GRECIA: E ORA? di Moreno Pasquinelli
[ 24 febbraio ]
E’ fastidiosa quanto risibile la sicumera con cui molti anti-euro gridano al “grande tradimento” riguardo all’accordo siglato dal governo di Tsipras. Essi non fanno che raccogliere la narrazione dei media euristi, che a loro volta riprendono e amplificano la lettura tedesca, tutta tesa a dimostrare che il governo greco ha sottoscritto una resa unilaterale. Peggio! Se ci fate caso sono talmente accecati dalla loro presunzione che non puntano l’indice contro il carnefice ma verso la vittima. Morale della favola: per costoro l’euro-Germania non solo avrebbe vinto su tutta la linea ma la partita greca sarebbe oramai derubricata, chiusa.
Forse le cose non stanno così.
E’ un fatto che il governo di SYRIZA, in cambio dei quattrini senza i quali non avrebbe potuto nemmeno dare corrente alla sede del governo, si impegna ad applicare molte delle clausole forcaiole del vecchio Memorandum imposto dalla troika. Ma non c’è solo questo. Ci sono anche misure d’emergenza a favore degli strati popolari più colpiti dalle terapie austeritarie. Ultimo ma non per importanza, c’è un formale recupero del principio di sovranità nazionale, la fine quindi, almeno sulla carta, del regime di protettorato esterno.
Solo chi non sappia dove sia di casa la politica può sottovalutare l’importanza di queste “briciole” se si considera che la sola arma in mano a SYRIZA è conservare il più ampio sostegno da parte dei suoi cittadini—il sondaggio diffuso ieri dalla più accreditata agenzia demoscopica greca dice che la popolarità del governo di Tsipras è salita ad oltre l’80%.
La prima domanda è: che succederà se, in questo o in quel punto, nei prossimi mesi Atene non sarà in grado di rispettare le clausole dei patti sottoscritti? Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli. L’accordo infatti, per ora è solo teorico, dovrà essere messo in pratica, e in questo passaggio si nascondono diverse insidie. Per stare alla metafora sportiva, direi che la partita di andata si è conclusa con una rotonda vittoria tedesca. Quella di ritorno si giocherà a giugno, forse anche prima, ed il suo esito non è affatto scontato.
Ma ce n’è una seconda: che accadrà a giugno se la Grecia, nonostante abbia fatto diligentemente i “compiti a casa”, scoprisse di non avere ottenuto la piena fiducia dei “mercati” e si trovasse ancora sull’orlo del default? A quel punto la terapia imposta dal sinedrio eurocratico avrebbe fatto nuovamente fiasco e saremmo da capo a quindici. Davvero si pensa che a quel punto Tsipras tornerà dai tedeschi col cappello in mano per chiedere, a condizioni ancor più dure, il rinnovo della “assistenza” europea? O non sarà vero piuttosto il contrario? Che Atene, guadagnato tempo, tirerà fuori un “piano B”?
Io non credo che i dirigenti di SYRIZA, per quanto “europeisti” (ricordiamo che il vecchio SYNASPISMOS, il vero centro dirigente di SYRIZA, nel 1992 votò addirittura a favore del Trattato di Maastricht), non mettano nel conto l’eventualità della rottura dell’eurozona.
A dispetto delle chiacchiere di circostanza sulla “vittoria”, è certamente evidente, sia a Tsipras che a Varoufakys, che essi escono politicamente sconfitti dalla partita negoziale. Essi hanno sperato di potere dividere il blocco euro-tedesco, e invece si sono trovati isolati e con le spalle al muro. Hanno puntato tutto sull’idea che sarebbe stato possibile “cambiare l’Europa”, che si è invece dimostrata non solo ambiziosa ma impossibile. Solo dei mentecatti possono pensare che da qui ad agosto i rapporti di forza in seno all’Unione cambieranno. Non cambieranno infatti. Se i “più-euopeisti” hanno orecchie per intendere, intendano.
Eccoci dunque alla terza domanda: qual è l’eventuale “Piano B” di Tsipras e Varoufakys?
Azzardo un’ipotesi: davanti all’impossibilità conclamata di onorare il debito e di restare nell’eurozona, tenteranno di salvare capra e cavoli, proponendo a Berlino ed al sinedrio eurista la possibilità di una separazione consensuale: un’uscita che sia al contempo la meno dolorosa possibile per il popolo greco e la meno distruttiva per l’Unione europea.
