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DISCUSSIONE SULLA “CARTA FONDATIVA” DI RIVOLUZIONE DEMOCRATICA

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[ 01 febbraio 2010 ]

Rivoluzione Democratica si è costituita in associazione esattamente un anno fa. Successivamente è stata posta in discussione una Carta fondativa. Essa è ancora sub judice. Pubblichiamo d’appresso le osservazioni critiche di Roberto Fondi, del Coordinamento nazionale.

Proposte di modifica 
alla  «Carta Fondativa di Rivoluzione Democratica»

Proposizioni istituzionali e imperativi etico-civili per una rifondazione dello Stato

di Roberto Fondi

Premessa

L’inizio del percorso politico-culturale che conduce alle seguenti XXXV proposizioni può essere indicato nelle scelte ideali di Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, nella critica al capitalismo di Karl Marx e di Werner Sombart e nelle istanze sociali dei cattolici “modernisti” Giuseppe Toniolo e Romolo Murri, alle quali possono fungere da logica prosecuzione la Carta del Carnaro del sindacalista Alceste De Ambris e del massone Gabriele D’Annunzio, le impostazioni corporativo-sindacali della Carta del Lavoro del fascista Giuseppe Bottai e le proposte socializzatrici della Repubblica Sociale Italiana, pienamente fatte proprie da figure come Nicola Bombacci, già amico di Lenin e fondatore del PCI (che non rinnegò mai il suo passato ideologico) e come Stanis Ruinas, fautore dal dopoguerra fino agli anni ’70 di una stretta alleanza tra fascismo e comunismo. Con il tempo, il suddetto percorso culturale è andato sempre più a convergere con le critiche al regime global-capitalista avanzate da autori quali Ivan Illich, Jean Ziegler, Serge Latouche, Jeremy Rifkin, Emmanuel Todd, Massimo Fini, Alain de Benoist, Edward Goldsmith, Gilbert Rist, Kirkpatrick Sale, Richard Heinberg e altri.

 
Inserendosi in questo percorso, ARD ritiene che lo Stato da rifondare debba configurarsi come una democrazia organica (tenuta cioè a soddisfare non soltanto le esigenze economico-materiali, ma anche quelle educativo-intellettuali ed etico-spirituali dei suoi cittadini) condotta dal popolo in modo partecipe tramite delegazione diretta delle sue differenti funzioni sociali (non più, dunque, tramite esponenti di partiti in perenne lotta fra loro per il raggiungimento del potere), attenta alla gestione delle fonti energetico-materiali e dell’ambiente naturale e rispettosa e solidale nei confronti di tutte le altre Nazioni.
ARD è altresì convinta che la “spinta interiore” indispensabile per qualsiasi efficace rifondazione dello Stato debba consistere nella ripresa e rivitalizzazione di quel corpus di imperativi etico-civili già indicati dai nostri antichi predecessori romano-italici e da essi ritenuti di valore universale.
Le proposizioni istituzionali sono elencate qui di seguito. Gli imperativi sono riassunti nel paragrafo successivo.


XXXV proposizioni istituzionali

I – La Nazione italiana include: il suo territorio entro i limiti storicamente determinatisi; le popolazioni che vi sono nate e vi risiedono, che vi sono decedute e che vi nasceranno; le opere, sia materiali che intellettuali e spirituali, effettuatevi da tutti i suoi cittadini presenti, passati e futuri; la sua lingua; la sua storia; la consapevolezza da parte delle sue popolazioni di formare una comunità, e perciò di condividere lo stesso destino e le stesse responsabilità. La Nazione italiana, pertanto, è intesa come un’unità fisica, culturale e spirituale avente vita, fini e mezzi di azione superiori per potenzialità e durata a quelli delle persone che ne fanno parte. Essa viene realizzata dallo Stato o sistema politico liberamente adottato dalla comunità di tali persone.

II – La strutturazione fondamentale dello Stato italiano è repubblicana e si basa sull’individuazione delle differenti funzioni sociali della Nazione, sull’assegnazione a ciascuna di esse di voce istituzionale in forma di organo amministrativo e sulla composizione di tali organi in necessario accordo – anche al loro interno fra le diverse posizioni che possono verificarsi – nel nome della comune appartenenza alla Nazione medesima.

