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NON CAMBIO IDEA A CAUSA DELLA LE PEN di Giorgio Cremaschi

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[ 6 febbraio ]

La mia prima manifestazione, oltre cinquanta anni fa, fu contro la guerra degli USA in Vietnam e uno di primi slogan che ho gridato era: fuori l’Italia dalla NATO, fuori la NATO dall’Italia. Non ho mai cambiato idea e non la cambio ora che la candidata presidenziale della destra francese, Marie Le Pen, propone la stessa scelta per il suo paese. Questo non mi fa paura, anzi.

Il no alla NATO in Europa è stato sempre una discriminante nel mondo della sinistra. Quelle moderate, socialdemocratiche, di governo, son sempre state schierate con gli Stati Uniti e l’Alleanza Atlantica. Quelle radicali, comuniste, di opposizione, erano contro.

Lo stesso – anche se la memoria storica ricostruita dalle élites ora ha cancellato questa realtà – avveniva contro l’Euro e la sua creatura: l’Unione Europea. Nel 1979 il PCI di Enrico Berlinguer dichiarò la crisi della politica di unità nazionale con la DC, partendo dal no a due decisioni che avrebbero cambiato la storia del continente: l’istituzione dello SME, il sistema europeo di cambi quasi fissi che preparava l’Euro, e l’installazione di una nuova generazione di missili in Europa Occidentale, missili puntati contro l’Unione Sovietica.

Le motivazioni con le quali allora i comunisti italiani rifiutarono quelle due scelte potrebbero essere usate oggi contro i guasti della moneta unica e contro la folle decisione della NATO di espandersi aggressivamente fino ai confini della Russia. A tale scopo finanziando anche la guerra al popolo del Donbass da parte del governo Ucraino infarcito di ministri nazifascisti.

Quegli argomenti di allora sono ancora più validi oggi, ma ora non sono più sostenuti dalla maggioranza della sinistra, ma, in Francia soprattutto, dalla nuova destra populista. Che è sempre stata euroscettica, ma spesso, e in contrapposizione alla UE, Natofanatica.

Oggi invece gran parte di ciò che ufficialmente è sinistra in Europa sostiene la NATO, l’Euro e l’Unione Europea. E non perché queste istituzioni siano cambiate, né tantomeno migliorate, ma perché è la sinistra stessa che è cambiata.. e per questo sta scomparendo. Le socialdemocrazie di governo sono state conquistate dalle politiche liberiste, se ne sono fatte complici e le hanno amministrate assieme alla vecchia destra conservatrice e liberale, di cui alla fine sono diventate una variante. Variante sul piano dei diritti civili, non di quelli sociali. Giusto battersi per il diritto al matrimonio tra coppie dello stesso sesso, ma perché contemporaneamente distruggere il diritto al lavoro e la tutela contro i licenziamenti ingiusti? Bene l’Erasmus, per chi può permetterselo, ma perché strangolare finanziariamente la scuola pubblica? E perché privatizzare la sanità e finanziare le banche? La sinistra di governo, proprio quando questa tornava ad essere al centro di tutto, ha abbandonato la questione sociale, che è stata così occupata dalla nuova destra, che nel frattempo rompeva con la sua anima liberale e di governo.

Non c’è stata sinora simmetria. Mentre la nuova destra faceva sue antiche parole d’ordine della sinistra radicale – ovviamente storpiandole dentro il suo contenitore di sempre: dio, patria, famiglia – quest’ultima si rifugiava in astratti principi di buona volontà. La resa di Tsipras e Siryza alla Troika e alla NATO ha poi tolto dal campo europeo la possibilità che la rottura a destra avesse il suo immediato corrispondente a sinistra. Podemos in Spagna e il M5S in Italia, seppur partendo da collocazioni differenti, sinora son giunti alla medesima conclusione di non misurarsi esplicitamente con la rottura con Euro, UE, NATO. Rottura che così oggi è diventata ufficialmente un obiettivo della nuova destra. Che pare aver rovesciato a suo favore l’antica parola d’ordine della politica comunista dei fronti popolari antifascisti del secolo scorso: raccogliere, dal fango in cui era stata gettata dalla borghesia, la bandiera della democrazia e della indipendenza nazionale.

