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COSA E’ L’ECONOMIA (1) di Paolo Emilio Bogni*

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Con questa serie di sette Articoli (1 COSA E’ L’ECONOMIA – 2 CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO – 3 COSA E’ LA MONETA – 4 COSA E’ IL CAPITALISMO – 5 PERCHE’ IL CAPITALISMO NON E’ ECONOMIA – 6 ECONOMIA/ECOLOGIA – 7 LINEAMENTI DI UN PROGRAMMA ECONOMICO) vogliamo cimentarci nella sfida al cosiddetto ovvio.

Abbiamo il desiderio – usando un’immagine geometricamente paradossale – di risalire ai fondamentali che determinano questo concetto, soprattutto con l’intento di sfidare lo scontato e il luogo comune. Nel “risalire ai fondamentali”, noi applicheremo una particolare metodologia con cui esprimeremo di volta in volta quegli elementi che concorreranno a definire il concetto in esame (economia). Questa metodologia è la spirale dialettica ascensionale di scuola hegeliana, secondo la quale un elemento è citato più volte e a ognuna delle tappe in cui viene nominato (almeno nelle intenzioni..) risulta esserci un progressivo arricchimento di contenuto. In questa introduzione (e per buona parte della nostra esposizione), faremo riferimento all’indagine platonico-aristotelica da cui riteniamo debba avere inizio ogni discorso sensato intorno all’Oggetto di cui stiamo discorrendo. Economia proviene dal termine greco-antico che unisce due parole: oikos e nomos. Il senso e il significato di eco-nomia si radicano esattamente nell’ancestralità’ valoriale greco-antica di questa parola composta. Più precisamente l’economia è il nomos dell’oikos.

Premettiamo che – da un punto di vista didattico ma anche da quello logico – questo Articolo avrebbe dovuto occupare la seconda posizione e lasciare CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO al rango di prologo di questo catalogo di sette brani. Infatti, riteniamo che sia più corretto analizzare preliminarmente il Soggetto che si pone problematicamente la ricerca della definizione dell’Oggetto (economia, oikos-nomos), che non il contenuto posto nell’interrogazione. Abbiamo acconsentito all’inversione (che in un ipotetico Corso di Formazione non avverrebbe..) per una questione di mera praticità. Diamo precedenza all’indagine dell’Oggetto allo scopo di mantenere – da subito – alta la concentrazione del lettore, avvertendolo, con immediata chiarezza, che questo Oggetto non splende di luce propria ma è il risultato di una potenziale proiezione del Soggetto, il quale altro non è che l’Essere umano. In questo primo Articolo, dunque, non è improbabile trovare affermazioni di carattere generale che troveranno (soprattutto – anche se non solo – nel secondo Articolo) la loro compiutezza nel successivo scritto.