Elenco provvisorio in ordine alfabetico e a titolo puramente esemplificativo delle funzioni sociali
(che invece andrebbero poste, dopo adeguata discussione, secondo il loro decrescente ordine di importanza)

 Agricoltura
Allevamento e piscicoltura
Arti figurative
Artigianato
Assistenza prescolare
Associazionismo culturale
Associazionismo politico
Associazionismo volontaristico
Casalinghe
Cittadini italiani all’estero
Collaboratori di studi privati
Commercio e distribuzione
Decorati al valore
Difesa civile
Editoria
Educazione
Enti locali
Forze armate
Forze di polizia
Giustizia
Informazione
Letteratura e poesia
Libere professioni
Musica
Ospitalità e turismo
Produzione energetica
Produzione industriale
Pubblica amministrazione
Sanità e igiene
Servizio di Stato
Spettacolo
Sport ed educazione fisica
Storia
Studenti
Terziario
Trasporti e viabilità
Università e ricerca scientifica
 
III – II lavoro, diritto-dovere sociale comunque attuato in tutte le sue forme – intellettuali, tecniche, manuali, organizzative, esecutive, imprenditoriali od operative – dai singoli cittadini, non escluse le casalinghe, o da loro insiemi, è a questo titolo e solo a questo titolo tutelato dallo Stato. Una volta composte in necessario accordo, le varie funzioni sociali istituzionalizzate in organi amministrativi saranno in grado di auto-tutelarsi.

IV – Nell’intenzione di far progredire al meglio il tragitto storico di civiltà percorso dalla sua Nazione, la Repubblica italiana rimarrà attenta ed aperta a qualsiasi apporto di natura conoscitivo-culturale ed opererà con trasparenza all’insegna della giustizia e della solidarietà sociale.

V – L’Italia considera tutte le Nazioni di pari dignità e con gli stessi diritti di sovranità e di autodecisione nel contesto della più ampia comunità internazionale.

VI – Poiché le risorse della Terra sono troppo limitate per consentire all’umanità intera uno standard di vita equiparabile a quello delle sue attuali porzioni occidentali e occidentalizzate, la Repubblica italiana si adopererà con grande impegno affinché la comunità internazionale si doti di un efficace organo di studio e coordinamento per il monitoraggio, il controllo e la distribuzione delle risorse energetico-materiali del pianeta, la politica demografica e il contenzioso internazionale. Compiti primari di quest’organo saranno: presentare un quadro oggettivo delle risorse, rinnovabili e non, ancora disponibili sul pianeta; stimare, sulla base di esse, quale standard medio di vita l’umanità sarà da oggi in poi in condizione di permettersi; proporre leggi internazionali, da aggiornare via via periodicamente, le quali impongano alle singole Nazioni rigorose misure di controllo del loro sviluppo economico, con lo scopo preciso sia di permettere un innalzamento del livello di vita dei Paesi più poveri che di ridimensionare quello dei Paesi più ricchi; studiare e proporre l’eventuale adozione di misure comuni di controllo demografico.

VII – Fino a quando la comunità mondiale non sarà rappresentata dal suddetto organo di coordinamento, l’Italia cancellerà tutti i trattati internazionali sottoscritti dal vecchio regime che ne pregiudichino la piena sovranità, si dichiarerà neutrale nelle contese fra nazioni e chiuderà ogni base militare che in base a tali trattati sia stata insediata sul suo territorio.

VIII – Consapevole dell’importanza della dimensione religiosa nella vita e nella cultura dei popoli, lo Stato italiano non sarà indifferente nei confronti di tale dimensione, ma la accoglierà da una prospettiva storico-scientifica e super-confessionale. Senza alcun privilegio, elargizione o discriminazione, economici o di altra natura, qualsiasi religione potrà essere liberamente professata, mentre nelle scuole e nelle università saranno introdotte cattedre di Storia delle religioni. Per quanto concerne la Chiesa Cattolica intesa nel suo insieme di clero e laicato, lo Stato chiederà ad essa ufficialmente l’abolizione della Città del Vaticano quale ente politico e la restituzione all’Italia del relativo territorio, nonché il trasferimento a Gerusalemme della sede pontificia.