Quarta domanda: accetterà Berlino una separazione consensuale? Probabilmente sì, ma se, e solo se, Atene si impegnerà a rimborsare il grosso del suo debito. In poche parole: separazione consensuale ma niente default a spese dei creditori.
Questa sarà la partita di ritorno. L’esito dipenderà anche dal successo o dall’insuccesso della manovra di logoramento tedesca, che punta infatti a indebolire e far cadere il governo di Tsipras riportando al governo i suoi fantocci. Se in questi mesi SYRIZA saprà conservare tra i greci il suo enorme capitale di consenso (la sua principale arma, la seconda essendo quella di una sterzata geopolitica ad Est) no, l’esito della partita di ritorno non è già scritto.
Escludo che SYRIZA, dopo il primo cedimento a cui è stata costretta (certo, anche per insipienza e codardia) accetti di farne un secondo, che sarebbe fatale, diventando il boia incaricato di inchiodare sulla croce il proprio popolo. Non potendo che rifiutare questo macabro ruolo, il governo Tsipras, o farà le valige mandando i greci alle urne (col rischio del caos sociale e politico totale e dagli esiti davvero catastrofici), o sarà obbligato a gestire il default e l’uscita unilaterale dall’eurozona.
P.s.
Di contro a chi si prepara a tradire e lasciare solo il popolo greco proprio nel momento del massimo bisogno, gridando al “grande tradimento di SYRIZA”, noi dobbiamo invece seguire con più attenzione di ieri la vicenda greca, così piena di insegnamenti per tutti noi, e come ieri, a dispetto dei profondi limiti del governo di Tsipras, esprimere la nostra solidarietà al popolo greco che resiste.
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Ascoltate attentamente quanto afferma Varoufakys. Alla fine (minuto 5:41), confessa quale sia la sua opzione, la via per venire fuori dal marasma. Il governo greco non dovrebbe unilateralmente uscire dall’euro, ma dovrebbe dichiarare default, mettendo così gli eurocrati davanti alle loro contraddizioni. A quel punto o accetteranno il fatto compiuto assorbendo il default, o l’eurozona salterà in aria ed a quel punto che si torni pure alla dracma.
Sono d'accordo con Moreno che giustamente non si fa prendere dalle frenesie disfattiste.Vorrei solo aggiungere che a mio avviso, al contrario di quello che si dice nell'articolo, i rapporti di forza potrebbero effettivamente cambiare in maniera abbastanza netta qualora a marzo vincesse la le Pen alle dipartimentali in Francia e soprattutto se in autunno vincesse Podemos in Spagna.Qui da noi credo che dovremmo migliorare la comunicazione sul web sfruttandone meglio tutte le potenzialità di formare una vera comunità il che, vorrei ricordare, è precisamente quel fattore che insieme al carisma di Grillo ha consentito al M5S di raggiungere il 20% abbondante nel 2013, sostanzialmente mantenendolo fino ad oggi.Occorre un blog della vera sinistra che non sia solo un mezzo di informazione ma un centro di aggregazione: quindi non solo le opinioni sui fatti politici della settimana (scritti o in video) dovrebbero essere a intervalli regolari ma gli articolisti dovrebbero interagire con i lettori in sede di commenti. Stabilire un rapporto personale anche se limitato a poche concise notazioni è un punto chiave.E' necessario anche che ci sia una sezione di forum dove i lettori discutono fra loro indipendentemente dai temi scelti dal blog.Oltre appunto a iniziare a creare una comunità più organica si riuscirebbe anche a individuare meglio quali persone, fra gli estensori degli articoli, riescono a esercitare una maggiore forza di richiamo il che è molto importante visto che uno dei problemi più grandi a sinistra è proprio la mancanza di figure di riferimento (guardate il successo di movimenti come quello di Berlusconi, Grillo e Renzi ad esempio; è ovvio che i cittadini più pigri e meno preparati in prima battuta pensano più al fascino o carisma della persona piuttosto che ad analizzare attentamente il reale contenuto delle proposte politiche. Non è una colpa e si tratta di un importantissimo bacino di consenso di cui appropriarsi prima degli altri).Serve un po' di impegno volontario da parte dei militanti e soprattutto la disponibilità degli articolisti, intellettuali, politici che si riusciranno a cooptare.Non è difficile né particolarmente costoso ed è un punto ineludibile vista la crescente importanza e diffusione di internet presso i giovani (che ricordo diventeranno i signori di mezza età del futuro). Il ritorno sarebbe assicurato nel giro di tre, massimo cinque anni. Su questo siamo in grave ritardo.