Per Nomos s’intende dire legge, codice, regolazione e, soprattutto – per quanto riguarda la nostra ricerca particolare – organizzazione etica. Organizzazione e cioè sistemazione di una dimensione plurale di relazioni nel verso e nel senso del bene (etica) indicato e promosso dall’essenza (di cui particolarmente tratteremo in 2 CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO) che costituisce la base (monos, ovvero la singola persona) della pluralità di queste relazioni. La naturalità alla relazione e alla socialità è data da una delle caratteristiche principali del monos, vale a dire la sua condizione di zoon politikon e di zoon logon echon (uomo naturalmente portato alla socievolezza comunitaria politica e anche – contemporaneamente – animale dotato di ragione e linguaggio espressivo). Il nomos è dunque l’istanza etica che regola il senso delle relazioni che determinano la vita di una particolare pluralità che è sostanziata dal secondo termine (oikos, di cui a breve tratteremo) a cui si collega nomos. Ma questa organizzazione etica disciplina quale aspetto della vita sociale? Disciplina il soddisfacimento evolutivo dei bisogni personali e comunitari di una data pluralità denominata comunità. Il Garante etico che vigila intorno al soddisfacimento etico preposto a eco-nomia è il Soggetto istituzionale che rappresenta la dimensione spirituale più elevata della pluralità delle persone, vale a dire lo Stato, inteso anche come sintesi dei Valori di una Comunità. Valori storico-sociali che sono la proiezione delle Idee contenute nell’essenza della base stessa della pluralità che dà luogo alla relazione comunitaria. Lo Stato è un Io comunitario, un Noi politico che trova la sua unità nella diversità di ogni singola persona. Lo Stato è il Soggetto che incarna – alla massima espressione – il ruolo di Garante anche delle Sovranità che il Popolo (luogo delle relazioni tra persone) deve realizzare nella vita comunitaria. Queste fondamentali sovranità sono sette e sono quella politica, militare, economica (di cui stiamo trattando), monetaria, alimentare, sanitaria e educativa. Ogni sovranità è naturalmente interconnessa alle altre sei e per chi milita politicamente per l’affermazione di esse è impossibile indagarle e proporre la loro realizzazione a compartimenti stagni. La massima attività spirituale – espressione della Scienza etica storico-sociale di cui è latore lo Stato – è denominata Politica. Essa è quel respiro dello Spirito che rende la mondanità storico-sociale aderente e coerente alla matrice della Natura umana, in cui sono iscritte (innate) le potenzialità (che sempre svilupperemo in 2 CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO) per le quali l’uomo – nella libertà – ha la facoltà di esprimere senso e significato alla propria vita personale e comunitaria in vista della giustizia sociale – nella dimensione orizzontale storico-sociale – e dell’evoluzione spirituale nella dimensione verticale ontologica. Va da sé – dunque – che l’esaudimento o il soddisfacimento dei bisogni deve essere orientato all’emancipazione sociale e all’evoluzione spirituale, pena la stessa negazione di eco-nomia. Se l’emancipazione dalle ingiustizie e l’evoluzione spirituale sono l’orientamento verso il bene, la Politica ha il compito di realizzare il bene comune anche (insieme a altri ambiti) nell’organizzazione etica del soddisfacimento dei bisogni personali e comunitari. Il termine Polis (Città, Stato) deriva dall’incontro di due o più Monos (singola persona, singolo cittadino). La scienza etica operativa della Polis è la Politike che è il termine greco antico da cui provengono il senso e il significato della parola Politica. Essa è dunque la scienza etica operativa che attiene alla relazione tra esseri umani. La Politica è la prima sovranità che rende lo Stato un effettivo Garante etico e sussume a sé tutti gli altri domini (legati a ogni specifica sovranità) della vita comunitaria. Quindi – e lo anticipiamo – l’Economia è naturalmente incorporata, subordinata e sussunta alla Politica.