IX – In tutti gli uffici ed enti pubblici, non escluse le sedi delle associazioni e i centri di raccolta a carattere religioso (chiese, logge massoniche, sinagoghe, moschee, ecc.), dovrà essere esposta la bandiera nazionale.

X – L’unità, l’indipendenza e l’integrità territoriale della Nazione italiana saranno difese tenendo conto di quanto potrà essere necessario per l’eventuale realizzazione di una Unione Politica Europea intesa come sotto-insieme di Nazioni affini nel più vasto consesso comunitario internazionale: Unione che lo Stato italiano vorrebbe vedere organizzata sotto forma di sistema federale al fine di rispettare e mantenere vitali le diversità dei popoli che la compongono e ne costituiscono la ricchezza, nonché fondata sugli stessi principii ideali qui proposti, al fine di impedire il formarsi di qualsiasi apolide, invadente e parassitaria oligarchia di natura finanziario-produttiva.

XI – La Repubblica italiana garantirà un livello quanto più elevato possibile della salute dei suoi cittadini, con particolare attenzione a che prevenzione e cura avvengano in modi e tempi idonei secondo le necessità di ciascuno, compreso chi si trovi in difficoltà per problemi legati alla sua situazione fisica ed economica.

XII – Fino a quando non saranno prese in proposito decisioni vincolanti a livello internazionale, prevenzione primaria sarà considerata quella relativa al problema demografico. Con apposite leggi, lo Stato farà sì che il numero dei componenti la comunità nazionale non oltrepassi determinati livelli di guardia, da fissare via via ogni cinque anni.

XIII – L’educazione delle giovani generazioni è funzione fondamentale della Repubblica italiana. Essa è esercitata congiuntamente dai genitori e dalla Scuola. La Scuola, considerata struttura portante imprescindibile di ogni solida organizzazione sociale, sarà differenziata, obbligatoria e gratuita fino ai 18 anni di età e dovrà attenersi nei suoi ordinamenti ad un disegno che stimoli la partecipazione attiva delle giovani generazioni alla didattica e fornisca loro una formazione anche in prospettiva civica europea e mondiale. Conseguentemente con quanto sopra e data la grande importanza del compito da loro svolto, gli insegnanti saranno scelti tra persone altamente qualificate e considerati fra i gradi più elevati dei funzionari dello Stato.

XIV – Terminata la Scuola, i giovani di entrambi i sessi saranno chiamati a scegliere fra l’attuare per due anni il servizio di Stato o quello militare. Ciò porterà beneficio sia allo Stato, che in tal modo disporrà in permanenza di una forza-lavoro gratuita costituita da giovani nel pieno delle loro energie fisiche ed intellettuali, sia ai giovani stessi quale tirocinio pratico, pausa di riflessione per organizzare il proprio futuro ed occasione per maturare e fortificare il sentimento comunitario nazionale. Il quadro logistico ed esecutivo delle attività giovanili per il servizio di Stato sarà programmato da un apposito Ministero in accordo con le amministrazioni regionali, provinciali e comunali.

XV – Anche attraverso sostegni economici e collegamenti con le sedi scolastiche e gli organi funzionali dello Stato, saranno promossi lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifico-tecnologica, nonché la tutela dell’ambiente e dei patrimoni naturale, paesaggistico, storico, artistico e linguistico. Mediante apposite istituzioni sarà dato altresì adeguato sostegno alle attività sportive e all’educazione fisica affinchè soprattutto le fasce giovanili possano crescere sane e robuste.

XVI – Tramite un apposito ente nazionale, lo Stato garantirà decorose abitazioni alle famiglie che non abbiano capitale proprio per provvedervi. Ciò sarà fatto con la costruzione di nuove abitazioni o il riadattamento di precedenti da assegnare a graduale riscatto, valendo il principio che l’affitto, una volta rimborsato il capitale e pagato il giusto frutto, costituisce titolo di acquisto.