L’Unione Europea muove scandalo per Trump che vuol concludere il muro contro i migranti iniziato da Clinton, ma poi subappalta quello stesso muro al governo fantoccio libico e a quello autoritario di Erdogan. La delocalizzazione delle fabbriche è seguita da quella degli assassinii di massa dei migranti, restaurando la così più pura tradizione coloniale del vecchio continente.

Di fronte alla crisi economica permanente del sistema Euro, la Germania propone l’Unione a due velocità, una per sé una per le colonie del Sud Europa, e il governo italiano acconsente. Intanto tutti i parlamenti europei tranne uno, quello tedesco, sono sottoposti ai diktat e agli arbitri della tecnoburocrazia comunitaria.

Trump chiede agli europei di pagarsi la NATO, cioè di accrescere le spese e gli interventi militari mentre si distrugge lo stato sociale, e la destra e la sinistra liberale fanno improvvisamente di quell’alleanza militare un baluardo dei diritti umani.

Alla base di questi sconvolgimenti politici sta la crisi irreversibile della globalizzazione, non a caso dichiarata dai governi dei due paesi, Gran Bretagna e Stati Uniti, che quaranta anni fa avevano dato ad essa il massimo impulso. Crisi che in Europa sta finora proponendo solo due alternative, quella della rottura da destra e quella della conservazione ipocrita dello statu quoda parte delle vecchie élites e della loro doppia morale.

Un’alternativa progressista oggi non è in campo perché gran parte della sinistra è stata condotta in un binario morto da gruppi dirigenti o venduti, o subalterni alla globalizzazione liberista. Persino nell’antagonismo radicale è comparso improvvisamente l’amore per la UE e speriamo che ora ci sia risparmiato almeno quello per la NATO.

La sinistra comunista e anticapitalista, se vuole ancora avere un ruolo e una funzione, deve prima di tutto riprendersi i suoi obiettivi. Fuori dalla NATO, dall’Euro e dalla UE dunque, con ancora maggiore convinzione oggi che questi stessi obiettivi vengono riproposti dalla parte opposta. Solo così la sinistra può ridare attualità al socialismo e competere con, e smascherare il, nazional-liberismo della nuova destra.

7 pensieri su “NON CAMBIO IDEA A CAUSA DELLA LE PEN di Giorgio Cremaschi”

  1. Anonimo dice:

    Questa pseudo sinistra istituzionalizzata e non, è SEMPRE ANDATA A BRACCETTO CON IL CAPITALE.Solo pochi sparuti soggetti, poco organizzati ma con le idee molto chiare avevano capito che cosa era DAVVERO la cosiddetta sinistra e dove ci avrebbe condotto.Erano e sono quelle minoranze anticapitaliste, da sempre additate come"visionarie","fuori dalla storia","eretiche",che il sistema ha sconfitto,complice e mandante la cosiddetta sinistra.Ci si accorge solo ora della funzione di puntello del sistema di cui si è INCARICATA SCIENTEMENTE la cosiddetta sinistra?Luciano

  2. Anonimo dice:

    Se si leggono gli scritti di di Marx e Engels sull'immigrazione di massa dall'Irlanda ai loro tempi, o quelli di Lenin sugli Stati Uniti d'Europa, si risolve che quelli che oggi si definiscono comunisti, non sono nè marxisti nè leninisti, quindi, non sono comunisti. I matrimoni tra persone dello stesso sesso sono vizi borghesi, i comunisti dovrebbero starsene fuori.

