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NON SI PARTE MAI DA ZERO di Michele Berti

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23 settembre. L’UNIONE EUROPEA SI SCARDINA DA ROMA, NON DA BRUXELLES.


Maurizio Zaffarano, su Verità e Democrazia, il 10 agosto (Una critica al sovranismo) muove una serie di critiche a quello che ormai viene definito “sovranismo”, ovvero la visione politica che, rimettendo al centro la sovranità nazionale, è fortemente contraria al potere dell’Unione Europea e allo strumento monetario che essa esprime: l’euro. 

In un tentativo di classificazione mal riuscito, Zaffarano semplifica definendo i sovranisti dei nostalgici “dell’età dell’oro” (antecedente agli anni ottanta) che identificano nell’euro ed in questa Europa la madre di tutti i mali che attanagliano il nostro Paese. Un piccolo microcosmo di costruttori di macchine del tempo dunque? No di certo.

E’ necessaria una riflessione importante sul mondo che ci circonda per poter rispondere ad una domanda precisa. Il mondo è unipolare o multipolare? La corsa all’egemonia culturale ed economica mondiale positivizzata con il termine ormai noto di “globalizzazione” è arrivata a termine, rivelando le contraddizioni del mondo del “the world will be as one”e mettendo in risalto le differenze dei mille mondi esistenti ed in continua interazione. Il tentativo di forzare il mondo e di uniformarlo all’unità si sta dimostrando totalitario e distruttivo, risvegliando forze e demoni che si credevano ormai sopiti. Quale struttura sociale oggi, in questa fase, è in grado di garantire i valori democratici a cui siamo così tanto affezionati? La risposta è lo stato-nazione. Da concetto da superare, lo Stato nazione è diventato oggi l’ultimo caposaldo democratico, in questo momento sotto attacco, capace di difendere la democrazia ed opporsi al desiderio di profitto infinito del turbocapitalismo internazionale a cui interessano solo le regioni di libero scambio. La nostra Carta Costituzionale, da questo punto di vista, con il suo impianto keynesiano e socialista rimane un faro ed uno strumento su cui impostare la nostra difesa.

Scrive Zaffarano:

«Le ultime dichiarazioni di Mario Draghi nelle quali ‘auspica’ che i Paesi dell’Eurozona cedano la propria sovranità all’Unione Europea anche sulle riforme strutturali (che in soldoni significherebbe il definitivo smantellamento della presenza del ‘Pubblico’ nell’economia, l’ulteriore riduzione della spesa sociale – sanità, pensioni, istruzioni, assistenza – e dei diritti dei lavoratori in termini di retribuzione e di stabilità dell’occupazione) rafforzano evidentemente le convinzioni dei sovranisti».

Le ultime dichiarazioni di Draghi oltre a “rafforzare” le convinzioni dei sovranisti (obiettivo di poco conto), dovrebbero rafforzare le convinzioni di ogni cittadino dotato di buonsenso poiché attraverso una sovrastruttura totalmente antidemocratica, non dotata di una Costituzione e quindi senza un vero potere costituente, si impone una politica economica da “neofeudalesimo” portando alla miseria milioni di persone. Il pareggio di bilancio è l’esempio lampante di come un principio neoliberista sia stato inoculato in Costituzione quasi senza dolore. I costi sociali devastanti provocati da questa piccola modifica genetica li vedremo nei prossimi anni.

Uscita dall’euro condizione necessaria e sufficiente? 

No, la sovranità monetaria e l’uscita dalla moneta unica rappresenta una condizione necessaria affinché il nostro paese esca dalla crisi nera in cui sta annegando. La condizione sufficiente è rappresentata da una classe dirigente che persegua attraverso la leva monetaria la piena occupazione e una serie di politiche economiche di ampio respiro, dall’energia al comparto tecnologico, che rendano quella moneta produttiva e che restituiscano alle nostre eccellenze la possibilità di esprimersi al meglio. Una classe dirigente che metta mano al sistema bancario, alla ricontrattazione del debito pubblico ormai accumulo di esorbitanti interessi usurai. L’età dell’oro è finita e non tornerà più, il sistema capitalista è in affanno ed inizia a mostrare il suo lato oscuro e niente ci vieta di pensare ad un sistema alternativo. Ripartendo dallo stato nazione recuperato dei suoi fondamenti democratici, fratello di altri stati nazione, si può ambire attraverso fasi successive alla creazione, per noi in una prospettiva socialista, di una nuova società.

All’interno della critica qui ripresa, trovano spazio comunque anche ambiti di ampia convergenza.

