PERCHÉ L’INGHILTERA NON CROLLA?
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«La perfida Albione»?
di Alberto Bagnai*
Come sempre un arguto articolo dell’amico Bagnai che spiega le ragioni per cui il Regno Unito si regge in piedi meglio di noi. Tra queste ragioni vi è quella che conserva a denti stretti la sovranità monetaria e, stando fuori dall’euro, non ne paga tutte le nefaste conseguenze. E poi in Inghilterra c’è la City, la seconda borsa più importante al mondo, ed è interesse della finanza predatoria globale che la propria piazzaforte non venga travolta. Ma il fatto che addirittura il 35% del Pil inglese sia imperniato sulle attività finanziarie e speculative dice solo che la crisi lassù arriverà più tardi, quando essa tornerà a graffiare negli Usa. Ma per questo sarà più devastante.
Mai sentito parlare di Louis Vierne? Era un organista francese, dalla vita particolarmente sfortunata: cieco dalla nascita, tradito dalla moglie, perse un fratello e un figlio in guerra, non riuscì a succedere alla cattedra di Guilmant in conservatorio, nonostante diciotto anni di precariato, e neanche a Widor nella titolarità dell’organo di St Sulpice. Gli toccò l’organo particolarmente inefficiente di Notre Dame, devastato dalle intemperie, e lui si sfiancò di concerti per tutta l’Europa cercando fondi per farlo restaurare completamente. E cinque anni dopo esserci riuscito, nel 1937, a 67 anni, morì riverso sulla tastiera del suo organo, al termine del suo 1750° concerto (e naturalmente chi sa la storia della musica, oltre a toccarsi, coglie l’allusione).
Mai sentito parlare di Louis Vierne? Era un organista francese, dalla vita particolarmente sfortunata: cieco dalla nascita, tradito dalla moglie, perse un fratello e un figlio in guerra, non riuscì a succedere alla cattedra di Guilmant in conservatorio, nonostante diciotto anni di precariato, e neanche a Widor nella titolarità dell’organo di St Sulpice. Gli toccò l’organo particolarmente inefficiente di Notre Dame, devastato dalle intemperie, e lui si sfiancò di concerti per tutta l’Europa cercando fondi per farlo restaurare completamente. E cinque anni dopo esserci riuscito, nel 1937, a 67 anni, morì riverso sulla tastiera del suo organo, al termine del suo 1750° concerto (e naturalmente chi sa la storia della musica, oltre a toccarsi, coglie l’allusione).
Che c’entra con la Goofynomics? Quasi niente, ma non sono riuscito a non pensare a questo aneddoto raccolto in conservatorio leggendo questo messaggio di un lettore:
«la gran bretagna ha un debito estero di circa 8000 mld $ +un debito pubblico al 44% del pil! come mai i mercati non l’affondano pur avendo a un pil di circa 2000 mld $ che è del tutto ridicolo dati questi debiti????????????????????»
Amico, intanto ti chiederei di rassicurarmi. Non farmi pensare che sei caduto riverso sul punto interrogativo della tua tastiera, come il povero Vierne sul mi della sua, o come (ma sì, spaziamo!) la conturbante Faye Dunaway sul clacson della sua auto in Chinatown. Preferisco pensare che l’abbondanza di punti interrogativi denoti incredulità, e magari un minimo di intento polemico, piuttosto che l’esito di un ictus (o di un proiettile nella nuca). Sarà senz’altro così, e allora provvedo a risponderti. La risposta sarà comunque istruttiva… per i superstiti!
L’aritmetica del debito estero
Dunque: partiamo dai dati. Il 44% di rapporto debito pubblico/Pil mi sembrava un po’ basso, e in effetti non è che sia un dato sbagliato, solo che si riferisce a prima della crisi. Nel 2010 era già al 75%. Eh già! Il debito pubblico UK è aumentato in tre anni di circa 30 punti di Pil, nello stesso periodo in cui il nostro aumentava di circa 15 punti di Pil. Ma certo noi partivamo da più alto e dovevamo quindi stare più attenti.
