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IL VERO PIANO DEI POTERI FORTI di Moreno Pasquinelli

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Mentre scriviamo la soluzione dello psicodramma pare ancora lontana. L’incarico “esplorativo” affidato a Fico sembra andare ramengo: non viene fuori l’accordo di programma tra le forze che sostenevano il Conte bis né, tantomeno, quello sui nomi di chi dovrebbe far parte del governo.

Quale sia la lettura che va per la maggiore è presto detto. “Autorevoli” editorialisti, sostenuti dal gregge di retroscenisti che pullulano attorno al Palazzo e infestano i talk show, ci parlano di scontro sulle poltrone, dell’idiosincrasia tra Renzi e Conte, dei sospetti reciproci tra i capibastone. Si sostiene quindi che il dissidio verta sul come gestire gli ingenti aiuti della “generosa Unione europea”, su chi debba amministrarli, su chi si intesterà il futuro mirabolante trionfo. E giù quindi con la solita litania degli appetiti clientelari delle cosche politiche, e dagli con la consueta tiritera dell’assalto alla diligenza. Sono proprio gli europeisti indiavolati, i corifei dell’europeismo — leggi: i funzionari del “partito tedesco” —, a diffondere questa falsa narrazione, esecrando così, con la consueta retorica ordo-liberista, la miseria e l’irresponsabilità dei politicanti italiani.

Occorre invece scoprire il grande spettro che agisce dietro le quinte, il fantasma che col suo soffio — utilizzando Renzi come pedina — ha scatenato la tempesta politica e ora impedisce una soluzione ordinaria della crisi e preme per quella straordinaria.

Per individuarlo occorre sbarazzarsi del racconto sulla Unione europea che finalmente è cambiata diventando di manica larga e solidale, e capire che è proprio il contrario. In cambio dei prestiti l’euro-germania ha posto condizioni severe: le vituperate “riforme”, ovviamente di marca liberista, non sono procrastinabili. I prestiti verranno elargiti a patto che il rimborso dei debiti sia assicurato, che anzi l’Italia s’incammini sul sentiero di una lunga austerità. Tagli alle pensioni, maggiore flessibilità del mercato del lavoro, aumento della produttività, taglio dei rami secchi (leggi il tessuto delle microimprese), una rapina ai danni del risparmio popolare (leggi patrimoniale), falciare i rami secchi della pubblica amministrazione, un sistema giudiziario che tuteli i creditori e assicuri la riscossione dei debiti (avviando pignoramenti di massa).

Di questo si tratta quando parliamo del “Recovery Plan”, altro che ricchi premi e cottillons! Si tratta del definitivo assoggettamento dell’Italia, di sottoporla quanto prima ad un regime di stretta sorveglianza disciplinare, della definitiva cessione degli scampoli di sovranità nazionale. Qui sta, a mio modesto avviso, il vero pomo della discordia, la vera ragione dell’impasse: chi si prenderà la responsabilità di raddrizzare “finalmente” quel legno storto che è l’Italia, quindi di passare dal fioretto alla spada contro le masse popolari? Si capisce che se è questa è la vera posta in palio, di tutto i poteri forti hanno bisogno meno che di un governicchio.

Tutto congiura affinché nasca un governo d’emergenza che riesca, col pieno appoggio della Unione, ad imporre la cura da cavallo e sappia tenere testa alle inevitabili proteste sociali. Che sia un governo del Presidente, di unità nazionale, d’emergenza, poco cambia, è sicuro che dovrà essere un governo politico forte, non quindi una riedizione di quello di Monti. Affinché la trama vada a buon fine, affinché nasca una maggioranza ampia e trasversale, occorre scompaginare il quadro politico e disarticolare i diversi partiti — possibilmente senza passare per le urne. Per questo lorsignori dovranno  far entrare in scena un grande timoniere che traghetti il Paese all’agognato approdo. Egli sarà intronizzato come il grande redentore — in verità sarà un Caronte che condurrà il Paese verso l’Inferno.

Il grande spettro riuscirà a realizzare questo ambizioso disegno? Ci proveranno in ogni modo perché, oggi più di ieri, da quanto accadrà in Italia dipendono le sorti dell’Unione europea.

Mattarella, che del partito tedesco è alfiere e italico regista, affidando l’incarico a Fico, non poteva non sapere che la sua missione era pressoché disperata. Avrà forse previsto il probabile fallimento proprio per drammatizzare la crisi politica e legittimare così, per nome e per conto dell’euro-germania, la nascita di un governo d’emergenza sotto la propria tutela.

Nei prossimi giorni conosceremo l’ardua sentenza.

3 pensieri su “IL VERO PIANO DEI POTERI FORTI di Moreno Pasquinelli”

  1. Andrea G dice:

    Bravo, ci hai azzecato in pieno.

  2. RobertoG dice:

    Lo scorso dicembre Renzi è andato negli Stati Uniti. Tornato, il 13 gennaio 2021 ha aperto ufficialmente la crisi di governo. Facciamo prima a chiedere a lui che cosa gli hanno detto di fare e perchè, così ci risparmiamo la fatica delle interpretazioni.

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