“I FATTACCI DI COLONIA ED I PROBLEMI DELLA SOCIETÀ MULTIETNICA ” di Paolo di Remigio*
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[ 10 gennaio ]
«È illusorio pensare che si possano allargare le libertà senza restrizioni, e senza un’educazione che, abituando alle restrizioni, le faccia diventare una consuetudine: ogni libertà implica restrizione dell’arbitrio, perché ogni diritto è anche un dovere.
Che le donne abbiano la libertà fondamentale di essere persone significa che hanno la proprietà del loro corpo: non lo si può toccare senza che esse lo vogliano; ma questo diritto delle donne alla proprietà del loro corpo è nel contempo il dovere degli uomini di rispettarla e non è possibile mettere insieme la personalità della donna e il desiderio dell’uomo di avere piacere dal corpo di lei anche senza il suo consenso.
Poiché in generale la natura non garantisce diritti, essere persona non è un diritto naturale della donna, anzi è uno degli ultimi frutti della nostra educazione, per questo ancora fragile: un risultato della monogamia che la chiesa cristiana ha imposto ai fedeli come unica forma legittima di sessualità da più di un millennio e mezzo. Nella monogamia un uomo e una donna si affidano l’uno all’altro senza riserve; questo stabilisce tra loro un’uguaglianza sentimentale, un’unanimità sostanziale che tende a vanificare la discriminazione sul piano giuridico.
Con l’introduzione delle macchine che rende irrilevante la superiorità della forza fisica maschile, l’uguaglianza soltanto potenziale nella monogamia diventa attuale, giuridicamente fissata, una libertà.
Ora il progetto della società multietnica, portato avanti con pervicacia dai poteri che manovrano le istituzioni europee, lasciando aperte le porte a una immigrazione massiccia dal mondo arabo, come se fosse una soluzione, anzi l’unica soluzione del caos indottovi, tra le altre minacce ne fa pesare una anche sul diritto di personalità della donna. Non è questione di razzismo, come subito pensano gli sciocchi, è questione di educazione, di cultura.
Nella cultura islamica non solo non c’è uguaglianza giuridica tra uomo e donna; la sua base, il Corano, oltre a consigliare mezzi come le battiture per “disciplinare” le mogli, consente la poligamia, quindi la situazione di radicale asimmetria tra i coniugi. Ora, a noi, in genere, questa negazione radicale della personalità della donna ripugna.
Non è una ripugnanza naturale, come non è naturale per un uomo in generale astenersi dal molestare una donna: è il risultato di una lunga educazione; e forse a chi è stato educato all’intima convinzione della non personalità della donna ripugna l’affermazione della sua personalità.
Noi che abbiamo sempre visto i visi delle donne e intravisto i loro corpi siamo imbarazzati dal velo, il burqa ci fa orrore; a chi è cresciuto nella cultura islamica, a chi ha visto sempre donne velate o nascoste nelle loro vesti fanno forse orrore i capelli sciolti, i vestiti attillati e le minigonne.
L’educazione spiritualizza il richiamo della giovinezza e della bellezza e lo risolve nello scambio tra il piacere di ammirare e il piacere di essere ammirate; dove ci sia stata diversa educazione il non celare la giovinezza e la bellezza può essere sentito come una provocazione intollerabile, un disordine che autorizza l’aggressione, quindi lo svuotamento del diritto della persona.
Il sindaco di Colonia, che ora raccomanda alle donne di islamizzarsi per evitare le molestie, pare sia stata un’eroina della società multietnica. Ci si domanda dove trovi il coraggio di raccomandare se le manca quello di dimettersi.
* Fonte: Badiale e Tringali