Fatemi capire bene, dopo tanti anni di opposizione e lotta politica, dopo incontri con i massimi vertici europei prima delle elezioni, sti due saltimbanchi non avevano idea di come sarebbero andate le cose in UE? Non avevano un piano A e un piano B e forse anche C e D per quando sarebbero andati al governo? Ma se avevano già previsto le mosse della BCE. Se la vostra previsione sarà giusta in 4 mesi vedremo cosa faranno, resta da capire cosa hanno fatto per elaborare dei piani politici in questi 7 (DICASI SETTE) ANNI DI CRISI, non gli ultimi 2 anni, gli ultimi sette, sette, sette, sette, sette, sette, sette, sette,……Ad maiorem Dei gloriam. Tanto a pagare sono gli altri.Sappiamo benissimo che le misure portate avanti da Syriza non risolvono se addirittura non accentuerebbero i problemi della bilancia dei pagamenti greca, non c'è nulla su piani di piena occupazione, l'unica cosa seria per dare alle classi popolari voce in capitolo sui propri destini.Se questi sono economisti che lavorano per il popolo, mi immagino quelli che lavorano per il capitale, ma pensandoci bene, fanno tutti e due lo stesso lavoro.Poi nelle negoziazioni, da quando in qua si parte dai minimi per ottenere i massimi risultati?Comunque a quanto pare hanno anche ottenuto il bel risultato di dividere il suo stesso partito su questioni chiave in nemmeno un mese.Divisione interna e muro in UE bel risultato.Riccardo.
Chi vuole fare politica come Moreno deve tenere alta la speranza anche quando ciò significa arrampicarsi sugli specchi.Fino all'altro ieri Sollevazione faceva un discorso lineare e condivisibile: la UE è chiaramente irriformabile. Fare politica sociale al suo interno è impossibile. Non appena Syriza andrà al potere si scontrerà con questa realtà e allora vedremo se tradirà o rovescerà il banco.Ora la prova del nove ce l'abbiamo davanti agli occhi, chiara come il sole. Tsipras ha capitolato vergognosamente, salvo concessioni cosmetiche buone a salvargli la faccia e consentirgli di riempire il suo elettorato di balle. Il termine dei 4 mesi è congegnato appositamente per coincidere colla prossima scadenza dei prestiti. Mi volete dire che a nessuno dentro Syriza in questi anni era venuto in mente che il negoziato poteva fallire? Oltretutto un negoziato in cui tutti gli altri stati sono creditori della Grecia, e che era quindi la peggior base immaginabile per far emergere contraddizioni nell'armatura eurista? Quale piano B sarà escogitato in questi mesi che non era stato predisposto in tutti questi anni?Moreno dice che senza i quattrini tedeschi "Syriza non avrebbe potuto nemmeno dare corrente alla sede del governo". E' falso. La Russia si era offerta di aiutare la Grecia. Tsipras poteva uscire dall'euro e dalla UE e trasformarsi nella quinta colonna russa dentro la NATO. Col risultato di trasformare la Grecia in un Nicaragua sotto assedio interno ed esterno, giusti tutti i capitolati della tradizione marxista: guerra rivoluzionaria, dittatura del proletariato ecc. Non è fare i froci col culo altrui, è la strada che mutatis mutandis dovrà essere imboccata da chiunque faccia saltare il banco della dittatura plutocratica.O quantomeno Tsipras poteva minacciare di farlo. Nemmeno a questo è arrivato.Moreno dice ancora di "escludere che SYRIZA […] diventi il boia incaricato di inchiodare sulla croce il proprio popolo. Non potendo che rifiutare questo macabro ruolo…" Peccato che non ci spieghi cosa gli consenta di escluderlo, in un'Europa in cui TUTTI I PARTITI DI SINISTRA DEGLI ULTIMI 30 ANNI HANNO INCARNATO PRECISAMENTE QUESTO RUOLO: i verdi e poi Die Linke in Germania, Rifondazione in Italia, Mitterrand e Hollande in Francia ecc.La conclusione di Moreno è che l'Europa è irriformabile. Questo si sapeva già. Il vero insegnamento di questa vicenda è che la sinistra in Europa non solo è scomparsa, ma si è trasformata nel più subdolo alleato del regime, in quanto assorbe fasci di energie ad esso ostili al solo scopo di normalizzarli e renderli inoffensivi. Che è il motivo per cui a Tsipras è stato consentito di fare campagna elettorale a piede libero mentre i dirigenti di Alba dorata marciscono in carcere. Il regime sa distinguere l'amico dal nemico.Se i prossimi mesi mi smentiranno ne sarò lieto. Nel frattempo per chi avversi il neoliberalismo e l'impero a stelle e strisce che lo tiene in vita, è arrivato il momento di guardare a destra. Non do per scontato che Le Pen e Alba dorata si comporteranno meglio dei loro omologhi di sinistra. Ma meritano una chance. Invito tutti gli amici di Sollevazione a sostenerli colla medesima energia con cui hanno finora sostenuto formazioni di sinistra.