Gli 8000 miliardi di dollari di debito estero mi sembravano ancora più sbalorditivi, perché sono troppi se misurati bene, e troppo pochi se misurati male.
Mi spiego. Il debito estero viene usualmente valutato in termini netti. Quello che conta è la posizione netta: se ti sei fatto prestare 1000, ma hai prestato 2000, sei sempre in attivo di 1000 (so che non crederai a me, avresti usato una punteggiatura più sobria,ma credi almeno a Krugman). Ora, qualcosa di simile a 8000 miliardi di dollari di passivitàlorde sull’estero la Gran Bretagna ce l’aveva nel 2004 (per l’esattezza: 7981 miliardi di dollari). Solo che nello stesso anno la Gran Bretagna vantava 7549 miliardi di attività lorde sull’estero. E quindi, compensando i soldi che doveva agli altri (7981) con quelli che gli altri dovevano a lei (7549) si conclude che in quell’anno la posizione netta sull’estero era sì debitoria, ma per soli 431 miliardi. Circa il 20% del Pil, come gli Stati Uniti, come l’Italia (che nel 2004 stava leggermente meglio: solo il 16%). I dati vengono dal solitohttp://www.philiplane.org/EWN.html.
Certo, poi le cose sono peggiorate. Tieniti forte: nel 2010 il debito estero lordo del Regno Unito era di addirittura 14527 miliardi di dollari (fonte: International Financial Statistics, edizione 2010#12). Ma siccome il Regno Unito, a sua volta, aveva prestato al resto del mondo 14055 miliardi di dollari, ecco che la posizione netta non era molto cambiata: sempre in rosso, ma per soli 472 miliardi di dollari. Pari al 21% del Pil. Più o meno come l’Italia oggi.
Perché loro sì e noi no?
Ma fra Regno Unito e Italia in termini macroeconomici ci sono due differenze importanti (ce ne sono molte di più, lo so, grazie, ma qui contano le due che ti dico). La prima è la più ovvia, e se permetti te la lascio spiegare in modo ottimo dall’amico Tommaso Sinibaldi, sempre chiaro e documentato.
La seconda differenza è un po’ più per iniziati, ma nemmeno tanto. La Gran Bretagna, come del resto gli Stati Uniti, riesce a prendere in prestito a tassi bassi, e a investire all’estero a tassi alti, per cui, nonostante abbia con l’estero un debito netto, invece di pagare interessi netti incassa interessi netti. Perché la Gran Bretagna paghi interessi bassi è chiaro: il rischio paese è molto basso, essendo fuori dalla zona euro. I tassi sui titoli pubblici UK, ad esempio, sono scesi ultimamente sotto quelli dei mitici Bund. Perché incassi interessi alti è altresì chiaro: la Gran Bretagna ha una posizione attiva in termini di investimenti diretti esteri. Significa, per capirci, che nel 2009, mentre gli investitori stranieri possedevano imprese in Gran Bretagna per 600 miliardi di sterline, la Gran Bretagna possedeva imprese all’estero per 1000 miliardi di sterline. E un’impresa, se la scegli bene, rende più di un titolo di Stato. Naturalmente sui titoli la Gran Bretagna ha una posizione passiva, che compensa, in termini di stock, quella attiva sugli investimenti diretti. Ma siccome questi rendono di più, nel 2009 i redditi esteri netti da capitali della Gran Bretagna erano pari al +1.48% del suo Pil. E i nostri al -1.64% (sostanzialmente a parità di debito netto/Pil). Il nostro problema è che ci stiamo indebitando con l’estero per pagare gli interessi all’estero. Capisci, vero, cosa significa? E chi lo sta facendo è il settore privato, per due terzi. E ora penso che tu intuisca anche quali saranno le conseguenze di una manovra che impoverirà ulteriormente una parte consistente di questo settore.
Conclusione
La Gran Bretagna, invece, è nella felice posizione di chi si fa pagare… per prendere soldi in prestito!Quindi tranquillo: Cameron sta meglio di noi e anche della Merkel. Ed è anche e soprattutto per questo che preferisce starsene fuori. Chiamalo scemo…
* Fonte: goofynomics