«L’Unione Europea non agisce in virtù di una sua forza intrinseca, non ha imposto il suo potere con le armi ma l’ha ricevuto dalle classi dominanti nazionali. E solo questo rende lo spread, la propaganda ideologica che essa diffonde, le sue direttive fatti cogenti nel nostro Paese. L’Unione Europea, così come è andata configurandosi, è conseguenza dell’evoluzione del capitalismo ed il suo ruolo va collocato nel quadro della globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia degli ultimi decenni.
La priorità dunque è rovesciare i rapporti di forza politici, sociali, economici in Italia e a livello internazionale: è questa la condizione indispensabile per cambiare o cancellare il ruolo dell’Unione Europea. […] Peraltro in ogni tentativo in atto per costruire un’Alternativa politica vincente al sistema dominante resta oggi, a mio avviso, irrisolto il tema essenziale di come riuscire a mobilitare le grandi masse popolari. Che è questione che si connette alle strategie di comunicazione, di linguaggio, di incontro reale con le persone e con i loro bisogni, finalizzate a realizzare una presenza politica – alternativa al sistema – visibile e concreta, rompendo il muro innalzato dal pensiero unico dominante. E che deve fronteggiare i tanti fattori di distorsione della volontà popolare: non solo il grande capitale e la sudditanza alle potenze straniere ma anche mafie, Vaticano, le pratiche della corruzione e del voto di scambio, un sistema dell’informazione non pluralista e asservito ad interessi particolari. Mobilitare le masse popolari impone anzitutto di indicare un modello di società, di organizzazione economica che si propone e ci si ripropone di costruire. Da diffondere e testimoniare – ricostruendo una rete popolare mutualistica e solidale – casa per casa, strada per strada, borgo per borgo, città per città»

Zaffarano giustamente introduce la questione dei rapporti di forza che da sempre governano i cambiamenti. Ma l’UE non è riformabile e si scardina da Roma non da Bruxelles. E’ all’interno dello Stato, coordinandosi anche con altre realtà europee ed internazionali, che dobbiamo riuscire a cambiare i rapporti di forza necessari ad avviare una nuova fase. La priorità è proprio questa, creare un’entità popolare, capace di pesare a sufficienza da esprimere un governo del paese che si incammini su un percorso difficile di costruzione di quella sovranità nazionale che, per questioni storiche e a causa degli “amici americani”, non abbiamo mai avuto.

Per contatti e adesioni: info@sinistracontroeuro.it

Pienamente d’accordo con l’analisi espressa in merito, non possiamo sorvolare sui grossi ostacoli che la creazione di un movimento di massa comporta. Aprire un confronto serio, urgente e trasversale su come ottenere la mobilitazione del Paese deve essere priorità per chiunque decida di contribuire politicamente alla nostra rinascita.

L’articolo si conclude portando ad esempio i movimenti politici di Le Pen, Farage e Orbàn come realtà in cui il sovranismo non esprime un’alternativa legata a valori di uguaglianza e giustizia sociale ma populismo di destra. Al Forum di Assisi organizzato in agosto dal Coordinamento della Sinistra contro l’euro erano presenti delegazioni da tutta Europa che esprimevano posizioni sovraniste ma legate fortemente ai valori storici della sinistra. Dal forum è nata una dichiarazione congiunta che persegue la “demondializzazione”, ovvero un recupero delle singole sovranità nazionali e democratiche attraverso la collaborazione di tutte le forze europee che vedono nella lotta alla sovrastruttura Europa e nelle sue politiche neoliberiste, la prima e decisiva battaglia da combattere.


Le parole d’ordine sovranità e lotta all’unione europea non sono parole d’ordine vincenti? Il sovranismo non porta a realizzare uguaglianza e giustizia sociale?

Il sovranismo di sinistra, legato alla realizzazione di una società alternativa fondata su giustizia, libertà ed uguaglianza esiste. E’ antifascista, anticapitalista, anti NATO. Sovranità e lotta all’UE non sono solo parole d’ordine, sono priorità, sono battaglie. Non possiamo invocare il vincolo esterno anche per la lotta. Uniamoci attorno alla nostra Carta Costituzionale e in questo momento di grave emergenza per il nostro Paese incominciamo a creare convergenza, partecipazione e mobilitazione. Non si parte mai da zero.

4 pensieri su “NON SI PARTE MAI DA ZERO di Michele Berti”

  1. Anonimo dice:

    Ribadiamo sempre gli stessi concetti , bene abbiamo capito , siamo d'accordo ,necessità comunicare un progetto di nuova Società su principi di uguaglianza ,bene , ma quante persone sono disposte a mettere in discussione i propri privilegi (in verità si tratta di diritti Fondamentali ,ma poiché molti non li hanno diventano privilegi) unirsi e scendere nelle Piazze ,prelevare dalle sedi istituzionali questi traditori del proprio Paese e della propria Gente,metterli alla gogna nelle piazze ad esempio che non siamo più disposti ad accettare le loro Angherie.

  2. Anonimo dice:

    Sono cose che si potrebbero realizzare anche con metodi democratici. Sono i partiti politici tradizionali che hanno tradito la Gente e hanno mandato alla rovina lo stato.

  3. Anonimo dice:

    Non capisco che significa metodo democratico in questo caso ,non hanno forse i Cittadini il diritto di difendersi e punire i traditori ,non solo ma far capire ai Furbetti cosa può capitare a chi ci prova ,non come Oggi che fanno i cazzi propri fottendosene apertamente degli stupidi cittadini ,tanto…

  4. Anonimo dice:

    Sì, ne avrebbero diritto. Ma con Nato ed Eurogendforce in casa non so quanto successo avrebbero. Non partire da Zero è più che mai opportuno, ed è logico che bisogna partire da Roma, cioè da un Governo eletto come si deve. Roma significa partire dalla "testa" poi il resto conta meno.Tuttavia conta e perchè avvenisse ciò che è successo in Ucraina ci vorrebbe qualche sponsor come là.

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