sepolti.
Quarto. Israele è oggi al massimo del suo isolamento internazionale: davvero si può pensare che sia questa la situazione più favorevole per ulteriori annessioni?
Quinto. Contrariamente a quanto asserito dal Mattei, la “soluzione dei due Stati” – che peraltro soluzione non sarebbe, ma non è questa l’occasione per discuterne – non è mai stata evocata come adesso. Ne parlano gli europei, gli americani, e l’ha fatto di recente pure Mattarella. La verità è che il tema dello stato palestinese era finita nel dimenticatoio fino al 6 ottobre, mentre dopo il 7 chissà perché è diventata attuale come mai successo prima.

Del resto, era la stessa questione palestinese ad essere finita fuori dall’attenzione dell’opinione pubblica mondiale. Dopo il 7 ottobre, invece, le piazze di tutti i continenti si sono riempite attorno al simbolo della bandiera palestinese. Un fatto che neppure l’odiosa (dis)informazione mainstream riesce a cancellare.

Conclusione: del discorso complottista di Mattei, e dei tanti “Mattei” in circolazione, nulla torna. Ma se c’è una cosa che è semplicemente ridicola è l’idea che Israele abbia lasciato fare Hamas per colpire l’Anp di Abu Mazen. L’attuale Anp è molto screditata, ed infatti sono proprio gli israeliani e gli occidentali in genere a volerla rianimare, onde utilizzarla come custode dei tanti bantustan spezzettati nei quali i sionisti vorrebbero rinchiudere per sempre i palestinesi, a Gaza come in Cisgiordania.

Il complottismo applicato alla Palestina è particolarmente fuorviante ed oltraggioso, ma contiene pure chiare venature di suprematismo occidentale, l’idea dell’inferiorità dei palestinesi e degli arabi in genere. Difficile capire se i sostenitori di certe tesi se ne rendano conto. Ma siccome il signor Mattei ha dato dei “fanatici” ai resistenti di Gaza, una cosa la vogliamo dire: non esiste solo il fanatismo religioso, ma pure quello “laico” che non riesce a staccarsi neppure un secondo dall’idea della superiorità dell’Occidente. Forse, signor Mattei, il vero fanatico è proprio lei!

2 pensieri su “UGO MATTEI, IL COMPLOTTISTA di Leonardo Mazzei”

  1. Nello dice:

    Ben detto e ben scritto. Mattei: un arrivista politico trito ,che non è mai partito…

  2. Paolo Emilio dice:

    E’ la figura stessa di Mattei a essere ambigua. Non dimentichiamo che il soggetto è professore all’Università Barkley – in California- ed è legato a circoli sorosiani. Il suo CLN (anche se ora se ne è distaccato) si è rivelato un M5S 2.0, siappure in sedicesimi

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