  3. chiunque scriva ciò che vuole dice:

    Al più tardi la NATO doveva essere sciolta contemporaneamente al Patto di Varsavia. Che ciò non sia avvenuto dimostra che questa sedicente alleanza in realtà altro non è che una forza coloniale di occupazione per tenere l'Europa sotto controllo ed impedire una collaborazione con la Russia. L'ampliamento della NATO è l'obiettivo vero per il quale l'Unione Europea sta cercando di inglobare nel proprio sistema a-democratico tutti gli Stati dell'ex blocco comunista. In questa UE la politica estera è notoriamente dettata dalla Germania, un elemento sul quale si è poco riflettuto ma che ha giocato un ruolo importante nel Brexit. La riunificazione tedesca del 1993 aveva infatti riconfermato, mutatis mutandis, il peccato originale della formazione della Germania ai tempi di Bismarck, avvenuta dando precedenza esclusiva all'UNITÀ e subordinando ad essa giustizia e libertà (l'inno tedesco inizia appunto elencando con questi tre principi ("Einigkeit" und "Recht" und "Freiheit"), da comprendere però nella loro gerarchia: realizzata l'unità ad essa sono sempre stati sacrificati sia giustizia che libertà. Che dopo la vecchia e gloriosa Inghilterra anche la Francia cerchi l'uscita dall'UE è un buon segno: e giustamente fuori dalla NATO è la logica conseguenza nonché una condizione basilare. Ciò che mi angoscia come cittadino tedesco è il risorgere del militarismo germanico: vedendo la cancelliera Merkel sorridente di fianco al Quisling-NATO ucraino Poroshenko non ho potuto fare a meno di ricordare un'altra coppia, Hitler ed il suo collaboratore Bandera, ora dichiarato eroe nazionale dal nuovo governo ucraino, che gli fa erigere monumenti al posto di quelli di Lenin.

  4. piero deola dice:

    Caro Cremaschi anzichè tante chiachiere ripetitive penso che da ottimi sinistri dobbiamo tifare per la Le Pen. Solo lei,se mantiene le promesse e questo è un dubbio logico,può dare una sferzata all'Europa e magari anche alla sinistra capitalista che fa schifo.

  5. pasquino55 dice:

    Cremaschi nel suo articolo conclude testualmente "la sinistra comunista e anticapitalista, se vuole ancora avere un ruolo e una funzione, deve prima di tutto riprendersi i suoi obiettivi, fuori dalla Nato, dall'euro e dalla UE" Credo che il limite-errore vero che commette Cremaschi e la cosiddetta sinistra sovranista, risieda proprio in questa monca prospettiva. Pur ritenendo giusto, doveroso, opporsi e combattere per questi obiettivi, essi non vengono supportati e sostanziati da una puntuale e radicale condanna della causa genetica responsabile di questa devastante situazione e cioè l'etica liberale, ma essa invece viene erroneamente, ed in modo colpevole, ascritta ad una degenerazione neo-proto-liberista del nostro modello democratico, lavorando di fatto, suo malgrado, per il re di Prussia. Oggi anche la destra chiamata populista parla male di questo modello neoliberista ma il suo fine è quello di tornare ad una supremazia della gestione ortodossa dei principi liberali usati da sempre e per sempre in modo più o meno violento dai potenti di turno per silenziare e sottomettere i suoi subalterni. Solo costruendo su questa dicotomia tra noi (sinistra comunista ed anticapitalista) e la "destra populista" che non potrà mai essere oggettivamente antiliberale potremo, non potendo più essere confusi o assimilati ad essa, riuscire a ricreare i presupposti imprescindibili per dare attualità e dignità all'eresia comunista.Pasquino55

  6. Anonimo dice:

    Il declino della sinistra comunista è cominciato quando, forse per tornaconto elettorale, si è allargato il concetto di comunismo imbarcando categorie che niente avevano a che fare con i lavoratori e la lotta di classe.Tematiche borghesi sui diritti civili, sull'omosessualità, esaltazione del randagismo, avversione della tecnologia, primitivismo etc, hanno reso il movimento comunista in una fotocpia del partito radicale pannelliano.Per riformare il comunismo, bisognerebbe innanzitutto sborghesizzarlo, facendo pulizia di queste zavorre mentalmente disturbate, e recuperare soprattutto la disciplina.

  7. Anonimo dice:

    Ps: per esempio, si potrebbe iniziare da quel cialtrone di nichi vendola, diffidandolo dall'usare l'aggettivo comunista riferito a se stesso.Uno che considere i bambini come merce, non può definirsi comunista.

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