LORENZO SCRIVE:«Moreno dice ancora di "escludere che SYRIZA […] diventi il boia incaricato di inchiodare sulla croce il proprio popolo. Non potendo che rifiutare questo macabro ruolo…" Peccato che non ci spieghi cosa gli consenta di escluderlo»Come si evince dai termini dell'accordo capestro l'appuntamento decisivo è stato rinviato ad aprile, quando il governo greco dovrà presentare all'euro-germania la lista definitiva dei provvedimenti per ottenere il via libera definitivo all'esborso dell'ultima rata ( 7,2 Mld) del piano di crediti da 240 Mld.Gli euro-oligarchi hanno sì dato quattro mesi di ossigeno ad Atene, ma si tratta di un sì condizionale. L'esame finale è ad aprile. Dopo essi potranno staccare la spina, e la staccheranno se Atene non passerà l'esame. Le misure annunciate lunedì notte da Atene in cambio dell'ossigeno non risolveranno infatti un fico secco. Berlino lo sa bene, come Tsipras.Aprile è dietro l'angolo. Vedremo se Tsipras accetterà di "fare il boia" o, come ritengo più probabile, si sancirà la rottura e Atene sarà costretta alla rottura ed allo sganciamento.Dove la parola chiave è "costretta". E per due ragioni principali: (1) perché le terapie austeritarie aggravano la malattia ed hanno dimostrato ovunque di aver fatto fallimento;(2) perché se SYRIZA accettasse di fare il "boia del proprio popolo", ciò significherebbe il suo suicidio. E non penso che Tsipras, per quanto "insipiente codardo" e vittima della sua illusione europeista voglia sucicidarsi, esattamente come chiedono la Germania e i suoi vassalli.Moreno Pasquinelli
Che faccia il boia o non lo faccia è ininfluente.Le questioni chiave sono:1) dato per scontato che l'austerità porterà nuovamente Atene sull'orlo di un default ma questa volta senza possibilità di rinvii, come reagirà il popolo greco?Se i cittadini di quel paese faranno sentire la loro voce potrà succedere di tutto altrimenti anche in caso di uscita dall'euro ci si limiterebbe all'opzione di destra e a noi non ci cambia granché2) quali saranno gli sviluppi politici negli altri paesi dell'Unione? Il post di Fassina indica che qualcosa si sta muovendo il che fa ben sperare per le elezioni spagnole e obiettivamente anche per quelle di marzo in Francia dove anche se vince la destra della Le Pen dalla quale ci teniamo tanto a distinguerci per noi sarebbe un esito ottimo.Insistere oggi sull'immediata uscita dall'euro additando Tsipras come un traditore è una stupidaggine. Bisogna assecondare l'evoluzione dell'opinione pubblica che per adesso si ferma al dissenso sempre più netto contro l'austerità.Siccome però l'euro senza austerità è destinato automaticamente a cadere perché non interesserebbe più alle oligarchie a noi basta sostenere i nuovi movimenti che si stanno accodando a Syriza e otterremo comunque il nostro risultato.Non ci conviene assolutamente ripetere in continuazione che vogliamo uscire dall'euro perché spaventeremmo un sacco di gente e ritarderemmo il momento in cui l'opzione dell'uscita diventerà pienamente accettabile per tutti i cittadini.Sarebbe molto più produttivo connotarci come anti liberisti e anti austerità: la gente capirebbe fin da adesso senza troppi patemi d'animo e allo stesso tempo portando avanti queste istanze apparentemente solo intermedie provocheremmo le condizioni per realizzare in pieno il nostro programma di uscita dalla moneta unica.Questo anche perché in ogni caso al momento del voto dovremo sostenere qualcuno e se cominciamo a fare le pulci a tutti perché non sono dei duri e puri finiamo per fare come quelli che danno già del traditore a Tsipras dopo un solo mese che sta al governo lottando da solo contro FMI, BCE, Commissione Europea, Germania, i governi attualmente conservatori di Portogallo e Spagna.Quello che poteva fare lo ha fatto adesso spetta ai popoli che dovranno far sentire la loro pressione democratica alle elezioni degli altri paesi.Se uno ci pensa un attimo non stiamo messi affatto male.