XVII – Nell’economia nazionale, tutto ciò che per dimensioni o funzioni esca dall’interesse del singolo per entrare nell’interesse comune sarà regolato e, in carenza, gestito dallo Stato. In particolare, i pubblici servizi saranno sempre gestiti dallo Stato a mezzo di enti parastatali.

XVIII – La proprietà privata, intesa come frutto del lavoro e del risparmio individuale nonché come gratificante integrazione della personalità umana, è approvata e tutelata dallo Stato. In nessun modo, comunque, sarà ad essa consentito di convertirsi in elemento eccessivamente sperequativo o disintegratore della personalità fisica e morale di altri uomini attraverso lo sfruttamento del loro lavoro.

XIX – Poiché la ricchezza dello Stato è frutto del lavoro dei suoi cittadini, la moneta nasce di proprietà di questi ultimi. Il popolo italiano, dunque, ha piena sovranità sulla sua moneta.

XX – Secondo quanto stabilito da apposite leggi, in ogni azienda – sia questa privata, parastatale o statale – le rappresentanze di coloro che ne condizionano l’esistenza – siano questi proprietari, impiegati od operai – parteciperanno alla gestione e all’equa ripartizione del ricavato della medesima tramite propri rappresentanti negli organi di gestione e di controllo. Una Cassa Nazionale di Compensazione degli Utili provvederà ad alleviare eventuali squilibri o deficit legati alle fluttuazioni del mercato.

XXI – Ogni azienda agricola, qualora rimanga infruttuosa per mancata iniziativa da parte del proprietario, sarà affidata d’autorità a coltivatori diretti riuniti in aziende a compartecipazione comunitaria di ampiezza relativa alle esigenze dell’economia agricola e delle varie situazioni locali, ferma restando l’equa partecipazione del proprietario alla divisione dei frutti ottenuti.

XXII – Al compimento del diciottesimo anno di età, i cittadini potranno godere di tutti i diritti civili e politici. La cittadinanza italiana potrà essere estesa a cittadini stranieri che si siano distinti per particolari meriti nei confronti della nostra Nazione. I cittadini condannati per motivi gravi con regolare sentenza penale passata in giudicato potranno essere soggetti alla privazione dei diritti politici.

XXIII – II Parlamento della Repubblica sarà composto dal Governo e dalla Camera delle Funzioni. In quest’ultima saranno raccolti i rappresentanti delle varie funzioni nazionali. Ciascuno di tali rappresentanti sarà eletto unicamente dai componenti della propria funzione, perciò fra candidati ben noti agli elettori per vicinanza e similarità del proprio operare. I partiti, considerati come associazioni politiche, avranno una loro rappresentativa quale particolare categoria della Camera delle Funzioni, nelle quantità e nei modi che saranno stabiliti da un’apposita legge.

XXIV – II Capo dello Stato sarà eletto direttamente dal popolo ogni cinque anni e nominerà i Ministri suoi collaboratori unicamente fra gli esperti nei vari settori.

XXV – Unitamente ai rispettivi Consigli, costituiti in base alle funzioni sociali, i Presidenti delle Regioni, delle Province, dei Comuni e (dove ne sia opportuna l’esistenza) dei Consigli di Circoscrizione, saranno eletti direttamente dai cittadini ogni cinque anni.

XXVI – L’elezione dei rappresentanti delle funzioni sociali nelle diverse assemblee amministrative inizieranno dai Comuni o (se esistenti) dai Consigli Circoscrizionali. Gli eletti dai componenti delle varie funzioni appartenenti, in ordine di successione, al medesimo Comune e alla medesima Provincia o Regione, provvederanno a loro volta a designare i propri rappresentanti nell’assemblea di grado via via superiore, fino a quella parlamentare insediata nella Camera delle Funzioni.

XXVII – Nessuno, per nessuna ragione, potrà partecipare contemporaneamente a più di una assemblea di qualunque livello, compresi i livelli europei. Chiunque, per qualunque motivo, dovesse trovarsi in tale condizione, dovrà optare per un solo incarico.

