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SINDROME DI STOCCOLMA? di Piemme

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Ci sono rimasti male gli islamofobi. Insopportabile per essi che Silvia Romano, sequestrata da un gruppo di guerriglieri islamisti — presumibilmente dell’organizzazione somala al-Shabaab vista l’area del paese in cui è stata tenuta prigioniera —, sia tornata, per di più vestita con l’Jilbab (la lunga tunica con cui si vestono molte donne somale), convertita all’Islam.

Un indiavolato parlamentare leghista è giunto a bollarla come “neo-terrorista”. Epiteto icastico, poiché rappresenta l’ingrediente principale della brodaglia islamofoba, ovvero che l’Islam, per sua stessa natura, sia un fenomeno di banditismo terroristico. Un altro paranoico, tal Nico Basso, consigliere comunale di Asolo (Treviso), sulla sua pagina facebook è andato al sodo: “impiccatela!”.

Spiegare a questi buzzurri che l’islam sia, come del resto lo è il cristianesimo, un macrocosmo spirituale e politico, è come voler spiegare i colori ai ciechi. E gli islamofobi sono infatti ciechi: accecati dalla loro ignoranza e dal loro odio. Dove l’odio prevale sulla stessa e pur sconcia ignoranza. Un odio che non si giustifica soltanto con irrazionali pulsioni inconsce ma con una patologia per niente oscura e dalle profonde radici: la convizione della superiorità dell’Occidente sulle altre civiltà — idea che implica una visione non solo distorta, ma apologetica, di cosa sia l’Occidente.

L’Occidente non ha una faccia sola. Una di queste è il suo carattere sanguinario. E’ con questa faccia — fatta di schiavismo, brutale oppressione, razzismo, genocidi colonialistici, carneficine imperialistiche, terrorismo su scala industriale — che i “popoli arretrati” hanno anzitutto fatto i conti. Schiavismo e colonialismo che sono stati fattori storici indispensabili alla supremazia mondiale dell’Occidente, Occidente che oggi continua a difendere questa sua decadente supremazia con la predazione ed il saccheggio. I popoli che osano ribellarsi a questo stato di cose, che cercano di svincolarsi dalla morsa — siano essi africani o palestinesi, vietnamiti o afgani, iracheni o latino-americani — vengono prima hitlerizzati dalla potente macchina della propaganda e quindi posti sotto assedio militare.

Anche i liberali ci sono rimasti male davanti alla conversione di Silvia Romano. Ma essi, com’è noto politicamente corretti, hanno camuffato il loro imbarazzo con l’ipocrisia che solitamente li contraddistingue. Per loro la poveretta è caduta vittima dello stato psicologico in cui l’ostaggio prova empatia nei confronti dei propri rapitori. Et voilà, la Sindrome di Stoccolma.

Noi invece ci chiediamo se la conversione all’Islam di Silvia Romano sia sta solo di natura religiosa, se essa sia frutto solo di una redenzione spirituale. Chissà che essa non sia anche una conversione politica. Chissà che la sua non sia anche un’autocritica.

“I sorrisi dei bambini sono le fondamenta delle case”, questo è l’angelico slogan che campeggia sul sito della sua Onlus (Africa milele), all’insegna del quale è stata inviata in Kenya come missionaria laica. Torneremo sulla scriteriata irresponsabiltà di inviare giovani armati solo di buone intenzioni in zone in cui la vita umana vale meno di cento dollari.

Silvia, suo malgrado, è stata trascinata dal purgatorio kenyota nell’inferno somalo, dove i bambini non ridono affatto, dove si muore non solo di fame e di malaria, ma per le ferite di una guerra che dura da tre decenni, dove puoi solo scegliere come crepare, sotto le bombe “intelligenti” a stelle e striscie, oppure in un conflitto a fuoco tra milizie locali e truppe panafricane d’occupazione.

Chissà se, a contatto con la crudele realtà somala, non abbia preso coscienza dei limiti e dell’impotenza della sua precedente vocazione umanitaristica, che non si sia resa conto che l’umanitarismo è una delle facce del suprematismo occidentale. Chissà che non abbia quindi, se non finito per condividere, quantomeno comprendere, la ragioni politiche per cui combattono coloro che l’hanno fatta prigioniera, che l’Islam non è solo una “oscurantistica” fede religiosa ma anche uno strumento per il riscatto e la liberazione, della speranza di un futuro che non sia quello di schiavi. Chissà che non sia giunta alla conclusione che il terrore di cui è stata vittima è figlio legittimo, più ancora che dell’Islam, dell’orrore imperialista.

Un pensiero su “SINDROME DI STOCCOLMA? di Piemme”

  1. Francesco dice:

    Sottoscrivo in pieno. A mio avviso c’e solo da aggiungere che coloro che continuano a gridare alla (…PRESUNTA) “minaccia islamica” ed esaltano la (…PRESUNTA) superiorità della civiltà occidentale sono più meno gli stessi che gridano anche al (…PRESUNTO) “pericolo covid19” ed esaltano la (…PRESUNTA) onnipotenza della Scienza.

    Francesco F.
    Manduria (Ta)

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