Come avrete compreso io scommetto che la Grecia sarà costretta ad uscire dall'eurozona. Che le misure contenute dal protocollo d'intesa non sono sostenibili e faranno fiasco. Che questo la direzione di SYRIZA lo abbia messo nel conto. Che ha accettato clausole capestro allo scopo di temporeggiare e di ottenere ossigeno vitale.Che la direzione di SYRIZA ha cercato di evitare l'uscita ma che sarà obbligata suo malgrado a gestire. Tempo guadagnato affinché essa sia la meno disastrosa possibile.Se perdo la scommessa non esiterò ad ammettere pubblicamente di essermi sbagliato.Moreno PasquinelliNbNon dimentichiamo che la cupola dirigente di SYRIZA (di provenienza SYNASPISMOS) è europeista, che ha vinto la campagna elettorale affermando che non era per tornare alla dracma, che avrebbe cambiato l'Unione europea.La Germania ha messo Tsipras in una situazione politica terribile:(1) se avesse unilateralmente rotto con l'euro avrebbe smentito la propria strategia; (2) d'altra parte il negoziato ha mostrato che l'Unione non è riformabile, col che la strategia di SYRIZA si è dimostrata del tutto illusoria e impraticabile.
Moreno, qui credo che siamo tutti più o meno d'accordo con l'analisi e le previsioni.Il problema è solo come ottenere il consenso dei cittadini e magari, possibilmente, evitare di finire in mano a gente che spera solo di riciclarsi in qualche modo dopo aver contribuito al disastro (vedi la presenza della CGIL ne "L'altra Europa"…).Allora se crediamo che si arriverà certamente all'abbandono della moneta unica sarebbe una buona idea quella di trovarci in quel momento nella posizione di poter avere voce in capitolo. Per questo se uno si pone in maniera intransigente fin da adesso, mentre sta appena nascendo una coscienza del problema nei cittadini, rischia di confinarsi nella nicchia dell'estremista al quale nessuno dà retta nonostante abbia ragione.Il nostro obiettivo rimane massimalista ma per ottenerlo ci conviene dichiarare uno scopo più modesto tanto al redde rationem ci arriveremo per forza di cose.Pensiamoci su.
Caro Zmard'accodo sulla sostanza.E' esattamente ciò che stiamo discutendo coi nostri in Grecia, che hanno una certa influenza e che possono avare un ruolo anche nelle dinamiche interne a SYRIZA.Moreno PasquinelliNbLe dinamiche interne a SYRIZA….QUi sta un punto molto delicato. Se le nostre previsioni sono corrette, cioè che la rottura è nell'ordine delle cose, questa potrebbe riverberarsi in maniera pesante dentro SYRIZA, fino alla scissione. Una scissione che sia gli oligarchi greci che gli eurocrati stanno già fomentando.
Chiedo alla redazione,come sono i rapporti tra l'estrema sinistra no-euro greca e quella interna a Syriza? E' possibile pensare che facciano fronte comune? E il KKE? Sicuro che resterà chiuso nel suo recinto settario?
I rapporti tra ANTARSYA-MARS (l'estrema sinistra greca no-euro) e la "Piattaforma di sinistra", ovvero i no-euro dentro SYRIZA sono, come dire cordiali. Siamo fiduciosi che possa avviarsi d'ora in avanti una stretta e fattiva collaborazione.Per quanto concerne il KKE, nessuno in Grecia nutre speranze che possa uscire dal ghetto in cui si è rinchiuso. Il KKE respinge per principio ogni pratica di fronte unito con chicchessia.
Ciò che è accaduto con l'Europa era ampiamente prevedibile e deriva dalle condizioni strutturali non da contingenze : se un Paese non ha sovranità di bilancio e monetaria o stai patti per quanto infami o deleteri o si riprende la propria autonomia. Al di là delle tattiche se si va al tavolo rinunciando a priori a porre la questione della sovranità democratica, il risultato non potrà che essere questo.