XXVIII – La Magistratura, pur nel rispetto dell’adempimento delle leggi, nell’esercitare le sue funzioni agirà con piena indipendenza dandosi organi di governo propri e privi di rappresentanti esterni, con le sole eccezioni nella sua massima espressione, il Consiglio Superiore della Magistratura, del Capo dello Stato, che presiederà tale Consiglio, e del Ministro della Giustizia (o di loro delegati).

XXIX – Nell’ambito della Magistratura saranno istituiti particolari tribunali con competenza sul diritto di famiglia e sul lavoro, non escludendone altri qualora se ne dimostri l’opportunità.

XXX – L’azione penale è obbligatoria alla notizia di reato, salve le norme sulla procedibilità. Le procedure civili e penali devono essere finalizzate alla massima realizzazione della giustizia sostanziale piuttosto che formale, nonché a snellire i giudizi senza che ciò vada a discapito della loro accuratezza.

XXXI – Lo Stato garantirà la sicurezza dei cittadini e a loro tutela stabilirà il potere d’indagine. Nessun cittadino, anche arrestato in flagrante o fermato per misure preventive, potrà essere trattenuto oltre i sette giorni senza ordine dell’autorità giudiziaria.

XXXII – I cittadini avranno diritto di controllo e di critica responsabile sugli atti di persone ed organi specificatamente incaricati di funzioni pubbliche. Il Governo avrà l’obbligo di pubblicare annualmente il bilancio dello Stato nella maniera più idonea affinché tutti possano prenderne atto con facilità.

XXXIII – L’organizzazione sindacale sarà unitaria ed assumerà alti compiti istituzionali quali la gestione della Cassa Nazionale di Compensazione degli Utili, delle assicurazioni sociali e del contributo alla programmazione economica. Essa, inoltre, provvederà ad organizzare corsi di specializzazione professionale nonché attività ricreative, sportive e dopolavoristiche. Ai sindacati non saranno imposte limitazioni, eccettuate la loro registrazione presso gli uffici centrali e la realizzazione di ordinamenti interni che garantiscano la effettiva partecipazione degli aderenti alla vita del sindacato. Tutto ciò, ovviamente, a condizione che qualsiasi operare non perda mai di vista gli interessi della comunità nazionale.

XXXIV – Sarà istituito un nuovo calendario delle feste nazionali, alle cui celebrazioni tutti i cittadini saranno tenuti a partecipare attivamente. La partecipazione sarà obbligatoria per le rappresentanze di tutti gli enti pubblici, da quelle scolastiche di ogni ordine o grado a quelle delle organizzazioni sindacali e delle funzioni sociali, da quelle di carattere religioso a quelle di carattere militare.

XXXV – Qualora si dimostri necessario, quanto è riportato nel testo che sostituirà l’attuale Costituzione potrà essere modificato dal Parlamento previa apposita votazione a maggioranza qualificata della Camera delle Funzioni.


