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LA MOSSA DELLA BCE: SE LA NOTIZA FOSSE ESATTA di Leonardo Mazzei

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[ 7 luglio ]

La Bce impone il “congelamento” del 27% dei depositi delle banche greche
Mario Draghi tira la volata alla linea euro-tedesca: o Tsipras capitola, o la Grecia è fuori dall’euro.

«Una democrazia non vale più delle altre» ha detto l’ineffabile Juncker. 

Tranquilli, non si riferiva alla Germania, che notoriamente non pretende di contare più degli altri… Il lussemburghese ha così dato la linea per l’Eurogruppo di oggi: nessuna concessione alla Grecia, e se accade l’irreparabile la colpa sarà tutta di Atene.

Ma prima di Juncker è stata la Bce a stringere ancora un po’ il cappio sul collo della Grecia. Ieri sera, riunito in teleconferenza, il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di non concedere altra liquidità alle banche elleniche. Banche che anche oggi, contrariamente alle promesse un po’ avventate del governo, restano ovviamente chiuse.

Ma c’è di peggio. Non solo il tetto del programma Ela (Emergency liquidity assistance) non è stato innalzato, come chiedeva Atene, ma il mantenimento agli attuali livelli è stato vincolato a nuove garanzie. Il valore del collaterale che le banche mettono a garanzia per ottenere liquidità —normalmente si tratta di titoli greci— è stato pesantemente svalutato. Di quanto è top secret (Barclays ipotizza un taglio del 60%), ma è chiaro come la Bce consideri ormai i titoli greci al livello di spazzatura. 

Siamo evidentemente al puro strozzinaggio. Altro che aiuti alla Grecia! Così funziona la Bce, come una qualsiasi banca privata. Il tutto perfettamente in linea con i dettami del sistema euro. E pensare che ci sono degli idioti che parlano e scrivono degli interventi di Draghi come se fossero dei regali a fondo perduto. Ma lasciamo perdere queste stupidaggini e torniamo a bomba.

La domanda che si impone è questa: se il valore del collaterale è stato pesantemente svalutato, da dove arrivano le nuove garanzie? Qui il segreto è quasi tombale, ma è evidente che ci sono. L’unico giornale italiano che ne parla esplicitamente stamattina è la Repubblica. Leggiamo:

«Il consiglio direttivo della Bce ha confermato la liquidità (Ela) per le banche greche, bloccandola a 89 miliardi di euro, a fronte però di maggiori garanzie. Di fatto viene congelato il 27% di tutti i depositi delle banche greche, con il rischio che possano essere i correntisti a farne le spese» (sottolineatura nostra).


E’ esatta questa notizia? Non lo sappiamo, ma di certo è altamente probabile che sia così, altrimenti non si capirebbe cosa andrebbe a compensare l’haircut applicato al collaterale messo precedentemente a garanzia. Varufakis ha fatto bene, domenica mattina, a denunciare il terrorismo del Financial Times che parlava di prelievi sui conti bancari oltre gli 8mila euro, ma evidentemente qualcosa stava già bollendo in pentola.

Certo, le prossime ore potrebbero essere decisive, ma una domanda si impone comunque: è stato saggio, da parte del governo Tsipras, arrivare a questo punto? Non sarebbe stato meglio svincolarsi dalla Bce emettendo da subito una qualche forma  di moneta parallela, sia pure ancora denominata in euro? A noi la risposta sembra chiara, anche perché il tempo non gioca mai a favore delle vittime dell’usura. Gioca sempre a favore degli strozzini. E quando la decisione di liberarsene arriverà, con una decisione politica forte e chiara, non sarà mai troppo presto.

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