Per Oikos s’intende una varietà di significati tutti concernenti alla generica dimensione del gruppo (o dell’insieme) ed è un richiamo esplicito alla socialità comunitaria. Vi è in questo termine una molteplicità di traduzioni che nella distinzione semantica aderiscono però a quella dimensione comune. Per oikos s’intende in prima battuta famiglia (1) in quanto gruppo composto da madre, padre, figli, nonni e parenti vari. Per oikos s’intende casa (2) nella quale la famiglia deve gestire spese, risorse e relazioni. Per oikos s’intende comunità (3) quale espressione delle relazioni di tante famiglie che condividono un dato territorio, una data storia e dei costumi tradizionali condivisi. La comunità così intesa è intercambiabile con il termine greco Polis, che si dà anche con i termini di Città, Distretto o – in senso più ampio, che racchiude anche il presupposto della sua difendibilità o della sua relazionalità con altre Polis – con quello di Stato. Per oikos s’intende anche Madre Terra, intesa come luogo ove la matrice spirituale umana (l’essenza del monos) si risolve universalmente (quindi come Polis) nell’ambiente in cui dimora, inteso come territorio, paesaggio, biosfera e atmosfera. Quest’ultima traduzione di oikos (Madre Terra) sarà da noi ripresa nel sesto scritto (6 ECONOMIA/ECOLOGIA). Nel seguente Scritto, invece, ci concentriamo con la traduzione allargata di oikos compresa tra famiglia e comunità politica, ovvero nell’oikos inteso come relazione tra diverse e molteplici persone naturalmente portate alla socievolezza. Ma chi è la persona (base relazionale dell’oikos) e in cosa si distingue dal semplice individuo, ricordando – come già detto – che di essa (nello specifico) tratteremo nel secondo Scritto? La persona è la sintesi tra un corpo biologico (materia) e una matrice spirituale (spirito), che ne funge – quest’ultima – da essenza. Entrambe le dimensioni sono fondamentali per l’esistenza della persona, tenendo presente un distinguo: il corpo è in relazione alla dimensione finita, in cui la Storia è la rappresentazione del suo inizio e della sua fine. La matrice spirituale è invece in relazione a una dimensione infinita, in cui la Storia è il banco di prova per la propria evoluzione la quale trascende – in un disegno più ampio – la semplice orizzontalità temporale e spaziale. L’incontro tra corpo e spirito dà luogo alla Natura umana. In essa s’incontrano la necessità biologica di molteplici funzioni fisiche e la libertà spirituale costitutivamente aperta alla progettualità e alla trasformazione in vista dell’evoluzione che consiste nel realizzare liberamente e concretamente – alla massima espressione – il programma potenziale inscritto nell’essenza umana. Questo Programma, liberamente scelto nella potenzialità, prevede due piani: nel quadro storico-sociale, la possibilità dell’emancipazione sociale e realizzazione della giustizia sociale. Nel quadro ontologico, l’evoluzione dello spirito. Questo incontro tra necessità e libertà prefigura – metaforicamente – anche un altro incontro in cui la protagonista è l’essenza umana, ovvero la matrice spirituale: l’incontro tra la Natura umana e l’Universo infinito. In questa fusione è magistralmente rappresentata la dimensione olistica che ogni essere umano deve avere per intraprendere un cammino evolutivo che consiste nel percorrere un cammino di elevazione ai gradi superiori dell’Essere, indispensabile per giungere a una emancipazione sociale tale per cui una comunità vive organicamente secondo giustizia. Nel loro incontro, il corpo “mette alla prova” – tramite l’attaccamento alle sue costanti biologiche – la matrice spirituale e in prima battuta si “oppone” alla libertà evolutiva che prevede il teorico distacco da queste costanti. Nel concreto, tra Spirito e Corpo s’instaura un dialogo che dà luogo a una serie d’istanze. Queste istanze – riconducibili al corpo e allo spirito – sono istanze legate alla sopravvivenza, alla volontà della riproduzione della specie coniugate alle istanze evolutive. L’insieme di esse sono catalogate sotto un unico concetto: il bisogno. Esso è l’elemento cardine da cui muovere per definire il senso e il significato del concetto di economia. Le istanze della Natura umana sono un bisogno soggetto all’esperimento, al soddisfacimento, all’attraversamento, ovvero al consumo. Lo spirito – proteso alla realizzazione del potenziale programma inscritto nell’essenza dell’umanità – intende il soddisfacimento del consumo nel quadro di una progettualità evolutiva. L’evoluzione spirituale è anche l’espansività del linguaggio espressivo (una delle sette traduzioni di logos. Lo vedremo più nello specifico in alcuni degli Scritti successivi) che produce progressivamente (la Storia dell’umanità lo conferma) molteplici varietà di codici, forme, canoni, alfabeti, grammatiche, paradigmi tali per cui lo spirito umano genera quella particolarità sconosciuta agli altri esseri viventi che passa sotto il nome di cultura. L’essere umano è una straordinaria sintesi tra natura e cultura (sintesi a cui non può partecipare la pietra, il faggio e la lumaca), ove per natura – in questo caso – s’intende l’appartenenza alla materia in un contesto spazio-temporale. Questa sintesi incessante e inesauribile determina una costituzione naturalmente storica del bisogno. Al di là della storicità di esso, il bisogno è però eternamente da intendere come un’esigenza da incontrare per funzioni puramente evolutive. L’espansione dei bisogni (un uomo del medioevo ha una gamma culturale più ampia dell’uomo dell’antichità e così dicasi per il pur problematico uomo della nostra contemporaneità rispetto a quello del medioevo) non cambia il potenziale orientamento evolutivo del soddisfacimento di essi, anche in vista della nostra rigorosa definizione dell’oggetto che stiamo definendo in questo Scritto. La storicità di esso presuppone l’analisi epocale in cui è situato. Noi riteniamo che oltre al bisogno primario essenziale vi sia dunque quello creativo, adibito al nutrimento dello spirito (arte, religione, studio, discipline sportive, gastronomia, viaggi,..), in molti casi ricercato in concerto con il corpo. Il bisogno è dunque il compendio di due grandi istanze avanzate dalla Natura umana in vista della sua sopravvivenza e riproduzione (corpo) e della sua evoluzione (spirito). In vista proprio del suo potenziale processo evolutivo, l’essere umano – al di là dell’Epoca a cui appartiene e alla gamma di esigenze culturali esatte – deve intendere la soddisfazione di un bisogno al fine di distaccarsi dall’attaccamento, cioè districarsi all’interno del contesto spazio-temporale della materia in modo tale che il qui e ora funga da laboratorio per l’elevazione dello spirito in un esercizio quotidiano di trascendente immanenza. Fondamentalmente sono dunque tre le caratteristiche del bisogno evolutivo: l’essenzialità (esigenze primarie per la sopravvivenza e la riproduzione della specie), la sobrietà (inquadramento del consumo di un prodotto nel perimetro del metron, della misura e del limite) e la creatività, ove l’espansione della cultura genera (crea) nuovi orizzonti d’esperienza. L’essenzialità e la sobrietà sono le caratteristiche del bisogno emerse nel confronto dialettico tra le istanze della sopravvivenza e della riproduzione della specie (corpo) e le istanze evolutive (spirito), ove le istanze emergono alla luce dello “scontro” tra attaccamento alla materia, spazio e tempo con il distacco (anche emotivo) da esse in funzione dell’elevazione. Questo “scontro” trova una sua umana mediazione in queste due peculiarità del bisogno evolutivo. La terza caratteristica – la creatività – è l’estensione che le prime due – essenzialità e sobrietà – operano nel tempo della cultura espansiva che – come detto – rende il bisogno dimorante nella storicità, cioè il suo allargamento progressivo.