Imperativi etico-civili da riprendere e rivitalizzare

Dirittura morale e senso del dovere da parte dei cittadini, potranno aversi soltanto grazie a costanti e ripetuti esempi concreti e tramite un’appropriata ed anti-egoistica educazione sia scolastica che familiare a quel corpus di imperativi categorici a carattere etico-civile indicato già oltre due millenni or sono dai nostri predecessori romano-italici. Elencati in maniera più o meno esauriente, questi imperativi erano: la Religio (il riconoscimento che l’essere umano è parte inscindibile di un ordine cosmico che ha su di lui un potere vincolante), la Pietas (il senso di devota subordinazione che consegue al suddetto riconoscimento); la Humanitas (il rispetto per la personalità di ciascun essere umano, che si traduce nell’impegno costante di salvaguardarne la Libertas); la Gravitas (il senso dell’importanza di ciò a cui si attende, cioè la serietà e lo zelo legati alla coscienza delle proprie responsabilità – opposto della levitas, la leggerezza); la Pax (il senso di calma legato alla consapevolezza di aver assolto le proprie responsabilità nei confronti di se stesso, degli altri e del proprio ambiente di vita); la Dignitas (l’energia interiore generata dalla pax, la quale emana all’esterno, viene da tutti percepita ed è l’unica sorgente di ogni vera Auctoritas – che perciò non è legittimata dalla sottomissione al più forte o al più potente in termini materiali ed economici, ma soltanto dall’ossequio al giudizio di persone la cui esperienza e saggezza meritano tale ossequio); l’Honos (il senso dell’onore, cioè il rispetto per la dignitas propria ed altrui); la Fides (la fedeltà nei confronti della parola data, del proposito manifestato e dell’insieme degli esempi di vita, delle opere e degli insegnamenti tramandatici dai predecessori in quanto contenenti una mole di saggezza quale nessun momento e nessuna persona da soli possono dare); la Disciplina (l’esercizio regolare del controllo del proprio ego, che non esclude alcuna attività sia fisica che intellettuale, e che, in ogni caso, porta al rafforzamento del carattere); la Constantia (la fermezza); la Firmitas (la tenacia); la Comitas (la giovialità, il buon umore, il senso del cameratismo); la Industria (l’attività, la laboriosità); la Virtus (ovvero quella sorta di energia interiore suscettibile di convertire realmente l’uomo comune, homo, in vir, infondendogli cioè coraggio e capacità di affrontare sia le sofferenze che la morte con animo sereno); la Clementia (la condiscendenza a rinunciare ai propri diritti); la Frugalitas (l’amore per le cose semplici ed essenziali).
Se vi è un termine che in qualche modo riesca ad abbracciare e riassumere l’insieme dei suddetti indirizzi etico-civili, forse esso è quello di Severitas: vale a dire la caratteristica di chi prende la vita sul serio e, considerandola come una sorta di dovere o missione, cerca di assolverla con il più alto e disinteressato senso di responsabilità, continuamente ispirandosi all’ordine e alla coerenza che traspaiono nel cosmo. Mazzini ebbe ben chiara questa caratteristica, quando nel 1860 scrisse il suo libretto Doveri dell’uomo.
ARD è convinta che i suddetti imperativi o propositi di condotta, ben lungi dal potersi considerare come pura, datata e perciò “superata” retorica, rimangano al contrario validi e adamantini per qualsiasi tempo e per qualsiasi luogo. Essi continuano a rappresentare la base più appropriata per qualsiasi sana e solida educazione civica, perché si addicono a tutti senza mortificare alcuna adesione personale non fanatica o fondamentalistica ad una qualsiasi particolare fede religiosa. I cittadini di religione cristiana, ad esempio, non potranno che trovare naturale considerare il loro Amor e la loro Charitas, ovvero il loro profondo senso di affetto e di solidarietà nei confronti di tutti gli esseri umani, come pienamente compatibili con le suddette norme etiche del vivere civile, prime fra tutte la Religio, la Pietas e la Pax. E lo stesso vale per i concetti di Shalom, di Teshuvà, di Mitzvà e di Tsedakàh osservati dai cittadini di religione ebraica: il primo – molto più ampio di quello di semplice “pace” comunemente attribuitogli – esprime lo stato interiore di chi vive ed è consapevole di vivere in armonia con se stesso e con gli altri; il secondo esprime il senso di benessere per il “ritorno” alla condizione di uomo vero e giusto da parte di chi da essa si era allontanato; il terzo è il legame che si crea sia fra gli uomini che fra questi e il Creatore attraverso le azioni meritevoli derivanti dall’obbedienza ai “comandamenti”; e il quarto all’impegno costante di agire secondo giustizia grazie alla “compassione” nei confronti degli altri, che ha il valore e il peso di tutti i comandamenti messi insieme. E lo stesso vale per i cittadini di religione musulmana con la loro Jihad o “Grande Guerra Santa”, ovvero la lotta costante fra la componente elevata, consapevole e nobile di ciascuno e la componente delle pulsioni deteriori dell’ego, delle quali neppure i santi e gli eroi riescono ad essere completamente immuni. Perché anche questo va detto: se è vero che un “normale” cittadino difficilmente potrà giungere ad incarnare alla perfezione tutti gli imperativi precedentemente elencati, è altrettanto vero che già il fatto di riconoscerne il valore e la forza normativa non potrà che rappresentare un formidabile punto di riferimento e di convergenza per la vita comunitaria e la tensione al conseguimento del Bene Comune.

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