Nella dimostrazione – non ancora conclusa – di cosa sia l’economia, abbiamo in generale affermato che essa è il soddisfacimento evolutivo di bisogni personali e comunitari. Per processare un soddisfacimento evolutivo, però, è necessaria un’educazione al bisogno. Per e-ducazione – in generale – noi intendiamo il riconoscimento, il trarre fuori, il portare alla luce l’essenza della nostra matrice spirituale che – ab origine e al di là del tempo, spazio e materia – incorpora idee innate che trascendono la Storia. Queste idee (vedremo nello specifico nel secondo Scritto CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO) costituiscono la potenziale apertura esistenziale per la realizzazione di una comunità umana naturalmente protesa alla giustizia sociale. Nel concetto di economia è sussunta l’e-ducazione al bisogno, senza la quale il consumo non avrebbe alcun connotato evolutivo e l’economia sarebbe negata alla radice. Il bisogno essenziale, sobrio e creativo sono l’esito di un processo educativo (esistenziale e politico) che seleziona, dandogli uno scopo e un senso, gli infiniti desideri che potenzialmente albergano nella Natura umana. Ogni desiderio è legato a un pensabile. Ma non tutto ciò che è pensabile può essere inquadrato in un potenziale consumo evolutivo. Ecco dunque che l’e-ducazione è la selezione degli infiniti desideri al fine di organizzare eticamente la persona e la comunità verso un consumo evolutivo. Non tutto ciò che è pensabile e desiderabile può essere prodotto, distribuito e consumato evolutivamente. L’e-ducazione è non solo il riconoscimento del bisogno eticamente consumabile ma è anche il riconoscimento della sua storicità. Nell’ampliamento della gamma dei desideri potenzialmente evolutivi deve esserci il riconoscimento della cultura intesa come creazione del pensiero umano che offre un allargamento dei consumi evolutivi. Un particolare preliminare, però, deve essere necessariamente considerato in seno a questo allargamento. Il consumo diversificato da Epoca a Epoca deve conservare l’immutabilità dell’aspetto evolutivo e questa è garantita dalla tradizione. Essa è la trasmissione coerente – dalla Notte dei tempi – di una serie di prerogative per le quali l’essere umano non è semplicemente un essere gettato nella Storia secondo casualità. Di questo insieme di peculiarità tratteremo approfonditamente nello Scritto successivo (CHI E’ IL SOGGETTO POLITICO). Qui a noi basta anticiparne una: la tradizione è la trasmissione coerente della missione evolutiva inscritta nella ratio delle sette idee innate presenti nella nostra Matrice spirituale.

Eco-nomia è dunque un racconto che svolge la sua narrazione nel respiro dello Spirito. Eco-nomia subordina a sé la materia, lo spazio e il tempo cronologico, indispensabili questi ultimi per mantenere viva quella straordinaria avventura di sintesi incessante tra natura e cultura qual è l’Uomo. Eco-nomia risponde dei propri atti solo alla massima attività spirituale – la Politica – che ne garantisce il modulo etico nel processo storico. Stante la sua dimensione spirituale, economia fondamentalmente ed eticamente si disciplina osservando pedissequamente tre regole sacre: la prima è la regolazione qualitativa e quantitativa del soddisfacimento dei bisogni sobri, essenziali e creativi di una persona all’interno di una Comunità. La seconda è quella che promuove la consumazione della merce intesa come partecipazione comunitaria alla crescita spirituale, psichica, intellettuale e fisica del singolo cittadino e della Comunità politica stessa. La terza, infine, è quella che sancisce la cooperazione (collegialità proprietaria dei mezzi di produzione) di tutti gli attori comunitari nelle fasi della produzione, distribuzione e consumo partecipato delle ricchezze formate.

Strutturalmente, eco-nomia è articolata in tre fondamentali momenti di passaggio. La Produzione di merci e servizi, in cui vigono la Cooperazione, la vocazione e la creazione. La Distribuzione, in cui vivono l’empatia, la condivisione e la comunione. Il Consumo, in cui si realizza la sopravvivenza, la partecipazione e l’elevazione.

L’attività fondamentale che caratterizza il Soggetto politico e economico è il lavoro. E’ attraverso esso che si forma il prodotto (merce e servizio) il quale mette in relazione il bisogno essenziale, sobrio e creativo con il consumo evolutivo. Il lavoro è un’attività trasformatrice di energia per mezzo della quale la materia è plasmata e incessantemente ridefinita. Il lavoro è energia in movimento. Il lavoro è attività spirituale, intellettuale e fisica atta a produrre una merce (prodotto materiale e/o servizio) incanalata nei tre fondamentali momenti di passaggio della vita eco-nomica.

Per merce noi intendiamo riferirci alla merce materiale in senso stretto e al prodotto formato da un servizio intellettuale. L’unificazione di merce e servizio è intesa come sintesi dell’azione umana del lavoro. La merce così intesa è da intendersi come prodotto. Idealmente intendiamo il prodotto merce come bene economico. Dal punto di vista tradizionale, il significato genuino e primigenio della parola merce deriva dal verbo greco antico meromai, che significa partecipare. Partecipare a cosa, secondo i valori ancestrali e genuini dell’economia? Partecipare (come abbiamo già visto) al consumo soddisfacendo un bisogno che elevi spiritualmente, intellettualmente, psichicamente e fisicamente una persona nel quadro di una crescita comunitaria.

Nel bene economico vi è la libertà di esprimere la propria arte e vocazione unite al cuore che esso esprime come portato dell’amore della persona che le ha plasmate. Nel tempo vi è aristotelicamente quella distensione dell’Anima alla ricerca dell’Essere integrale in cui si compie e realizza. In termini ideali – dunque – l’economia di baratto è il nomos dell’oikos per la quale il consumo scaturito dal bisogno sobrio e creativo è soddisfatto nella partecipazione emancipativa ed evolutiva. Il baratto rappresenta la perfezione antropologica, spirituale e storico-sociale. I due (o più) monoi che partecipano allo scambio del proprio manufatto, della propria creazione, lo effettuano nelle piene libertà, misura e socialità. Il baratto è dunque l’economia più pura, priva di qualsivoglia strumentalità. Il baratto è l’abito del Dono nella Reciprocità immediate; è il lavoro libero e creativo secondo vocazione; è un manufatto plasmato con l’amore della propria arte; è lo scambio nella libertà con il senso della misura e con il fine ultimo della crescita personale funzionale alla socialità comunitaria. L’ancestralità del concetto di economia ha dovuto però scendere a patti con la cultura quale inesauribile e incessante attività del pensiero umano. Come detto sopra, l’arricchimento culturale del genere umano ha allargato la base dei bisogni, anche di quelli potenzialmente evolutivi. Con l’allargarsi della domanda di consumo, dunque, è aumentata la quantità di scambi tra merci e servizi operati dal Soggetto politico e economico, tale per cui è sorta la necessità di inserire un elemento che fungesse da misuratore del valore del bene economico (di tutti i beni economici e per tutti gli operatori economici) e che universalmente costituisse lo strumento neutro di ogni e qualsivoglia scambio tra acquirente non più in grado di scambiare altra merce con il venditore: la moneta. Essa, dunque, non è un elemento naturalmente facente parte dell’economia. E’ un accessorio subentrato nel corso delle Epoche e con l’aumentare del parco dei beni economici da scambiare. La moneta che corrisponde alla missione evolutiva della specie nel momento della produzione, distribuzione e – soprattutto – del consumo è dotata delle seguenti caratteristiche: essa è una fattispecie giuridica (convenzione e credito); è uno strumento neutro; è un elemento che dà valore alla merce (articolo materiale, servizio); è l’unità econometrica del valore; è di proprietà del Popolo attraverso la gestione diretta (emissione e prestito) da parte della Comunità, dello Stato o Federazione di Stati; ha una natura endogena (originata dentro il ciclo produttivo e sotto il controllo comunitario e politico); è uno strumento di controllo euflattivo, vale a dire l’opera politico-comunitaria di controllo di erogazione di moneta popolare e sovrana combinata con la produzione effettiva e reale e indirizzata verso il soddisfacimento evolutivo di bisogni essenziali, creativi e comunitari. Non direttamente legato alla moneta, ma prepotentemente evocato da essa, sorge il problema politico di cosa sia il valore, quando questo concetto è da giustapporre al servizio o alla merce prodotti, distribuiti e consumati e che prevede un percorso evolutivo dell’essere umano nel racconto stesso di eco-nomia. Infatti – a dimostrazione che la moneta è componente accessorio ma non fondamentalmente necessario alla vita economica -, Il valore ha innanzitutto un significato antropologico: esso è il senso della coscienza evolutiva che attraversa l’organizzazione del sistema del soddisfacimento dei bisogni. In ambito strettamente economico, il valore è la quantità e qualità di lavoro creativo e libero contenuto nel prodotto. Il valore economico è per definizione sociale e comunitario. Il valore così inteso è perfettamente accogliente nel celebrare le tre regole sacre della Cooperazione, della Regolazione e della Partecipazione evolutiva.

In conclusione – per rispondere al quesito posto nel titolo di questo Articolo -, per economia intendiamo Legge ordinata che organizza eticamente (NOMOS) il soddisfacimento evolutivo dei bisogni essenziali, sobri e creativi della persona e della comunità (OIKOS) premettendo che la misura (METRON) del soddisfacimento non può tollerare prevaricazioni di un singolo (MONOS) cittadino (POLITES) su un altro cittadino, in modo tale che le relazioni sociali (POLITEIA) tra più monoi (POLIS) determinano un’elevazione spirituale, psichica, intellettuale e fisica del singolo monos e della comunità politica stessa (OIKOS).

* Fronte del Dissenso Lombardia

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